L’orizzonte 2030 di Fincantieri: utile a 500 milioni e più 40% di ricavi

Il nuovo piano industriale stima margini in aumento del 90%. Focus su difesa e subacquea. Folgiero: «Capaci di evolvere»

Giorgia Pacino

Margini in crescita del 90%, utile netto da mezzo miliardo di euro, più 40% di ricavi e oltre 50 miliardi di nuovi ordini attesi. Vanno davvero fast forward, avanti veloce, i piani di Fincantieri, che per il 2030 punta a un’accelerazione senza precedenti del business con il raddoppio della capacità produttiva nei cantieri italiani della Difesa, un incremento della produttività nei segmenti civili e un potenziamento della subacquea.

F4 Fast forward further future è, appunto, il nome del Piano industriale 2026-2030 approvato ieri dal cda. Un «manifesto industriale», lo ha definito l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, «che nasce da una visione strategica del futuro, in un momento in cui la nostra industria sta attraversando un macro-trend positivo, sia nel settore civile che in quello militare».

Nel dettaglio, il Piano prevede una crescita significativa dei ricavi: nell’ultimo bilancio depositato, relativo al 2024, superavano di poco gli 8 miliardi e nella guidance 2025 sono attesi a quota 9 miliardi. L’obiettivo è portarli a 11 miliardi nel 2028, con Ebitda margin all’8,5%, per raggiungere quota 12,5 miliardi nel 2030, con un margine operativo lordo del 10%. L’Ebitda (509 milioni nel 2024) è atteso in crescita a 930 milioni nel 2028, per poi toccare 1,2 miliardi nel 2030. L’utile netto è visto in progressiva espansione: dai 27 milioni del 2024 – primo anno di ritorno all’utile dopo cinque anni di rosso – ai 220 milioni attesi nel 2028, fino ai 500 milioni previsti per la fine del Piano industriale.

Tra il 2026 e il 2030 il gruppo prevede un’ulteriore riduzione della leva finanziaria: il rapporto tra posizione finanziaria netta (Pfn) ed Ebitda è atteso scendere dal 3,3 del 2024 all’1,7 previsto nel 2028, fino a toccare l’1 nel 2030.

«Con questo Piano, entriamo in una nuova fase di crescita», ha spiegato ancora Folgiero, delineando i prossimi passi. «Rafforziamo la capacità produttiva, aumentiamo la competitività e manteniamo il focus sul nostro core business e sull’efficienza operativa».

Lo shipbuilding si conferma solido motore del gruppo, con oltre 50 miliardi di euro di nuovi ordini attesi. Nel settore delle navi da crociera, Fincantieri può vantare 34 navi in portafoglio e consegne previste fino al 2036. Sono previste azioni mirate per incrementare l’efficienza dei cantieri, rafforzare la filiera e ottimizzare i costi, compresa lo spostamento di parte del carico di lavoro nel cantiere di Tulcea in Romania.

La vera scommessa riguarda, però, la Difesa: in un settore in cui il budget globale, secondo le stime del gruppo, sfiorerà i tremila miliardi di dollari, il colosso triestino ha individuato opportunità commerciali per oltre 56 miliardi di euro da qui al 2028. Di questi, circa 23 miliardi hanno una probabilità medio-alta di successo. Ecco perché Fincantieri punta a raddoppiare la capacità produttiva nei cantieri dedicati a questo segmento, per ridurre i tempi di consegna e aumentare il numero di unità realizzabili. La domanda per navi militari si tradurrà in ordini già a partire dal 2026, per le principali Marine militari del mondo. In primis Stati Uniti, Sud Est asiatico e Medio Oriente.

Sul fronte Offshore e navi speciali, nel prossimo triennio Fincantieri stima di poter accedere a un mercato di circa 130-140 unità di nuova costruzione. Grazie allo sviluppo di un nuovo polo produttivo in Vietnam, all’incremento della capacità produttiva in Romania e a una specializzazione dei cantieri norvegesi nei segmenti Naval e Repair, si punta a espandere l’attività della controllata Vard su più mercati.

C’è poi il capitolo Underwater. Per il nuovo segmento, avviato a maggio 2025, si prevede un sostanziale raddoppio del mercato di riferimento, che passerà da 22 miliardi a 43 miliardi di euro. Sul punto Fincantieri è pronta a dire la propria, sia in ambito difesa sia in ambito civile. Un driver di sviluppo è individuato poi nelle tecnologie dual-use, come i droni subacquei Deep, sperimentati per la prima volta a fine ottobre a La Spezia.

Resta il focus su tecnologia e transizione energetica, con l’attesa finalizzazione dell’infrastruttura digitale Fincantieri Digital Ecosystem e l’impegno verso soluzioni sempre più sostenibili, dall’idrogeno all’ambizione del nucleare. «Questo Piano non è solo una risposta alla crescente domanda globale, ma l’espressione di una strategia che mette al centro la capacità di evolvere, integrare talenti e tecnologie, rafforzare la filiera e ampliare i confini dell’industria navale – ha concluso Folgiero – consapevoli che il valore di Fincantieri si misura nella solidità dei risultati, nella crescita delle competenze e nella capacità di generare impatto industriale e occupazionale per il Paese».

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