Il presidente Cecconato: «Ascopiave, 328 milioni sulle rinnovabili. Agsm Aim è l’ideale per una alleanza»

Diversificazione nelle rinnovabili, investimenti per la digitalizzazione della rete di distribuzione, gare gas e alleanze. Il futuro di Nicola Cecconato, confermato al vertice di Ascopiave per il terzo mandato consecutivo, segue la linearità del percorso tracciato dal piano industriale. Con un punto fermo, Ascopiave è indipendente e le partnership che cercherà avranno come cardine l’inviolabilità di questa autonomia.
Nicola Cecconato, presidente, amministratore delegato, direttore generale. Si è inaugurato con il rinnovo del cda di Ascopiave il suo terzo mandato. Che bilancio fa a questo punto della sua presidenza?
«Procediamo sulla strada intrapresa e mi permetta di dire che questa conferma, al di là degli aspetti aziendali, rappresenta per me un ottimo risultato personale. Quando sono arrivato, nel 2017, il primo anno e mezzo è servito per studiare e capire cosa fosse necessario e utile per la crescita e lo sviluppo dell’azienda. In questa determinazione è nata e poi è stata varata l’operazione con il Gruppo Hera, che ci ha visto concentrarci sulla distribuzione del gas, uscendo dal retail. Parlo della jv EstEnergy, che ci ha permesso di consolidarci come Gruppo, stabilizzandoci su business che ha dato tranquillità e garantito risultati per il futuro. Il secondo mandato è servito a programmare al meglio il business per evitare uno sbilanciamento eccessivo sul lato distribuzione. Per questo abbiamo puntato sulla diversificazione con focus su rinnovabili. Nel 2021 abbiamo iniziato questo nuovo percorso, che si è concretizzato nel ’22 con l’acquisizione di 62.5 megawatt tra impianti nel comparto idroelettrico e eolico».
E dove vede Ascopiave tra tre anni al termine del suo terzo mandato?
«La strada è identificata dal nostro piano che si concluderà nel 2026. Abbiamo programmato investimenti in Fer (fonti di energia non fossili, ndr) per 328 milioni, di cui 141 per greenfield e 188 per operazione di m&a. Di questi ultimi sono già stati realizzati investimenti per 78 milioni. Dei 141, invece, una parte è già investita per lo sviluppo del progetto eolico al Sud Italia (entrerà in funzione a ottobre/novembre del 23, ndr) e per la realizzazione di due impianti fotovoltaici in provincia di Treviso, a Paese 37.6 megawatt: 28 megawatt più 2.5 megawatt idrogeno, per il quale abbiamo un accordo con MOM per il trasporto pubblico locale. A questi si aggiunge un altro impianto da 9.6 megawatt a Mogliano».
Con quali tempistiche?
«Il progetto di Paese si concluderà a fine 2024/inizio 2025, mentre quello di Mogliano nell’arco dei prossimi 12 mesi tutto dipende dall’ iter autorizzativo pubblico».
A fine mandato quale sarà il peso delle rinnovabili sui conti di Ascopiave?
«Guardando all’ebitda 40 per cento rinnovabili e il resto distribuzione. È il nostro core business e non verrà certo messa in secondo piano, nell’arco di piano sono previsti 469 milioni di investimenti su questo punto di cui 303 in efficienze e ottimizzazione: monitoraggio in tempo reale delle reti con sensori, investimenti in cabine ReMi e bidirezionali. Poi 166 milioni di euro in m&a, di cui 77 milioni già realizzati con l’ acquisizione reti A2A in partnership con Acea e Iren».
Avete dichiarato che eserciterete la put option su EstEnergy, che ne farete di queste risorse?
«Il disinvestimento dovrebbe portarci circa 500 milioni, risorse che copriranno parte dei due scenari di investimento: 873 milioni senza gare gas, oltre un miliardo con gare».
Resta sul tavolo il tema delle alleanze, AgsmAim o Hera?
«Agsm Aim ritengo siano il soggetto ideale per fare alleanze con noi, per dar vita a sinergie di business sul territorio, anche considerate le contiguità. Mi auguro quindi si possa aprire un dialogo in tal senso. Hera ha invece altre dimensioni e Asco vuole mantenere la sua indipendenza, vuole crescere anche attraverso partner ma senza perdere sovranità».
Senta, il rigassificatore di Rovigo, il primo in Italia per dimensione, vede l’uscita di due azionisti stranieri, americani e qatarini. Alla porta ci sono molti fondi internazionali pronti a subentrare. Che ne pensa?
«Da un punto di vista di business è evidente che si tratti di un investimento che potrà avere rendimenti importanti. Sul lato dell’opportunità penso che questi asset debbano rimanere di proprietà pubblica italiana attraverso società a controllo pubblica. Non a caso sono protetti dalla golden power».
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