Generali promuove i manager interni. Marco Sesana numero 2 del Leone

La nomina più rilevante riguarda Marco Sesana, dal 2016 alla guida di Generali Italia. In grande sintonia con il group ceo Philippe Donnet, a sua volta già alla guida del business italiano, è diventato general manager a livello di gruppo.

Luigi Dell'Olio
Marco Sesana, general manager del gruppo
Marco Sesana, general manager del gruppo

TRIESTE. L’obiettivo è accelerare sull’efficienza, in una fase di mercato caratterizzata da crescenti incognite a livello macro, ma anche da nuove opportunità di sviluppo per il segmento assicurativo, soprattutto sul fronte della transizione digitale. Viene letta così dagli operatori di mercato la riorganizzazione manageriale annunciata due giorni fa da Generali.

Le nuove nomine puntano soprattutto sulla promozione di risorse interne, a indicare la convinzione ai piani alti del gruppo triestino che non sia tempo di rivoluzioni, ma piuttosto di affinare la macchina per migliorane l’operatività.

La nomina più rilevante riguarda Marco Sesana, dal 2016 alla guida di Generali Italia (che resta il mercato principale a livello di gruppo, nonostante la crescente diversificazione a livello geografico attuata negli ultimi anni). In grande sintonia con il group ceo Philippe Donnet, a sua volta già alla guida del business italiano, è diventato general manager a livello di gruppo.

Non si tratta della figura di direttore generale da tempo reclamata dalla lista Caltagirone, che lamenta un eccessivo accentramento di potere in capo a Donnet, bensì dell’erede di Frederic de Courtois, che ha lasciato il Leone all’inizio dello scorso anno in seguito a contrasti con il capo-azienda e poco dopo è stato nominato numero due di Axa a livello di gruppo.

Così Sesana diventa di fatto il numero due di Trieste e – forte dei suoi 49 anni - diventa anche il principale candidato a un’eventuale successione a Donnet (62 primavere), qualora il manager dovesse lasciare alla fine dell’attuale mandato triennale.

La poltrona di guida dell’Italia viene affidata a Giancarlo Fancel, fino a questo momento group chief risk officer e prima ancora direttore finanziario di Generali Italia. Anche in questo caso, dunque, un grande conoscitore della macchina. Laureato in Economia e Commercio all’Università di Trieste, Fancel è nel gruppo dal 1999, con ruoli di responsabilità crescente, tra cui la condirezione generale di Banca Generali, di cui è tutt’ora presidente, carica che continua a rivestire anche in Genagricola. A cascata, la responsabilità dei rischi viene affidata a Carlo Ferraresi, fin qui chief executive officer di Cattolica Assicurazioni.

La riorganizzazione ha portato, inoltre, alla nascita di una nuova business unit, che include Germania, Austria e Svizzera, affidata a Giovanni Liverani, fino a questo momento al vertice della Germania. Il testimone di country manager è stato passato a Stefan Lehmann, fin qui chief business officer exclusive sales di Generali Deutschland. Jaime Anchústegui è stato confermato ceo international, mentre le global business lines sono state aggregate all’interno della nuova Business Unit France, Europ Assistance and Global Business Lines, guidata da Jean-Laurent Granier.

Infine Simone Bemporad, group chief communications and public affairs officer, che agirà anche come portavoce del gruppo, e Antonio Cangeri, group general counsel, hanno fatto il loro ingresso nel Group Management Committee.

«Sono sicuro che con questo nuovo assetto organizzativo Generali sarà pronta a raggiungere i traguardi prefissati e sono fiducioso che insieme continueremo ad avere successo per molti anni a venire», sottolinea Donnet in una lettera inviata ai dipendenti.

«Il contesto attuale richiede al nostro gruppo di essere sempre più agile e pronto ad affrontare le sfide che lo attendono».

Donnet ha rivendicato che il gruppo «ha fondamenta forti e una solidità comprovata dalla sua storia di quasi due secoli. Abbiamo sempre rispettato le nostre promesse e continuato a evolverci nel modo in cui lavoriamo e nelle tecnologie che adottiamo per sviluppare la nostra compagnia».

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