«Le nostre giostre a Kharkiv e Jenin la voglia di vivere va oltre la guerra»
Vittorio Frison, titolare della Visa International di Montagnana, racconta gli ordini che anche negli ultimi tempi arrivano da Ucraina, Palestina e Israele

Nonostante il dolore e la devastazione che affliggono le popolazioni in guerra, la voglia di vivere e di superare le difficoltà si manifesta in tutta la sua forza. Di questa volontà estrema ne sono espressione concreta gli ordini effettuati, anche in queste ultime settimane, da Ucraina, Palestina e Israele all’azienda Visa International di Montagnana, nella Bassa Padovana, specializzata nella realizzazione di giostre per parchi divertimento.
A toccare con mano la spinta a reagire di questi popoli è Vittorio Frison, amministratore delegato di Visa International che, in parte, interpreta questa vivacità come un modo per evadere dalla drammatica quotidianità in cui sono immerse le persone che vivono nelle zone teatro di guerra. «La speranza è che queste giostre possano aiutare a mitigare le ostilità tra i popoli – dice Frison -. Nonostante la guerra, continuiamo a consegnarle sia ai palestinesi che agli israeliani e lo stesso accade con gli ucraini. Può essere che le giostre siano un mezzo attraverso cui esorcizzare ciò che sta accadendo in quei luoghi e guardare al futuro con maggiore fiducia e con un sorriso».
L’azienda è nata nel 1958 grazie all’intraprendenza del cugino di Frison che, iniziando a lavorare a seguito di una specifica richiesta da parte di un cliente, ha poi proseguito nel cammino indirizzando l’attività verso la costruzione di giostre, un prodotto di nicchia che viene realizzato in modo artigianale. Come politica aziendale Frison predilige la costruzione di giostre medio-piccole, con investimenti e tempi di realizzazione minori e ordini in arrivo da tutto il mondo. «Abbiamo sempre avuto una situazione finanziaria solida tanto che non ci appoggiamo a linee di credito e riusciamo a stare in piedi in modo totalmente autonomo, senza usufruire di finanziamenti o mutui bancari – prosegue l’imprenditore -. Ho tre figli che mi seguono nell’attività, una cosa non scontata in questo momento e per le generazioni con cui ci confrontiamo».
Incredibile a dirsi ma il settore delle giostre non sta accusando i colpi di ciò che sta avvenendo nel mondo in questo periodo, caratterizzato da guerre e tensioni in diverse parti del pianeta. Un dato difficile da analizzare, questo, visto che il comparto delle giostre non è andato in crisi nemmeno durante l’epidemia del Covid-19. «Veneto ed Emilia Romagna sono le due regioni protagoniste della produzione di giostre a livello nazionale con un mercato prevalentemente estero. Al momento abbiamo ordini fino al 2027. Esportiamo un po’ in tutto il mondo e tocchiamo tutti i continenti».
Visa International, unitamente alla consociata Sbf, conta circa 200 dipendenti e un indotto molto importante per l’economia locale, tutti impegnati nel portare avanti la produzione. Le sue macchine dedicate al divertimento sono arrivate recentemente a Kharkiv, in Ucraina, una delle città più tormentate: «Ci hanno inviato un ordine a inizio luglio – racconta Frison -. Una cosa apparentemente inspiegabile, eppure per certi versi naturale. Forse queste popolazioni, che desiderano fortemente tornare alla normalità, cercano di condurre la propria vita e concedersi un po’ di svago, più importante che mai in una situazione di così grande tensione».
Per ciò che riguarda la Palestina, gli ordinativi sono arrivati da Nablus, Gerico e Jenin. Ma le richieste di giostre provengono anche da Tel Aviv e Yarka, che altresì non intendono rinunciare alla sfida con le avversità: «Il fatto che facciano questi ordini significa che hanno fiducia nel futuro – commenta Frison -. Sono puntualissimi nei pagamenti, ed estremamente professionali. Le giostre che spediamo vengono esaminate dall’ente di controllo israeliano, che è molto severo e ci tiene a salvaguardare anche la sicurezza dei palestinesi. È davvero strabiliante vedere come, nell’ambito lavorativo, professionisti palestinesi e israeliani collaborino tra loro in modo costruttivo, quando nei loro Paesi la distruzione è, purtroppo, ancora all’ordine del giorno».
Giusto due settimane fa trascorsa, Vittorio Frison ha concluso due nuovi ordini con clienti israeliani: «Non hanno alcuna intenzione di interrompere il ritmo della quotidianità, della fiducia e della speranza nel futuro, per cui noi ci sentiamo un po’ ambasciatori di pace». —
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