Liverpool adotta i bidoncini di Mattiussi. «Per trasportarli servono 100 autotreni»

L’azienda di Udine vende in tutto il mondo i suoi sistemi per la raccolta differenziata, che produce ad Ampezzo

Riccardo De Toma

Sono prodotti interamente da plastica riciclata, made in Friuli al 100% e vengono esportati in 40 Paesi, non soltanto in Europa, ma anche nelle Americhe, dagli Stati o Uniti al Cile, e in Oceania. Sono i bidoncini per la differenziata realizzati da Mattiussi Ecologia, azienda udinese di soli quaranta dipendenti che si è imposta come una piccola multinazionale nel campo dei servizi per la raccolta rifiuti e l’economia circolare.

Quartier generale nella Ziu (Zona industriale udinese), il gruppo produce i suoi contenitori ad Ampezzo, dove ha sede la sua controllata Mepla. È lì, nell’alta Carnia, che nascono i contenitori per il porta a porta di città vicine come Udine o Pordenone e di altre centinaia di comuni italiani, per un bacino d’utenza che secondo le stime di Valter Mattiussi, fondatore (nel 1983), proprietario e amministratore delegato, conta circa dieci milioni di famiglie tra l’Italia e l’estero, dove Mattiussi Ecologia realizza circa un terzo del suo fatturato, grazie anche alle controllate attive nel Regno Unito e in Portogallo.

E proprio dall’estero arriva la novità più importante del 2025, una nuova super commessa che abbraccia l’intera contea di Liverpool, ultima conquista della filiale britannica, che porterà da sola un incremento del volume d’affari stimato tra il 20 e il 25% a fine anno: «Una fornitura di bidoncini per la raccolta dell’umido da consegnare entro marzo 2026: serviranno 100 autotreni che raggiungeranno Liverpool con una spedizione intermodale», rivela Mattiussi.

La fiche che il gruppo sta giocando sui mercati esteri non è soltanto quella di 42 anni di esperienza nel settore, «ma anche il valore aggiunto del modello italiano, che sulla differenziata è all’avanguardia in Europa e viene copiato, in particolare nel porta a porta, che consente di raggiungere livelli di riciclata superiori all’80%», spiega ancora l’amministratore delegato.

Di suo Mattiussi Ecologia ci ha messo gli investimenti in innovazione, l’attenzione alle soluzioni tecniche (contenitori impilabili, attacchi per la raccolta meccanizzata, sistemi anti-randagismo), al design, allo studio di soluzioni pensate su misura anche per i diversi contesti di raccolta. A spingere sui fatturati anche la crescita della differenziata e per i temi dell’economia circolare.

«La sensibilità e la consapevolezza sempre più diffusa su questi temi sono una spinta alla crescita e anche all’innovazione, oltre che a creare contenitori capaci di differenziarsi anche per l’estetica. È grazie a tutto questo che in questi anni siamo sempre cresciuti e non ci siamo mai fermati, nemmeno nel pieno del Covid, sull’onda di una domanda che oggi non è legata soltanto agli appalti dal pubblico, ma anche nel privato, perché è in continua espansione il numero di aziende, centri commerciali, uffici e grandi comunità che chiedono soluzioni per la gestione autonoma della raccolta differenziata».

Se il core business resta quello dei bidoncini domestici per il porta a porta, le sfide sono anche altre. «Il futuro è un sistema misto, un sistema integrato che non può essere basato una soluzione unica per tutte le realtà. Dove il porta a porta è meno praticabile, bisogna puntare su contenitori a conferimento volontario non impattanti sui contesti urbani, penso in particolare ai centri storici, per le aree più remote a cassonetti con sistemi di rilevamento con verifica da remoto, per ottimizzare i giri di raccolta», continua Mattiussi.

«Queste risposte sono necessarie anche per far fronte alla scarsità di manodopera con cui deve fare i conti il sistema porta a porta. La sfida è integrare le utenze a seconda della località, della tipologia di raccolta, della popolazione residente, delle caratteristiche del tessuto economico e produttivo, puntando a ottimizzare non soltanto i costi, ma anche la qualità del riciclo e i suoi proventi. Da qui i nostri investimenti anche sui sistemi di raccolta di rifiuti, che sono nocivi se dispersi nell’ambiente o gettati nel residuo secco, ma al tempo stesso hanno grande potenzialità di riciclo come i Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ndr), le pile esauste o le stesse sigarette elettroniche, che possono diventare materie prime molto pregiate se vengono correttamente conferite e recuperate».

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