L’altoatesina Loacker rilancia il brand e per i suoi wafer punta tutto su una svolta all’insegna della sostenibilità
L’azienda altoatesina ha presentato la nuova campagna “Più che buono” con la quale ha deciso di imprimere una svolta verde a tutte le attività di produzione dei famosi wafer: dall’approvvigionamento delle materie prime fino all’imballaggio

BOLZANO. Materie prime di qualità controllata, nuove ricette segrete, un trasporto sostenibile e una produzione green. Sono questi alcuni paletti sulla quale si basa il rilancio di uno dei brand più famosi al mondo: Loacker. L’azienda regina dei wafer – con casa in Alto Adige, ad Auna di Sotto, Bolzano - ha deciso di contribuire alla causa ambientale lanciando una nuova campagna “Più che buono”, un motto che si propone un rilancio del marchio a 360 gradi e che non si limita solo alla realizzazione di nuove ricette, ma che tiene conto anche di tutti gli aspetti legati al campo della sostenibilità. Una svolta dal forte impatto verde necessaria per adattarsi ai cambiamenti del mercato e per rispondere alle sempre nuove esigenze dei consumatori. «Per noi è un orgoglio poter dire di fare ed essere un’impresa sostenibile. Lo facciamo per andare incontro alle future generazioni e per offrire prodotti unici e di qualità ai nostri clienti”, spiega Andreas Loacker, vicepresidente del consiglio d’amministrazione e responsabile della ricerca e sviluppo dell’azienda.

Il nonno Alfons
Una storia, quella di Loacker, iniziata nel lontano 1925 e che l’ha portata ad essere conosciuta in tutto il mondo per le sue specialità di wafer e cioccolato. Piccoli gioielli dal gusto inconfondibile che videro la luce dalle sapienti mani del nonno Alfons, il quale decise di aprire una piccola pasticceria nel cuore di Bolzano. Oggi invece quei dolci vengono prodotti in due grandi stabilimenti: uno ad Auna di Sotto vicino al Renon e l’altro a Heinfels nel Tirolo dell’Est. Un legame stretto con il territorio di montano che si rispecchia già nel nuovo logo: il massiccio dello Sciliar in primo piano reso elemento visivo essenziale assieme all’inconfondibile scritta.«Questo è il primo cambiamento di design dal 1994, che vede un nuovo e uniforme linguaggio del marchio sulla confezione che da una parte sottolinea il brand e, dall’altra enfatizza l’unicità di ogni singolo prodotto», spiega Andreas Loacker.
Una nuova ricetta segreta e materie prime controllate
Ma prima ancora dell’impatto visivo del marchio sul cliente, è importante sviluppare un prodotto riconoscibile e che racchiuda tutti i valori aziendali. Loacker ha deciso di virare verso una modifica delle sue ricette classiche, andando a diminuire la percentuale di zucchero e aumentando le quantità di ingredienti provenienti da diversi paesi in cui sta portando avanti progetti nobili ed etici.

«La nostra vaniglia proviene dal Madagascar mentre la cioccolata dall’Ecuador e dalla Costa D’Avorio. Le nocciole invece sono 100% italiane grazie ai nostri ettari di terreno in Toscana e i diversi contratti di filiera sottoscritti in Veneto, Umbria e Marche», racconta Wanda Hager, responsabile del dipartimento agricolo di Loacker.

«In quei paesi – continua Wanda Hager – abbiamo attivato progetti di cooperazione per cui riusciamo da una parte ad assicurarci i migliori approvvigionamenti tenendo sotto controllo la qualità e la filiera di arrivo del prodotto, e dall’altra proteggiamo l’ambiente e assicuriamo alle famiglie di agricoltori delle regioni in via di sviluppo una vita migliore e una condizione economica più solida».

A settembre 2021 Loacker inizierà a produrre inoltre la cioccolata in sede, lavorandola internamente, grazie all’ausilio di materie prime certificate e il latte prodotto dallo stabilimento di Dolomites Milk a Bressanone, dove il latte e il siero dei caseifici altoatesini vengono essiccati direttamente, preparandoli per la successiva trasformazione in prodotti Loacker. Un altro modo per controllare la filiera e garantirne la massima qualità. Per quanto riguarda la vaniglia invece, Loacker utilizza soltanto la varietà burbon, la più pregiata, e lo fa collaborando direttamente con i gruppi di coltivatori locali del Madagascar. «Utilizzare prodotti naturali e ingredienti di alta qualità ha portato il nostro marchio ad un successo globale - spiega in sintesi Hans Peter Dejakum, membro del consiglio di amministrazione e responsabile marketing -. Questo significa evitare completamente gli aromi artificiali, i coloranti e i conservanti, quindi utilizzare materie prime di altissima qualità».

Imballaggi e logistica green
Altri due aspetti sulla quale Loacker ha deciso di puntare con decisione per il rilancio del marchio sono quelli della riduzione dei materiali di imballaggio e del trasporto sostenibile. Nel primo caso la sfida risiede sempre nel trovare un giusto equilibrio tra prodotto, estetica e ambiente. L’azienda ha ridotto la quantità di imballaggi in plastica di 120 tonnellate all’anno dal 2018 ad oggi, un risparmio di quasi 600 tonnellate di CO2. Inoltre Loacker si avvale di elettricità necessaria per gli impianti derivante da fonti green quali l’acqua e il vento.
Nel campo dei trasporti infine, Loacker utilizza camion alimentati a gas naturale (riduzione del 20% di CO2), e al momento è in corso uno studio sull’uso di veicoli trasportatori alimentati a gas bio-liquido, che potrebbero ridurre le emissioni del 100%. Di base, i partner di trasporto a cui si affida l’azienda utilizzano veicoli che rispettano lo standard di emissioni Euro 6 o superiore.
«La sostenibilità è fondamentale a tutti i livelli e per questo siamo convinti che riporre attenzione e maniacalità nei dettagli su determinate tematiche dia i suoi frutti. Rimaniamo anche molto attenti allo sviluppo digitale verso cui si sta muovendo il mercato, sfruttando a pieno le possibilità che l’e-commerce oggi ci offre», conclude Andreas Loacker.
I numeri
Loacker ha concluso il 2020 con un fatturato di 355,64 milioni di euro, producendo 854 milioni di pezzi, pari a 35.496 vendite in tonnellate. Contando anche le vendite dei partner distributivi Loacker vanta un export dal valore di oltre 187 milioni di euro, mentre 70 milioni derivano dal mercato italiano (escludendo il retail B2B). Loacker fu fondata nel 1925 da Alfons Loacker ed è sempre rimasta un’azienda a conduzione familiare, senza mai aprire all’ingresso di capitale da soggetti esterni, e adesso si prepara all’ingresso della quarta generazione della famiglia. industriale.
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