Investire nel “carbonio blu”: vale 22 mila euro per ettaro

Le fanerogame, piante capaci di assorbire CO2, aiutano le industrie a compensare le emissioni. Monfalcone è uno dei siti pilota del progetto Artemis. Già piantumati centinaia di metri quadrati. Tra chi ha investito anche la società veneta Selc, attiva in campo ambientale

Giulio Garau

 

Carbonio blu per contrastare inquinamento e cambiamento climatico. Sui prati di fanerogame “ripiantumati” sul fondo del mare, capaci di garantire l’assorbimento della Co2 e la produzione di ossigeno, potrebbero investire anche le industrie per ottenere “crediti di carbonio”, una moneta in termini di certificati scambiabili che aiuterebbe le aziende a compensare le emissioni di gas serra.

Non è un progetto visionario quello che sta emergendo in questi giorni a Monfalcone e che vede riuniti per alcuni giorni dieci partner provenienti da cinque Paesi europei dell’area Mediterranea, arrivati per prendere parte al seminario del progetto Artemis per la tutela del mare e della biodiversità finanziato dall’Ue con quasi 2,5 milioni di euro.

Monfalcone infatti è uno dei siti pilota sullo sviluppo del carbonio blu assieme a Creta, Minorca, e la Sardegna. Lo è diventata grazie a un progetto, sempre finanziato dall’Europa, partito cinque anni fa, che ha permesso di ri-piantare sul fondo marino del litorale alcuni “appezzamenti” (diverse centinaia di metri quadrati) di fanerogame, le piante che sono il cuore del carbonio blu perché sono quelle che assorbono la Co2 e producono ossigeno.

A mettere nero su bianco il peso economico di tali percorsi è stato Alessio Capriolo, responsabile delle valutazioni economiche di Ispra, l’Istituto superiore per l’ambiente. Una stima conservativa parla di un valore di 3-500 euro di ricavi per ogni ettaro di fanerogame piantumate, ma se si guarda alla media italiana il valore prodotto da un simile investimento sale a quasi 22 mila euro per ettaro.

Non c’è solo l’assorbimento di Co2 e la produzione di ossigeno, ma anche il contenimento dell’erosione delle coste garantito dalle piante e la mitigazione del moto ondoso. Vantaggi assicurati da questi investimenti sul nuovo filone dei “Servizi ecosistemici”.

Temi approfonditi da realtà di altissimo livello riunite a Monfalcone: oltre all’Ispra, Plan Bleu di Marsiglia, la Fondazione Medsea di Cagliari, il Menorca Biosphere Reserve Agency di Minorca, Ecoacsa - Riserva della biodiversità di Madrid, Denkstatt Sofia, Bax innovation consulting da Barcellona e The Green Company dalla Grecia, la sezione ambientale delle Nazioni Unite e l’Ogs.

Tra gli esperti presenti anche quelli di una realtà di Venezia come Selc, società di indagini, studi, progettazione e servizi operativi in campo ambientale (11 dipendenti, 1 milione e 258 mila euro di fatturato nel ’24) che da anni sta collaborando ai progetti legati alla ripiantumazione delle fanerogame, ha lavorato con Monfalcone (ma anche in tanti progetti internazionali) e sta creando un nuovo business ambientale basato sul “carbonio blu”.

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