Industria friulana in lieve ripresa, la Germania ritorna a trainare

Confindustria Udine sul primo trimestre: «Resilienza e dinamismo delle imprese». Produzione su dell’1,8% rispetto alla fine del 2024. Utilizzo degli impianti in risalita

Riccardo De Toma

 

Lievi segnali di ripresa per l’industria friulana, che vede finalmente tornare a crescere produzione e vendite. Il segno più, a dire il vero, c’è solo nel confronto congiunturale, cioè tra il primo trimestre 2025 e l’ultimo del 2024, mentre resta negativo l’indice tendenziale, dato dal confronto con i primi tre mesi dello scorso anno.

Tanto basta però per parlare di «resilienza e dinamismo», come fa Confindustria Udine commentando i risultati dell’indagine congiunturale, diffusi ieri. E basta anche a riportare un clima di maggiore fiducia tra gli imprenditori, corroborato dall’annunciato New Deal della Germania, primo partner commerciale della manifattura friulana.

I numeri dicono che tra gennaio e marzo la produzione industriale ha registrato un incremento dell’1,8% rispetto al quarto trimestre 2024 e, come anticipato, una flessione del 2,2% rispetto al primo trimestre 2024. Flessione comunque in attenuazione rispetto al dato tendenziale del quarto trimestre 2024, che registrava un calo del 3,5% nel confronto sui 12 mesi. Analogo l’andamento delle vendite, anch’esse in aumento sul piano congiunturale (+2,3%) e in flessione tendenziale (-2,6%).

A confermare l’inversione del vento il dato sul livello di utilizzo degli impianti, lontani dal pieno regime ma in salita dal 73,2 al 75,2%, mentre registra un lieve segno meno l’occupazione, in calo (congiunturale) dello 0,2%. Tutto questo in un quadro che mostra divergenze anche rilevanti tra settore e settore: i più dinamici, in questa fase, sono siderurgia (+3% congiunturale), chimica (+5,5%) e soprattutto la carta (+15,5%), mentre continua a faticare la meccanica (-0,9%).

«La variabilità delle politiche commerciali spinge le imprese a rivedere le strategie per rafforzare la competitività e questo le renderà sicuramente più forti nel medio termine», commenta il presidente di Confindustria Udine Luigino Pozzo, e un cauto ottimismo caratterizza anche le previsioni sull’evoluzione del quadro geopolitico.

«Il piano infrastrutturale tedesco – prosegue Pozzo – favorirà la crescita in Europa, con benefici per il Fvg e l’area euro in generale. Anche gli sforzi diplomatici per la pace e la stabilità globale, insieme al dialogo Ue-Usa sui dazi, pur con la cautela che si impone su questi dossier, paiono promettere ricadute positive». Ultimo ma non secondario, a rafforzare le prospettive di una ripresa c’è la discesa dei tassi. Quanto alle imprese, «stanno facendo del loro meglio e dando prova di capacità di adattamento e di resilienza, ma resta quantomai urgente una politica industriale europea in grado di sostenere la competitività del nostro sistema produttivo».

Spiragli di ottimismo anche nelle attese degli imprenditori: se il 79%, prevede stabilità, 1 su 5 (20%) ipotizza una crescita, con l’incognita dei dazi Usa da un lato, ma fiducia nelle ricadute della ripresa degli investimenti pubblici in Germania. Sul fronte delle criticità, in testa c’è l’energia, e non solo per il costo (+39% sulla media tedesca): oltre a ribadire la necessità di slegare i prezzi di gas ed energia, infatti, le imprese chiedono anche di semplificare l’iter sulle rinnovabili e di prendere in mano il dossier nucleare. Tra gli altri grandi nodi da sciogliere il costo del lavoro, leggi riduzione del cuneo fiscale, e il contrasto all’emigrazione giovanile. 

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