Inverno demografico, Padova città simbolo del reportage sul Financial Times

«Una città economicamente e culturalmente vivace simile a Oxford o Cambridge», scrive FT, «Padova ha registrato un calo del 27% delle nascite annuali nel decennio fino al 2020. Le scuole primarie locali stanno lottando per far iscrivere i bambini»

Parte da Padova il lungo reportage del Financial Times che affronta il tema dell’inverno demografico in Italia, uno dei Paesi in cui la crisi delle nascite è certamente più acuta.

Il servizio del quotidiano economico e finanziario si apre infatti con le parole di Maria Teresa Gervasi, direttrice di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliera della città del Santo, che spiega come mai quanto accade a Padova spiega bene perché in Italia si fanno pochi figli. «Una città economicamente e culturalmente vivace simile a Oxford o Cambridge», scrive FT, «Padova ha registrato un calo del 27% delle nascite annuali nel decennio fino al 2020. Le scuole primarie locali stanno lottando per far iscrivere i bambini, aumentando le possibilità di fusioni o chiusure. Eppure l’amministrazione del grande Ospedale Universitario di Padova – con quasi 9.000 dipendenti, di cui il 70% sono donne – resiste alle richieste di un asilo nido in loco per aiutare il personale a conciliare l’educazione dei figli con orari lunghi e irregolari come operatori sanitari».

Un esempio, quello dell’ospedale di Padova, che riassume il clima sociale di una fase storica che imprenditori e statistici hanno ribattezzato come “inverno demografico”. Le nuove nascite annuali stanno diminuendo inesorabilmente mentre le donne ritardano la maternità, o rinunciano del tutto, in una nazione molto indietro rispetto agli altri Paesi europei nel sostegno alle madri che lavorano.

«Le donne che desiderano figli stanno decidendo di non rimanere incinta perché l’organizzazione sociale qui non è buona per le donne che hanno figli», dice Gervasi a FT, «le donne devono ancora prima essere le custodi dei propri figli, senza alcun aiuto da parte del governo. Quindi aspettano e aspettano. Fino a quando è troppo tardi». —

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