Intel, il sindaco di Torino accelera e incontra il console americano

Mentre da Roma si attendono novità sul megaprogetto da 11 miliardi di euro, Lo Russo gioca la carta diplomatica: “E’ stato un segnale di grande attenzione”.

Per aggiudicarsi la gigafactory per i chip di Intel a Torino giocano la carta diplomatica. Se da Roma non arrivano sostanziali novità, tanto che qualcuno inizia ad ipotizzare che il colosso americano possa rivedere i suoi piani di investimento spostando la sua attenzione verso la Polonia, dal Piemonte arrivano invece segnali di movimento sulla partita che al momento vede un testa a testa con il Veneto per ospitare la futura Silicon Valley europea.

L’incontro

E’ lo stesso sindaco ad affermarlo nel corso di un incontro al centro congressi dell'Unione Industriali. “È chiaro che la competizione c'è e molto dipenderà dal governo”, ha detto Lo Russo, “ho appena avuto un lungo incontro con il console generale Usa Robert Needham e abbiamo affrontato il tema. Lo reputo un segnale di grande attenzione. Gli ho ribadito quella che è la posizione comune, mia e del presidente della Regione Alberto Cirio: noi siamo pronti e siamo i candidati migliori per ospitare questo investimento. Speriamo di farcela, con il precedente governo ero personalmente più tranquillo. Con questo governo non sappiamo ancora. Cirio ha un piano di responsabilità politica superiore al mio ma io non gliela scarico addosso, ho intenzione di supportarlo e credo che questo sia uno dei classici temi su cui non c'è partito e non c'è bandiera, conta solo il territorio”.

Per il sindaco, quindi, l'ostacolo principale è quanto Roma voglia investire per attrarre la multinazionale statunitense.

Il fronte veneto

Per quanto riguarda il Veneto l’area individuata è quella di Vigasio, nel Veronese. Un progetto industriale da quasi 11 miliardi, potenzialmente una delle più grandi operazioni con capitali stranieri degli ultimi anni: è chiaro che per il Veneto – in concorrenza proprio con il Piemonte – si tratta di una partita strategica. Zaia lavora affinché il cambio di Governo non rappresenti un freno alle trattative, che al momento si sarebbero un po’ arenate. C’è inoltre da definire il contributo pubblico che nell’ipotesi migliore dovrebbe coprire il 40% della parte capex, quindi tra 2,5 e 3 miliardi, tra quota statale e regionale.

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