La nuova fabbrica di Ilcam: «Pronti al cambiamento»

Un investimento ancora più significativo perché arriva a dispetto di un mercato che sconta la dinamicità degli anni scorsi, e a conferma di quello che è stato, fin dai tempi di Tullio Zamò, che questa azienda contribuì a fondare e che avrebbe compiuto il 17 luglio 100 anni, il fil rouge di Ilcam.
«Il cambiamento», la parola indicata da Pierluigi Zamò, che con il fratello Silvano è alla guida di un gruppo al primo posto in Europa nella produzione di ante e frontali per l’industria dell’arredo, 260 milioni di ricavi (fatturato 2023) di cui il 95% realizzato all’estero, 1.400 dipendenti, sei società (Ilcam, Licar, Lanta, Tps in Italia, Ilmest in Slovenia, Ilrom, in Romania), produce 30 milioni di pezzi l’anno (su 100 cucine in Europa, 15 hanno almeno un pezzo Ilcam), nato da una piccola azienda a Manzano fondata nel 1959.

Ieri l’inaugurazione de Ilbord 2, la nuova unità produttiva di Cormòns destinata ad occuparsi delle lavorazioni di bordatura, con impianti innovativi ad alto tasso di automazione («oggi in linea abbiamo 79 robot - spiega Silvano Zamò - e altri 10 sono in arrivo»), con la presenza, oltre che di Pierluigi e Silvano Zamò, le rispettive famiglie, i collaboratori, l’assessore alle Attività produttive della Regione Fvg Sergio Emidio Bini, il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, il sindaco della città Roberto Felcaro. La scelta della data non è casuale, ricorda la nascita di Tullio Zamò, i 65 anni dalla fondazione di Ilcam e i 50 di Licar, una delle prime acquisizioni portate a termine.
C’è una nota di tenerezza nella voce di Pierluigi Zamò, l’imprenditore che è anche alla guida di Confindustria Fvg, quando ricorda i 4 fondatori di Ilcam, tra cui il padre Tullio, detto “Sflachie” per un suo particolare modo di incedere, con una formazione da disegnatore di aerei in Fincantieri, affiancato da “Zwai”, il nomignolo di Renato Miani, dal “Duro”, ovvero Arrigo Costantini, e dal “Bello”, Armando Della Rovere (più tardi entrò come socio anche Romano Livoni).
Furono loro a cogliere le opportunità del dopoguerra avviando l’Industria lavorazioni curvati e affini a Manzano, salvo poi - cogliendo la spinta al cambiamento - cedere le macchine per la curvatura per iniziare la tornitura per i mobilieri del Pordenonese e del Pesarese.
«La crisi del ’72 - ricorda ancora Zamò - ci spinse a cambiare ancora, diventando produttori di ante e avviando un percorso di crescita che ci ha portato a ciò che siamo oggi, anche attraverso l’acquisizione e la nascita di altre aziende». Una storia caratterizzata da ricerca a sviluppo, «una quota del 3/5% del fatturato ha questa destinazione», ha aggiunto Silvano Zamò, per essere in grado «di offrire al mercato tutto ciò che è possibile - è la promessa di Pierluigi Zamò -, e per questo siamo passati dalle ante in legno a quelle in Pvc e al laccato. E questo - chiosa - è il nostro piccolo segreto».

A cui se ne affianca un altro, che oggi chiameremmo welfare, e che arriva sempre dall'album dei ricordi, da una foto ingiallita dal tempo scattata nei primi anni 60, che ritrae i dipendenti della Ilcam in gita a Misurina. E un insegnamento: l’importanza delle persone. «Ci sono collaboratori in azienda che sono con noi da sempre, e vogliamo continuare ad andare avanti insieme alle persone, creando, in azienda, un senso di comunità».
Ilbord 2 è un esempio dell’attenzione alle persone, negli ambienti accoglienti, negli impianti innovativi e sicuri. Ed è anche esempio di attenzione alla comunità: oltre alla progettazione (Geza architettura), costruzione e impianti sono stati portati a termine da aziende della regione, e le facciate esterne di tutto il complesso sono state tinteggiate color piombo con Airlite, una pittura che trasforma le pareti in una sorta di depuratore d'aria naturale perché assorbe gli inquinanti, come l’NOx. Nel caso di Ilcam, 15 mila metri quadrati di pareti tinteggiate azzerano le emissioni di 1.500 auto l’anno.
A completare l'investimento, un impianto fotovoltaico, il terzo dal 2011 per un totale di 3 MWatt di energia autoprodotta che si sommano ad un impianto di cogenerazione da 1,2 mega, che garantiscono la copertura del 50% del fabbisogno energetico dell’azienda.—
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