La Lef di San Vito al Tagliamento sbarca nel metaverso: presentata a Expo Dubai l’Immersive Factory
Si tratta di un laboratorio virtuale in cui persone distanti centinaia o migliaia di chilometri, connesse in live streaming, si spostano, conversano e, soprattutto, imparano metodi di ottimizzazione dei processi aziendali interagendo tramite realtà virtuale, aumentata o mixata

DUBAI. Lef, l’azienda digitale di Confindustria Alto Adriatico e McKinsey & Company con sede a San Vito al Tagliamento si espande al metaverso con l’Immersive Factory, proposta unica al mondo presentata in anteprima assoluta al’Expo di Dubai. Il laboratorio virtuale azzera le distanze e consente di far collaborare persone anche molto distanti tra loro in una realtà virtuale o aumentata con infinite applicazioni. Sia in termini di formazione che di sviluppo di buisness e ancora di problem solving.
Immersive Factory è infatti un laboratorio virtuale in cui persone distanti centinaia o migliaia di chilometri, connesse in live streaming, si spostano, conversano e, soprattutto, imparano metodi di ottimizzazione dei processi aziendali interagendo tramite realtà virtuale/aumentata/mixata.
«Il processo di ibridazione tra mondo fisico e virtuale iniziato una quarantina di anni fa – spiega Marco Olivotto, Direttore Generale di LEF – attraversa una fase importante della sua storia: il metaverso, infatti, è un ambiente di lavoro ottimale in cui l’alto tasso collaborativo e l’unicità dell’ambiente marcano una differenza sostanziale rispetto al passato».
Tre gli scenari predisposti in altrettante sessioni di training alle quali hanno partecipato una trentina tra accademici, dirigenti scolastici e d’azienda degli Emirati collegati con l’Italia e la Germania.
Nel primo è stato ricostruito un ambiente industriale disseminato di rischi e minacce per la sicurezza dei lavoratori che il partecipante al corso, ingaggiato in una meticolosa ispezione degli ambienti, doveva individuare e taggare presentando al termine una reportistica delle attività oggetto di valutazione.
Nel secondo sono stati ricreati laboratori collaborativi provvisti di postazioni di lavoro singole (la LEF nel caso di specie) che hanno permesso a un gruppo distribuito tra Medio Oriente ed Europa di afferrare oggetti, inserirli in un macchinario una volta trasformati di assemblarli con altri semilavorati ottenendo il prodotto finito (un compressore).
Il terzo ambiente, non meno importante, ha permesso di creare una ridondanza di movimenti tra realtà fisica e virtuale.
«La fruizione del metaverso – ha aggiunto Olivotto – può avvenire con un device immersivo ma anche da pc o smartphone, il vantaggio è che oggi queste piattaforme – Spatial nel caso di specie – sono assolutamente accessibili, parlo di investimenti, sia lato hardware sia lato software necessario per la creazione di ambienti virtuali». A proosito del terzo ambiente Olivotto spiega che «allo spostamento di carrelli fisici che avveniva in Italia ne corrispondeva uno nel metaverso identicamente ricostruito. E così via rispetto a tutte le altre operazioni con vantaggi molteplici: fornire addestramento in tempi relativamente rapidi agli operatori, così già edotti sull’ambiente di lavoro futuro, ottimizzarne i task operativi e, non da ultimo, garantire loro i migliori parametri di sicurezza».
Immersive Factory, per LEF, è il futuro prossimo-immediato: «Sfrutteremo al massimo il valore di quest’esperienza – ha detto Michelangelo Agrusti, Presidente di LEF e di Confindustria Alto Adriatico – sviluppando nuovi modelli formativi. Il nostro obiettivo è che I.F. diventi, nel tempo, l’alternativa a ecosistemi formativi totalmente fisici o digitali. Fruitori del metaverso saranno le imprese ma anche le scuole, con cui avvieremo presto una fase di beta testing e trouble shooting nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e/o di stage per ottimizzare al massimo le capacità che i ragazzi della generazione Z hanno di sfruttare queste tecnologie».
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