Italcementi riattiva la linea di cottura a Sarche (Trento): «Sarà l’impianto di riferimento per il Nord est»
L’investimento vale 5 milioni di euro e produrrà importanti ricadute occupazionali per il territorio: 30 nuove assunzioni e un centinaio di nuovi posti nell’indotto

TRENTO. Cinque milioni di investimento, 30 assunzioni e un indotto di un centinaio di lavoratori. Sono i numeri dell’operazione che Italcementi si avvia a realizzare a Sarche, nel comune di Madruzzo, in provincia di Trento dove riaccenderà i forni del sito trentino che si candida così diventare la cementeria di riferimento per il Nord Est.
Spenti i forni per ragioni di mercato nel 2015, lo stabilimento trentino ha proseguito l’attività fin qui solo come centro di macinazione.
Ora, con un investimento di 5 milioni di euro, destinati alla linea di cottura, e con 30 assunzioni in vista, tornerà a ciclo completo, con una potenzialità produttiva di circa 250mila tonnellate di cemento all’anno, per rispondere alle esigenze di mercato che arrivano dalle numerose opere in corso nell’area.

Tra le altre il nuovo Tunnel ferroviario del Brennero, il centro residenziale e commerciale Walther Park a Bolzano e la Circonvallazione di Merano, la ristrutturazione della scuola secondaria a Dro, il viadotto SS 45 bis della Gardesana Pregasina, la sistemazione della strada comunale a Ranzo e la realizzazione barriere e banchettoni S.P. 18.
«Siamo la cementeria più a Nord Est in Italia – si legge sul sito di Italcementi - e con i nostri prodotti andiamo a rispondere a una richiesta del territorio fornendo un prodotto “a km zero” senza necessità di trasporti su gomma di lungo percorso».
L’impianto è fortemente legato a Sarche, dov’è operativo dagli anni ’60 come spiega su suo sito Italcementi dicendosi «parte di questo territorio e della sua comunità».

Attualmente occupa 20 persone e come detto arriverà a 50 grazie all’assunzione di 30 nuove maestranze. «Privilegeremo le assunzioni locali – prosegue l’azienda – e solo laddove non sarà possibile trovare personale con le necessarie competenze tecniche si effettueranno ricerche al di fuori del territorio, che rimarranno comunque in numero limitato rispetto al totale. Dal punto di vista occupazionale ci sarà un’importante ricaduta anche per l’indotto perché potrebbe coinvolgere circa un centinaio di altri lavoratori».
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