Internazionalizzazione e packaging per la Gdo. Il gruppo Interlaced verso i 20 milioni

La società chiuderà il 2024 a 17 milioni con un margine del 12%. Allo studio dei fratelli Pappalardo le strategie per il 2025

Maura Delle Case
Matteo e Tommaso Pappalardo, Ceo e Cfo di Interlaced
Matteo e Tommaso Pappalardo, Ceo e Cfo di Interlaced

Dopo aver raddoppiato i ricavi, passando da 7 milioni nel 2022 a quasi 15 milioni nel 2023 con una marginalità di circa il 12%, il gruppo Interlaced, arrivato a contare su un aggregato di otto società tra Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte, si prepara a mandare in archivio un altro anno con segno più: i ricavi 2024 chiuderanno intorno a i 17 milioni con l’obiettivo già fissato di arrivare il prossimo anno a quota 20, complici due operazioni m&a che la proprietà ha già nel mirino e che da sole, al netto dunque della crescita organica, garantiscono il raggiungimento del target.

Interlaced in Italia è leader nei servizi alla Grande distribuzione organizzata, per la quale idea e gestisce milioni di pagine di volantini pubblicitari, cartacei e digitali. A questo, che vent’anni dopo la fondazione dell’impresa da parte dei fratelli Matteo e Tommaso Pappalardo, oggi rispettivamente nei ruoli di Ceo e Cfo, resta il core business della compagnia, il gruppo ha affiancato diverse altre competenze, a colpi di operazioni m&a, dando vita a un aggregato che conta su 8 aziende: Interlaced, Intercom Soluzioni, Net Patrol, Artegrafica, Plus, Anderson Premedia e Andersen Print e per finire Unexpected, agenzia web di Porcia acquisita quest’anno che nel corso del 2025 sarà fusa in Interlaced (mantenendo però la sede nella destra Tagliamento).

Un’operazione che ha portato in dote alla società udinese competenze e non ultimo uomini. Dote tutt’altro che trascurabile considerato che anche nei servizi digitali il tema della difficoltà di reperimento del personale è all’ordine del giorno. Interlaced l’ha risolta a gamba testa, bypassando scouting e formazione, come detto sempre più complicati, per andare a comprarsi direttamente un’azienda.

«L’abbiamo fatto quando ci siamo trovati senza la nostra responsabile del web, che dovevamo sostituire il prima possibile, e lo facciamo sempre più spesso. È l’unico modo – afferma il Ceo – di mettere in piedi team veloci». E la velocità, nel mondo digitale, si sa è condizione sine qua non per stare sul mercato.

Operazioni di acquisizione nel corso del 2025 ce ne saranno altre. Due – entrambe in Italia – hanno già superato le fasi preliminari. Porteranno nuova acqua al gruppo che nel frattempo continuerà a crescere anche per linea organica, grazie a nuovi progetti come l’inserimento, nel bouquet di servizi offerto alla Gdo, del packaging dei prodotti private label, quelli marchiati con il logo delle grandi insegne.

«Andersen Premedia sta vincendo gare sulla parte creativa, Andersen Print ha appena cambiato delle macchine di stampa digitale per rispondere a determinate esigenze legate proprio al packaging, Interlaced ha messo a punto un sistema per la gestione di tutto il processo» fa sapere ancora Pappalardo che se da un lato si propone, per l’anno a venire, di consolidare ancor più il mercato nazionale, ha iniziato insieme al fratello Tommaso a guardare all’estero.

«Siamo già presenti in Slovenia e Croazia – evidenzia –, ma si tratta per noi di un mercato residuale, ora vogliamo iniziare a lavorare seriamente all’internazionalizzazione e per questo ci stiamo guardando intorno per vedere se troviamo un partner industriale, con le nostre competenze o affini, disposto ad aiutarci».

Packaging, estero e ancora digitalizzazione. «Perché c’è ancora molto da fare con i nostri clienti sotto questo punto di vista – puntualizza Pappalardo, esempi alla mano –. Pensiamo al tema del retail media, vale a dire la vendita di spazi pubblicitari a terzi, che è il grande tema sul quale è attualmente impegnata la Gdo, oppure l’entrata in vigore di norme come quella sull’accessibilità (obbligatorie per tutte le aziende sopra i 2 milioni di euro di ricavi) dei siti e delle campagne pubblicitarie. Insomma – conclude il Ceo – c’è un grande lavoro da fare. E noi siamo pronti».

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