La biografia di Del Vecchio vince il Premio “Valori d’impresa”

Al teatro Verdi di Padova la cerimonia. il presidente di Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro, ha premiato l’autore del volume Tommaso Ebhardt

Giorgio Barbieri
Tommaso Ebhardt premiato da Leopoldo Destro
Tommaso Ebhardt premiato da Leopoldo Destro

Dalle case popolari all’orfanotrofio, da una bottega in periferia fino all’intuizione di dare vita a una fabbrica che è diventata un colosso dell’occhialeria nel cuore delle Dolomiti. L’epopea di Leonardo Del Vecchio è probabilmente quella che più di ogni altra mostra come si possa conquistare il mondo partendo dal nulla, grazie alla perseveranza e al desiderio di conquista. Ed è per questo che la sua biografia, scritta dal giornalista Tommaso Ebhardt, si è aggiudicata ieri la seconda edizione del premio “Valori d’Impresa”, il premio letterario di Confindustria Veneto Est, nato dalla volontà di valorizzare e promuovere la connessione esistente tra industria e cultura, esaltando le migliori narrazioni d’impresa e del lavoro.

Numerosi gli studenti che ieri mattina hanno partecipato all’evento al Teatro Verdi di Padova nel corso del quale sono stati premiati anche i vincitori degli altri riconoscimenti: per la sezione “Visioni d’Impresa”, dedicata a progetti aziendali del territorio, è stato premiato il Lanificio Bottoli, in gara con il cortometraggio artistico “La tela di Penelope”; Francesco Pretini e Pietro Suppiej, studenti dell’Università di Ferrara, hanno invece vinto la Sezione “Studi d’Impresa” con una tesi a quattro mani sul “Settore serico in Veneto e le nuove applicazioni delle filature in piano. Design sistemico e di prodotto”.

«La vita di Leonardo Del Vecchio andava raccontata», ha detto Ebhardt dopo aver ricevuto il premio dalle mani di Leopoldo Destro, «ha cambiato il destino di una vallata dolomitica, di migliaia di famiglie, di un intero comparto industriale, racchiude in se una fetta di storia del nostro paese. A me ha insegnato che fare le cose per bene è giusto, che conta quello che si fa». «Tommaso ci ha raccontato in maniera intelligente la storia di uno dei più grandi imprenditori del nostro tempo», ha aggiunto il presidente di Confindustria Veneto Est, che si è poi congratulato con il Lanificio Bottoli e gli altri finalisti «che con il loro esempio testimoniano le migliori narrazioni d’impresa. E complimenti di cuore agli studenti dell’Università di Ferrara Francesco Pretini e Pietro Suppiej per la loro tesi di laurea sul settore serico».

Ad aggiudicarsi la sezione “Visioni d’Impresa” è stata la “Tela di Penelope”, il cortometraggio di Marco De Biasi per il Lanificio Bottoli di Vittorio Veneto. Sul palco del Verdi è salito Roberto Bottoli, esponente della quinta generazione della famiglia che nel 1861 ha fondato il lanificio leader nella produzione di tessuti fantasia per abbigliamento e accessori casa di alta gamma che oggi esporta in 21 nazioni. Gli altri due progetti finalisti erano “La Science De Reves” per l’azienda di Castelfranco “Dotto Trains”, specializzata nella costruzione di trenini turistici su pneumatici e su rotaie, e “Tracing Venice” per la trevigiana De Castelli, azienda con sede a Crocetta del Montello che opera nella manifattura di oggetti in ferro, rame o altri metalli.

L’ultimo premio, quello dedicato agli “Studi d’Impresa” è andato a due studenti dell’università di Ferrara, Francesco Pretini e Pietro Suppiej, per la loro tesi «molto approfondita e graficamente articolata. Il loro lavoro indaga un settore industriale, quello della seta, che in passato è stato uno dei traini principali dello sviluppo del nostro Paese. Un soggetto quasi ancestrale, trattato in maniera innovativa e assolutamente originale», si legge nelle motivazioni della giuria.

La premiazione è stata introdotta da un dialogo tra Mario Calabresi, già direttore di Repubblica e autore di Altre Storie, e Auro Palomba, ceo di Community e segretario del Premio. Molto intenso l’intervento di Calabresi che, partendo dalla tragico omicidio del padre Luigi quando aveva appena due anni, si è rivolto direttamente agli studenti in sala invitandoli a guardare il futuro sempre con ottimismo. «Mia mamma è rimasta vedova che aveva appena 25 anni», ha raccontato, «e avrebbe potuto crescere me e i miei fratelli nella rabbia per quanto era accaduto. Ha invece deciso di insegnarci a guardare al futuro con ottimismo. E io invito voi a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno. Il futuro è nelle vostre mani. Non abbiate paura di fallire e di cadere perché solamente dagli errori di possono trovare gli spunti per rialzarsi e migliorare sempre».—

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