Labomar dà l’addio alla Borsa. Bertin va con Charterhouse
All’inizio di settembre lo stop alle contrattazioni nel segmento Egm.
Bertin: «Così potremo cogliere tutte le opportunità di sviluppo»

Si fa sempre più vicina l’uscita ufficiale di Labomar dalla Borsa. Anche il fondo First Capital, holding di partecipazione finanziaria specializzata che deteneva il 4,9% circa delle azioni di Labomar, ha reso noto di avere aderito all’Opa annunciata a maggio incassando oltre euro 9 milioni di euro con una plusvalenza di oltre 2,6 milioni. Un’ulteriore conferma del successo dell’offerta promossa da Lbm Next con Ccp No. 7.2 Limited, veicolo societario inglese controllato da Charterhouse, una delle più antiche società di private equity europee, con sede a Londra. Assieme a loro in questa operazione altri investitori, tra cui lo stesso fondatore e ad di Labomar Walter Bertin.

Già lo scorso 4 agosto, l’offerente Lbm è arrivato a superare il 94% del capitale sociale di Labomar decretando di fatto il raggiungimento degli obiettivi dell’Opa. Ieri, come da programma, ha preso avvio il cosiddetto periodo di sell-out, che durerà fino al 28 agosto, tempo nel quale l’offerente adempirà all’obbligo di acquisto. Successivamente Borsa Italiana disporrà la revoca delle azioni dalla negoziazione su Egm (su cui Labomar si era quotata nel 2020) a decorrere dal giorno successivo alla data di pagamento del corrispettivo (10 euro per azione con un premio del 14,1% rispetto al valore del titolo alla chiusura del 19 maggio scorso) agli azionisti che hanno accettato l'offerta e cioè il 4 settembre 2023.
Un’operazione, quella di Lbm Next, che l’Ad Bertin aveva riassunto come strategica «per poter cogliere tutte le opportunità di sviluppo che il mercato ci concede», in particolare «in un momento storico come quello attuale, contraddistinto dall’esigenza di agire con rapidità e determinazione». Pur «soddisfatto dell’esperienza vissuta durante il periodo di quotazione, e confido che lo siano altrettanto gli investitori» aveva detto Bertin all’annuncio del delisting, «la prospettiva di una partnership con un primario Fondo di Private Equity internazionale come Charterhouse mira proprio a raggiungere questi obiettivi».
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