I cento anni di Pasqua Vini: fatturato a 63 milioni

I conti dell’azienda veronese volano grazie alle esportazioni. L’amministratore delegato: «La nostra azienda americana cresce nonostante il sensibile calo dei consumi delle bevande alcoliche oltreoceano» 

Edoardo Bus
L'amministratore delegato di Pasqua Vini, Riccardo Pasqua
L'amministratore delegato di Pasqua Vini, Riccardo Pasqua

 

Pasqua Vini chiude il 2024 con un fatturato consolidato di 63,5 milioni (in crescita del 6% rispetto al 2023) e aumenta la propria quota di export (che passa dall’87,6% al 90,2% rispetto all’anno precedente), presidiando 71 mercati nel mondo. Quale regalo migliore poteva farsi il gruppo, che in questi giorni festeggia il centenario, rispetto a questi dati e alla performance sul mercato statunitense, dove registra una crescita di quasi il 40%, grazie anche a partnership commerciali.

«Siamo felici per questi risultati» spiega l’Ad Riccardo Pasqua, «e per l’exploit dell’azienda americana guidata da mio fratello Alessandro, che cresce grazie al lavoro ed agli investimenti, nonostante il sensibile calo dei consumi delle bevande alcoliche oltreoceano, con il vino a -7,2% in volume».

Da rilevare, inoltre, che considerando i risultati raggiunti dal settore enologico italiano nel mercato americano (+5,4% a valore rispetto al 2023), le robuste performance di crescita Pasqua negli States rappresentano i migliori dei dati medi del settore. Per questo Riccardo Pasqua non appare troppo preoccupato da eventuali dazi che potrebbero essere imposti da Donald Trump: «Se si trattasse di un 10% sul prezzo sarebbe gestibile» dice «se invece dovessero stabilire un 25% questo renderebbe tutto davvero complicato».

Abbiamo chiesto a Pasqua quali sono le tappe principali di questo percorso centenario e l’Ad risponde facendo riferimento alle tre generazioni della famiglia. «L’azienda è stata fondata da mio nonno Riccardo che, arrivato a Verona dalla Puglia come militare, ha cominciato a importare vini da questa regione, poi ha aperto un’osteria con successo e quindi altre nove. Poi insieme ai fratelli ha deciso di coltivare l’uva pugliese nell’est veronese, iniziando così il percorso nel settore vitivinicolo».

«Negli anni 60 è stato merito di mio papà Umberto - prosegue l’ad – puntare sulla qualità e sull’esperienza enologica sganciata dal solo consumo ai pasti, quindi l’inizio delle esportazioni, dalla Svizzera all’Inghilterra. Infine, dal 2014, l’avvento della nuova generazione ha cambiato pelle all’azienda e il Dna di ogni vino, raddoppiato il fatturato, anche puntando su una comunicazione “unconventional” rivolta soprattutto ad un pubblico giovane».

E i risultati stanno dando loro ragione, visto che Pasqua cresce a doppia cifra sul mercato europeo, sta sviluppando un progetto a medio lungo periodo di “brand positioning” sul mercato asiatico, segnatamente in Cina e Giappone, e infine si espande moltissimo sul mercato “horeca” nazionale. La gioia si attenua in un solo momento, quando Pasqua fa riferimento alla vendemmia del Lugana.

«I cambiamenti climatici» dice «si fanno sentire. Per cui la vendemmia è stata un disastro, abbiamo perso la metà dell’uva». Ma la festa sta per arrivare. La cantina veronese ha scelto “Vinitaly” per dare il via alle celebrazioni, dove sarà presentata l’installazione artistica “Ode al futuro” (che sarà anche un libro edito da Rizzoli), che esplora il processo creativo che sta dietro a cinque dei vini simbolo della cantina: Famiglia Pasqua, Mai Dire Mai, 11 Minutes, Hey French, Terre di Cariano Cecilia Beretta.

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