Prezzo del latte in caduta libera: sopravvivenza delle stalle a rischio

Confagricoltura lancia l’allarme per il settore: «In tre mesi si è passati da 69 a 53 euro all’ettolitro». Un tonfo riconducibile principalmente a un eccesso di produzione, unito a una fase di rallentamento dei consumi

Paola Dall’anese
Un allevamento di mucche
Un allevamento di mucche

Crolla il prezzo del latte: a rischio la sopravvivenza delle stalle. Cresce la preoccupazione tra gli allevatori veneti anche in considerazione dei tagli decisi dall’Unione Europea al settore.

I prezzi del latte spot, cioè quello sfuso in cisterna, sono in discesa vertiginosa: secondo i dati Ismea, da agosto a ottobre sono scesi da 69 euro a 53 euro a ettolitro, e stanno ancora calando. Un tonfo riconducibile principalmente a un eccesso di produzione su scala europea e internazionale, unito a una fase di rallentamento dei consumi. «La situazione non ci fa dormire sonni tranquilli», sottolinea Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno.

«È vero che nel Bellunese vantiamo una realtà come Lattebusche, cooperativa che valorizza il latte del territorio, garantendo una remunerazione superiore a quella di altri territori. Ma il surplus di latte di questo periodo è inusuale, così come questo calo repentino delle quotazioni. Se da un lato abbiamo un concentramento sempre più alto in pianura di grandi stalle (vedi Lombardia), con produzioni in aumento, dall’altro c’è l’industria che approfitta per abbassare i prezzi del latte spot e ridimensionare anche i contratti in essere che scadranno a febbraio».

Per il presidente di Confagricoltura Belluno una cosa è certa: «Tornare a 40 euro a ettolitro, come anni fa, significherebbe mettere una pietra tombale sul settore. I costi sono aumentati – dalle attrezzature zootecniche alle spese per l’energia –, e le aziende hanno compiuto importanti investimenti per adeguarsi alle normative sul benessere animale. Se la remunerazione del latte non è adeguata, è impossibile rientrare dall’esposizione e far quadrare i bilanci». E ciò comporterebbe la morte per un settore che sta già soffrendo molto per il mancato ricambio generazionale.

Secondo i dati Ismea le consegne di latte, in Italia, sono aumentate del 2,6%, con crescite particolarmente rilevanti nelle principali aree a vocazione lattiera: + 3,4% in Lombardia, + 3,8% in Emilia-Romagna, + 4,2% in Veneto. Dinamiche analoghe si registrano all’estero in Germania, Belgio e Francia, così come in Nuova Zelanda e negli Stati Uniti.

Anche i formaggi Dop, pur mantenendo una maggiore stabilità, iniziano a mostrare lievi segnali di flessione. «Il formaggio Grana Padano sta vivendo un surplus di produzione, con conseguente calo del prezzo», rimarca Donazzolo. «Speriamo che, complici le festività natalizie, i consumi aumentino e quindi questo surplus venga riassorbito.

Questo perché gli industriali stanno già mettendo le mani avanti, dato che hanno dichiarato come il calo delle vendite dell’ultimo periodo renda difficile mantenere il ritiro di tutto il latte spot per il primo trimestre 2026. Dinamiche su cui Confagricoltura sta ponendo la massima attenzione: stiamo lavorando ad ogni livello per tutelare il reddito dei nostri produttori e difendere un comparto. La zootecnia è fondamentale per la nostra montagna, sia per il tessuto economico, sia per il territorio, che viene curato e presidiato».

E qualche giorno fa si è tenuto a Roma proprio il tavolo del latte al Ministero dell’agricoltura, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida. E in quella occasione Confagricoltura ha proposto di evitare, da parte delle stalle, il superamento delle produzioni del 2025, chiedendo la tutela piena degli allevatori, senza riduzioni di prezzo, con aiuti al contenimento dei costi energetici, distribuzione agli indigenti di prodotti lattiero-caseari, azioni pubblicitarie per promuovere i consumi del latte e derivati, valorizzazione della filiera nazionale basata sui formaggi dop e di qualità.

E Donazzolo non esclude che, per mettere al riparo le aziende zootecniche da queste altalene imprevedibili della produzione e del prezzo, una soluzione possa essere il ritorno alle famigerate quote latte «ma in questo caso dovrà essere l’Unione europea ad intervenire. Anche se la stessa Ue sta tagliando i fondi per il comparto e questo ci mette in grave difficoltà. Per questo come agricoltori saremo a Bruxelles il 18 dicembre per protestare contro questa politica europea». 

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