Ilaria Felluga: «Nel Collio la culla dei grandi bianchi. Ho appreso da mio padre l'arte del vino sostenibile»

Rappresenta la sesta generazione di una delle più importanti dinastie di produttori di vino nel Collio Isontino fra le colline sopra Capriva dove ha sede Russiz Superiore.

Piercarlo Fiumanò
Ilaria Felluga
Ilaria Felluga

Ilaria Felluga rappresenta la sesta generazione di una delle più importanti dinastie di produttori di vino nel Collio Isontino fra le colline sopra Capriva dove ha sede Russiz Superiore. La storia dei Felluga comincia nella seconda metà dell'Ottocento quando la famiglia inizia ad acquistare e commercializzare il Refosco e la Malvasia a Isola d'Istria. Negli anni Venti iniziano ad acquistare vigneti trasportando in barca fusti di vino istriano a Grado, dove per un certo periodo la famiglia si stabilisce.

Si arriva al secondo dopoguerra, capofamiglia era il bisnonno di Ilaria, Giovanni Felluga, che dopo essere stato costretto ad abbandonare l'Istria passata sotto la Jugoslavia, alla fine degli anni Trenta decide di stabilirsi nel vicino Collio. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, i fratelli Marco e Livio decidono di creare due aziende distinte, il primo sulle colline di Capriva mentre il secondo si sposta in Friuli nei Colli Orientali. Ilaria, nipote di Marco, è figlia di Roberto Felluga, talento indiscusso e passione innata nel mondo del vino, scomparso prematuramente a soli 63 anni, che ha lanciato l'azienda Russiz Superiore, acquistata nel 1967, nel firmamento della produzione internazionale. Non a caso la prestigiosa rivista Forbes ha chiamato uno dei suoi vini «la Monna Lisa del Pinot Grigio». Ilaria, con la stessa cultura enologica e sensibilità all'ambiente, ha raccolto l'eredità del padre con grande forza.

Ilaria Felluga, come ha cominciato?

«Sono onorata di portare avanti l'azienda di famiglia. Il mio papà pensava sarebbe stato meglio entrassi presto in azienda. Io sono figlia unica ma in realtà non c'è mai stata alcuna pressione familiare perchè facessi questa scelta. Sono stata spinta da una vocazione che già sentivo. Una decisione di cui oggi sono molto felice».

Le donne imprenditrici oggi hanno strada facile nel suo mondo?

«All'inizio lo percepivo come un possibile limite. Già da piccola vedevo che la campagna e le cantine erano dominata da figure maschili. Seguivo l'esempio di mio padre e di mio nonno ma non pensavo che avrei avuto una strada facile. Poi ho pensato che anche nel passato recente ci sono state tante donne imprenditrici del vino che hanno avuto successo. Mio padre ha saputo sempre starmi accanto trasmettendomi il suo entusiasmo e la sua conoscenza. Mi sono così preparata negli studi enologici e ho avuto la possibilità di viaggiare e di capire. In azienda ho potuto seguire anche l'esempio di mio nonno che quest'anno compirà 96 anni e mi consiglia su tutto. E poi ci sono i nostri collaboratori storici che continuano ad essere per me fondamentali».

Il cambiamento climatico sta condizionando anche le stagioni della produzione del vino. Come vive questo problema?

«Il Collio, terzo consorzio a essersi formato in Italia dopo Chianti e Barolo nel 1968, definisce un territorio di 7 mila ettari dove regna la biodiversità con meno di 1.500 coltivati a vigneto ma anche prati, bosco, le più svariate colture. Pensiamo solo alle ciliegie di San Floriano, l'olio, gli alberi di susine. Mio papà è stato fra i primi a capire i valori della sostenibilità ambientale e sociale. A Russiz Superiore utilizziamo solo fonti rinnovabili e abbiamo installato un impianto fotovoltaico che riesce a coprire l'intero fabbisogno della cantina. Prendiamo il meglio dalle buone pratiche agronomiche sostenibili e organiche. Abbiamo aderito da sei anni un protocollo del ministero dell'Ambiente sulla vitivinicoltura sostenibile per evitare sprechi».

Parliamo di turismo slow. Avete progetti nell'agriturismo?

«Stiamo riaprendo il nostro bed & breakfast a Russiz Superiore: quattro stanze ricavate in un vecchio casale immerso nel verde vicine alla cantina. Il turismo della nostra regione è un turismo di qualità ed è rispettoso della natura. Superato il periodo molto difficile della pandemia, ora la clientela soprattutto italiana è ritornata. Ci aspettiamo una bella stagione come lo scorso anno».

Il Collio Friulano 2016 Russiz Superiore è stato classificato tra i 100 migliori vini al mondo secondo la rivista specializzata Wine Enthusiasm. Come si ricerca la qualità del vino oggi?

«Restiamo fedeli alla tradizione e al metodo ma anche introducendo l'innovazione anche per ridurre gli sprechi. Bisogna sapere interpretare al meglio il territorio e in questo seguiamo le indicazioni del nostro enologo Alessandro Sandrin. La qualità deve essera assoluta e deve partire dal vigneto».

Nel vostro mondo ci sono molte aziende comprate e vendute. Resterete sempre un'impresa familiare?

«Assolutamente sì. Ho visto che diverse aziende del territorio che sono passate di mano. Al contrario la nostra dimensione di azienda familiare resta importante e vogliamo che resti così».

L'inflazione e la crisi materie prime si sono avvertite nel mondo del vino?

«Lo scorso anno abbiamo avuto qualche criticità per la scarsità delle materie prime: dal vetro delle bottiglie all'etichetta ai cartoni. Ci siamo preparati per tempo accumulando scorte. Quest'anno la crisi sembra rientrata ma prevedo che i prezzi saranno destinati ad aumentare ancora».

Il primo mercato resta l'Italia?

«Il nostro primo mercato resta saldamente l'Italia con un 65-70% della produzione che finisce nel circuito Horeca (hotel, ristoranti, enoteche), il 20% va all'estero soprattuto negli Stati Uniti e poi Germania, Inghilterra, Austria, Australia. E da quest'anno Grecia e Cipro. Siamo presenti in ben 55 Paesi. Abbiamo diversificato nel 2020 aprendo alla Gdo, dove siamo rimasti solo con alcuni player che ci valorizzano, e con l'e-commerce che è stato ampliato ed è andato molto bene durante la pandemia».

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