L’eredità di Sette a Cervignano: «Interporto sano e bilancio in attivo»
«I timori legati a una possibile egemonia di Trieste sono stati smentiti dai fatti»

Lanfranco Sette si appresta a salutare l’Interporto di Cervignano lasciando in eredità «una realtà sana e con il bilancio in attivo». Era arrivato a guidarlo 2018, quando al termine della prima vittoria elettorale di Massimiliano Fedriga quella Partecipata regionale era andata a Fratelli d’Italia, all’epoca partito minore della coalizione.
E al vertice dell’Interporto è restato per due mandati, mantenendo la presidenza anche dopo l’elezione a sindaco di Latisana, quando sembrava che dovesse lasciare. Non è stato così. Sette è rimasto al suo posto fino alla fine dell’incarico e, adesso, si appresta a passare la mano. A chi? Nel risiko delle Partecipate questa volta l’Interporto è finito in mano alla Lega che ha già scelto per quella casella Erika Furlani, ex sindaco di Campoformido non riconfermata alle elezioni di giugno. «Sento veramente la necessità di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito in ogni modo a far crescere l’Interporto – spiega Sette –. A chiusura del mio incarico ritengo doveroso dichiarare pubblicamente di aver ricevuto soltanto azioni di supporto all’amministrazione della società e mai condizionamenti, oppure ostilità, da parte di nessuno. È giusto sottolinearlo, anche per lanciare un segnale positivo sulle realtà economico sociali, anche a valenza pubblica, del Friuli Venezia Giulia».
Ringraziamenti a parte, per Sette questa diventa anche l’occasione di riavvolgere i nastri della memoria fino al suo insediamento e di tracciare una sintesi dell’operato di questi sei anni. «Quando siamo entrati in carica la prima volta – ricorda – eravamo un po’ in difficoltà perchè i ricavi si attestavano tra il milione 200 mila e il milione 300 mila euro. Il che, ovviamente, si riverberava anche sul bilancio che perdeva circa 160 mila euro. L’attività dell’Interporto all’epoca era concentrata su altro, ma adesso la situazione è decisamente cambiata, come certificano i numeri». Basti pensare, ad esempio, che a fine aprile Cervignano ha approvato il bilancio 2023 con un utile record di 633 mila euro ante imposte, equivalente a un risultato netto di 455 mila euro (+41% sul 2022) e un valore della produzione salito a 5 milioni 430 mila.
Il tutto anche grazie alla sinergia con Trieste – il cui Interporto ha ottenuto nel 2019 le “vecchie” quote possedute in precedenza da Friulia salendo al 90% dell’azionariato – che in maniera diretta o meno ha prodotto una crescita notevole dei traffici con una movimentazione nei due terminal intermodali di quasi 1.300 treni e un aumento nel 2023 a doppia cifra per entrambi. «Se i timori all’epoca potevamo essere legati a un possibile ruolo egemone di Trieste – continua Sette – direi che sono stati smentiti come evidenziato sia dai dati di bilancio sia dal fatto che l’imprenditoria friulana è rimasta un punto di riferimento primario per l’Interporto».
Il tutto, senza dimenticare la riorganizzazione dell’ente. «Un lavoro cominciato nel 2018 e condiviso dai soci – racconta il presidente uscente –. Soprattutto nell’ultimo triennio abbiamo completato l’opera di rinnovo, ampliamento e modernizzazione delle strutture interportuali che ha consentito di allargare lo spettro dei servizi offerti e di ottimizzare le performance della società. L’insieme di queste attività ci ha consentito di quintuplicare i ricavi rendendo Cervignano una realtà altamente profittevole e, allo stesso tempo, ci ha permesso di creare le condizioni affinché la struttura interportuale acquisisse un ruolo sinergico e complementare all’interno del sistema logistico regionale».
La chiosa finale, per Sette, riguarda l’aspetto che, al di là dei dati di bilancio, lo rende maggiormente orgoglioso. «Abbiamo puntato con forza su due temi – conclude il sindaco di Latisana –: la sicurezza sul lavoro, in ogni ambito dell’attività, e la modernizzazione delle strutture. Alla base, tuttavia, c’è sempre stata la consapevolezza che la vocazione di una realtà come la nostra deve essere di tipo etico. Senza puntare, cioè, al profitto immediato, ma mettendo in campo una strategia che abbia come obiettivo il conseguimento di un’attività davvero utile per il tessuto infrastrutturale locale». —
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