L’assemblea di Confindustria Vicenza: «Il nuovo governo porti le imprese al centro. Senza di noi salta in aria l’intero Paese»

I tempi del «mio programma è il vostro programma» di sapore berlusconiano sono lontani. Lontanissimi. Un’era geologica fa. Ma non solo perché quell’epoca politica e pure confindustriale non esistono più. Ma perché l’agenda delle imprese di oggi era quella rappresentata da chi, alcuni dei partiti che oggi corrono (e per giunta in una coalizione data per favorita), hanno fatto fuori. E difatti uno dei protagonisti dell’assemblea di Confindustria Vicenza, oltre a loro stesse ben inteso, è proprio il premier uscente Mario Draghi, il lavoro che aveva iniziato. Il solo nominarlo della presidente degli industriali vicentini Laura Dalla Vecchia, durante la sua relazione, fa scattare ripetuti applausi.
due mondi distanti
Il mondo dell’industria nella assise più frequentata di sempre, in una delle territoriali più forti del sistema dell’Aquilotto (il presidente Andrea Bonomi assente all’ultimo per motivi familiari), mostra quanto ampia sia la distanza con il palazzo della politica.
«Questa platea si attende molto da chi parlerà - attacca Dalla Vecchia all’inizio della sua relazione -. Ma noi non vediamo una presa di coscienza, l’impresa non è considerata, come dovrebbe, il vero motore di sviluppo. Per questo siamo preoccupati».
E ancora: «Sorridiamo quando ci annunciano che il sacrificio sarà abbassare i termosifoni a 19». Ma non è questo che terrorizza le imprese, afferma Dalla Vecchia, «ci fa paura aver rinunciato al nostro uomo migliore (applauso). Ci spaventa che al centro del dibattito politico non ci sia il tema della competitività, il danno irreversibile della chiusura di una azienda. Rischia tutto il paese, servizi sanità, scuola persino la politica. Senza imprese salta tutto per aria».
La ricchezza ripete la leader, «per essere distribuita deve prima essere creata. Prima. È imbarazzante ribadire un concetto così banale». I rincari dell’energia erano un problema prima della guerra, sottolinea. «Nessuno ci ha ascoltato. Ci troviamo nell’impossibilità di crescere per ragioni che non dipendono da noi. È diventato impossibile crescere in questa nazione. Noi imprese quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. È il sistema paese che non regge la nostra velocità». E nonostante questo, dice, «vorrei ringraziare Mario Draghi. La sua statura istituzionale anche a pochi giorni dal famoso non voto – dice Dalla Vecchia - ha fatto in modo di migliorare la dipendenza dalla Russia dal 40 al 20 per cento, se la smettessero di mettersi di traverso i no a tutto con i rigassificatori in due anni saremmo indipendenti».
GLI UMORI
Ma quel è stato l’umore della platea? Carlo Calenda è stato bravo, molto applaudito, ha dimostrato di tenere gli argomenti economici cari alle imprese. Adolfo Urso (in sostituzione di Giorgia Meloni assente) non ha scaldato i cuori. Enrico Letta ha strappato qualche applauso, anche caloroso.
Se questa è la formazione degli interventi, in platea l’attenzione non è tanto a chi governerà dopo il 25 settembre, ma a come. Massimo Calearo, ex numero uno di Confindustria Vicenza e di Federmeccanica, a capo della Calearo Antenne è uno dei pochi che si spinge a pronostici: «Sicuramente prevedo che ci sarà un forte indirizzo verso Fratelli d’Italia con riduzione su Lega e Forza Italia. E Calenda che viene dal nostro mondo porterà via voti penso sia a Forza Italia che al Pd».
Giampietro Benedetti, leader degli industriali del Fvg e a capo del Gruppo Danieli, sottolinea come ci sia una parte politica che parla il registro delle imprese: «Forse un 70 per cento della nostra lingua» dice. Anche se, aggiunge, «come credo che dobbiamo rinnovarci noi come imprese, deve rinnovarsi anche la politica nel modo di pensare, dovrebbero tener conto che per parlare di welfare, prima di distribuire bisogna fare».
L’agenda del nuovo governo dovrà diventare l’agenda delle imprese? «Più o meno sì, non vedo altri modi – dice Benedetti -. Usciamo da trenta, quarant’anni tormentati dove l’intraprendere non è stato visto in maniera friendly. Il manifatturiero è la forza del paese e forse di questo se ne renderanno conto molto meglio che nel passato».
programmi
L’agenda Draghi “era ed è un’agenda concordata con l’Europa. La sua competenza nel gestire il quadro di un bilancio era più che qualificato sia per la fiducia che per la sua competenza. È caduto, ma questa agenda va portata a termine e mi auguro che il governo che verrà abbia questa competenza” conclude. Va giù sul pratico il leader degli industriali veneti Enrico Carraro, «I programmi elettorali sono concentrati sulla contingenza, materie prime e costi energetici, manca una visione: noi eleggiamo i nostri rappresentati per cinque anni”. Chi arriva “avrà un onore grandissimo di portare in sicurezza il paese. La madre di tutte le cose rimane il price cap e lì si vede la mancanza di una leadership». Come a dire l’addio di Draghi fa ancora male. «Io penso che chiunque vincerà, dovrà essere in grado di guardare fuori dal suo recinto e chiamare anche competenze tecniche perché abbiamo bisogno di guide politiche ma anche di chi è capace». La prima cosa sarà l’energia, «speriamo che ci sia la condizione dalle urne di fare il prima possibile un governo stabile».
«Esiste il rischio che chi arriva al governo non abbia le competenze, ci vuole un patto d’onore con i cittadini, quello che si dice si fa» gli fa eco Vicenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia. «Che sia un governo di destra di sinistra quelle che c’è quello che chiediamo è che facciano subito» sentenzia Barbara Beltrame, vicepresidente di Confindustria nazionale. «Certe imprese stanno chiudendo e non sanno più come andare avanti, io come vicepresidente di Confindustria non posso dire se c’è un interlocutore per le imprese, il mio auspicio è che ce ne sia uno, bravo, veloce e che faccia le cose per le imprese». Il presidente di Assindustria Venetocentro sintetizza «Io sto a vedere i fatti, la mia speranza è che, chiunque vada su, possa dare urgentemente una visione chiara di politica industriale e di politica energetica, che è quello di cui abbiamo bisogno». Con una postilla: «I nostri temi stanno nei 18 punti che Confindustria ha presentato. Spero che vengano seguiti».
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