Il colosso Midea conferma: interessati ad Electrolux

«Ci asteniamo dal commentare». Così Paul Palmstedt, direttore senior delle relazioni corporate di Electrolux, risponde alla richiesta di dichiarazioni in merito all’esistenza di una trattativa con Midea - che diversamente ha confermato - per l’acquisizione, da parte dei cinesi, della multinazionale svedese. Midea, colosso dell’elettrodomestico con sede a Beijiao nel Guangdong, quotata nella borsa di Shenzhen, ha invece dato sostanza alle indiscrezioni della settimana scorsa spiegando di aver formalizzato il proprio interesse nell’operazione di acquisizione, spiegando che - al momento - «non è stata ancora presa alcuna decisione». Non è cambiata invece la linea di Stoccolma che da mesi ormai su limita ai no comment, senza mai smentire o confermare, in forma ufficiale, la cosa.
Midea ha una capitalizzazione di mercato di 58 miliardi di dollari, contro i 4,3 miliardi di dollari di Electrolux, è il primo produttore di elettrodomestici cinese, e al terzo posto nel mondo dietro ai sudcoreani di Samsung e Lg (che sono attivi però anche in altri segmenti di business che si sommano all’elettrodomestico).
Che dunque l’interesse cinese si sia appuntato sulla multinazionale svedese è dunque ormai accertato, che l’operazione vada a buon fine, resta un’incognita legata a valutazioni geopolitiche, più che economiche, al sentiment non proprio favorevole dell’occidente nei confronti della Cina, radicalmente cambiato negli ultimi anni se solo si ricorda che nella competizione per la divisione elettrodomestici di General Electric, furono i cinesi di Haier a spuntarla sugli svedesi di Electrolux. E sempre di Haier è il noto marchio italiano Candy.
In più nella partita Whirlpool-Arcelik (quest’ultimo produttore turco di elettrodomestici) è entrato anche il Governo italiano che, riconoscendo la strategicità del settore dell'elettrodomestico, ha fatto scattare il golden power, autorizzando sì la vendita delle attività europee del bianco ai turchi di Arcelik, ma vincolandola «a specifiche prescrizioni a salvaguardia del patrimonio tecnologico, della produzione e quindi dei livelli occupazionali, quali effetti di eventuali sovrapposizioni tra gli stabilimenti del nuovo gruppo».
Immaginare una mossa analoga nella partita Electrolux-Midea potrebbe non essere azzardato, tanto più che Electrolux non solo ha un quartier generale in Italia, a Porcia, ma anche centri di ricerca e sviluppo.
Le ambizioni che hanno spinto i colossi cinesi sono chiare: utilizzare i proventi realizzati sul mercato locale per acquisire compagnie, e brand, e quote di mercato, in altri Paesi, senza dover investire per affermare il proprio marchio.
La stessa Midea, come Haier, realizza già oggi oltre il 40% dei propri ricavi in mercati diversi da quello cinese, dopo aver acquisito la divisione elettrodomestici di Toshiba, Eureka da Electrolux e anche Kuka in Germania, azienda leader nella robotica industriale.
E mentre i colossi cinesi hanno capitali notevoli da investire, altre aziende sono in difficoltà dopo un anno di contrazione della domanda e del mercato, un trend che non solo non dà segnali di inversione, ma che ragionevolmente potrebbe proseguire per tutto il 2023 a causa dell’inflazione, del costo del credito e dei salari che non aumentano.
Quanto la domanda sia asfittica, lo conferma il calendario di chiusure già pianificato da Electrolux negli stabilimenti italiani (5 con circa 5 mila addetti, a Porcia, Susegana, Solaro, Forlì e Cerreto d’Esi). E di ieri la notizia di un aggiornamento della cig a Porcia (lavatrici): alla riduzione di orario (da 8 a 6 ore) si somma lo stop produttivo per entrambi i turni di venerdì 12 e lunedì 15 maggio, e le chiusure di venerdì 19 e lunedì 22 maggio.
Ordini in calo anche per Susegana (frigoriferi) che ha fermato la produzione da ieri, 10 maggio, fino al 12 compreso e la riprenderà lunedì prossimo; vale la pena ricordare che nello stabilimento veneto Electrolux si è dichiarata disponibile ad investire circa 110 milioni di euro per concentrare la produzione proveniente dalla fabbrica ungherese che chiuderà a fine anno.
A Forlì (forni e piani cottura) dove i turni di lavoro sono scesi a 6 ore con 2 ore coperte dalla cassa integrazione, sono stati annunciati anche 2 giorni di stop produttivo e cassa integrazione. A Solaro (lavastoviglie) niente produzione e cassa per il 19 e 26 maggio.
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