Ferriere Nord studia una nuova acciaieria
L’annuncio è stato dato durante i festeggiamenti per i 50 anni dalla prima colata a Osoppo

Un nuovo record. Lo ha tagliato a maggio l’acciaieria di Ferriere Nord con 140 mila tonnellate d’acciaio spillate in un solo mese.
Numeri che proiettano il sito siderurgico di Osoppo verso il milione e mezzo di tonnellate in un anno. «Un obiettivo che saremo gli unici al mondo a raggiungere con un solo forno di fusione da 7 metri di diametro, un solo LF (forno di affinazione) e un’unica macchina a colare da 6 linee».
Lo ha annunciato Marco Minini, Ad di Ferriere Nord, dal grande palco allestito all’interno del sito produttivo, davanti a 800 tra dipendenti in forze ed ex, chiamati a raccolta dalla proprietà per festeggiare i 50 anni dalla prima colata dell’acciaieria.
Mezzo secolo che non poteva essere festeggiato che così, con l’ennesimo traguardo tagliato, vissuto più che come un arrivo come una nuova partenza, un’occasione per rilanciare, per guardare oltre, per sognare ancora in grande, come nel 1975 aveva fatto il cavaliere Andrea Pittini e come ha continuato a fare suo figlio Federico, che negli ultimi anni ha trasformato una grande azienda in un grande gruppo internazionale.
Andrea li conosceva tutti i suoi uomini. Li chiamava per nome. Una consuetudine che si era portato dietro da sempre. Da quei primi “metalmezzadri” – sua la definizione – arrivati dai campi per lavorare in siderurgia. Poche competenze, ma grande fisico. Uomini robusti, assunti per fare fatica, come ha ricordato Giuseppe Fior – sul palco a raccontare l’epopea di questi primi 50 anni insieme a Stefano Lui e Maurizio Missio, entrambi ancora in azienda – che in quel 25 aprile 1975 era presente e che dall’artigianalità della lavorazione dei primi anni – «portavamo carriole cariche di due quintali di manganese, perché non esistevano nastri trasportatori né insilaggi» – ha vissuto tutta l’evoluzione dell’acciaieria, oggi un gioiello di tecnologia, controllato dal pulpito, capace di gestire 8 colate nell’arco di una giornata. Inimmaginabile cinquant’anni fa, quando il 25 aprile una manciata di dipendenti, veri e propri pionieri, alle 8 e mezza della mattina decidono che quello sarà il giorno della prima colata.
«Più che nostra, fu una decisione dell’allora direttore, Silvano Galluzzo, che voleva festeggiare così il suo compleanno» ha ricordato ancora Fior. Alle 22 della sera, l’inimitabile luce dell’acciaio fuso inonda per la prima volta la Sideros – Siderurgica Osoppo – la futura Ferriere Nord. E sebbene l’avventura di Andrea Pittini sia iniziata diversi anni prima, nell’immediato dopoguerra, con la raccolta del rottame ferroso dalle macerie del conflitto, è lì che l’avventura imprenditoriale prende il volo. A fine anno Sideros conta già 170 persone al lavoro. Operai che si fanno sul campo. La formazione si fa guardando il capo o chi sa già qualcosa di siderurgia. È un percorso a tentoni. Fatto di buona volontà e di dedizione.

«Se oggi siamo quello che siamo è anche, specialmente, grazie a ciascuno di voi» esordisce con emozione dal palco il presidente Federico Pittini, che la festa l’ha voluta fare, dedicare, a quella che per lui, come prima per suo padre, è una seconda famiglia. Uomini e donne che hanno reso grande l’azienda poi diventata gruppo: forte oggi di 17 società, 26 strutture produttive e di servizio logistico dislocate in Italia, Austria, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia, quasi 2.000 collaboratori – 800 dei quali al lavoro in Ferriere Nord – ricavi per 2 miliardi nel 2023 e un utile di 83 milioni. Per la festa, Pittini ha fermato gli impianti, che viceversa cessano temporaneamente l’attività solo per le manutenzioni.
Ha spento l’acciaieria e i forni di laminazione, raffreddati da enormi e rumorosi ventilatori in azione fino a poche decine di minuti prima dell’arrivo degli ospiti. Ad accoglierli, in una cornice di rotoli di tondo usati come quinte e illuminati del blu aziendale, una sfilata di tavoli apparecchiati. Calici in vetro e piatti di ceramica.
Un ristorante in fabbrica solo per loro. Per ringraziarli di questi primi cinquant’anni. «L’acciaieria è molto più di un luogo di produzione – dice Pittini –, è il cuore pulsante di una comunità di persone, lavoratori, tecnici, ingegneri, che giorno dopo giorno contribuiscono con impegno e passione a scrivere una storia fatta di progresso e di sostenibilità».

«Abbiamo affrontato le sfide dell’industrializzazione, della digitalizzazione e quelle ambientali, adattandoci alle nuove tecnologie e anticipando le tendenze di un mercato globale in continua trasformazione. Questa ricorrenza di oggi – aggiunge, cercando in platea gli occhi dei “suoi”, della moglie Simona e dei loro quattro figli – vuol essere un tributo a tutte le persone che con dedizione e impegno hanno contribuito al successo della nostra realtà produttiva».
A rincarare la dose dell’emozione ci pensa l’Ad di gruppo, Paolo Felice, in Pittini da una vita. Da quando Andrea, colpito dal giovane perito del Malignani che da tempo era occupato per una grande azienda negli Stati Uniti, gli propone, sui due piedi, di andare a lavorare per lui a Osoppo.
Da allora Felice non se n’è più andato e il suo primo pensiero, venerdì, è stato proprio per il Cavaliere, «che cinquant’anni fa ha concretizzato il sogno di una nuova acciaieria, a completamento dell’intero ciclo produttivo», poi per i dipendenti, «perché l’acciaieria non è solo un impianto, è soprattutto un’organizzazione di persone. È lì che ogni giorno si costruiscono il senso del lavoro condiviso, dell’impegno collettivo, dello sforzo coordinato».
Non solo parole. La considerazione che proprietà e dirigenza riservano alle risorse umane è certificata una volta in più, quando i vertici del gruppo scelgono di condividere, anzitutto con il personale – non con la stampa, non con le istituzioni, ma con le loro persone – i programmi per i prossimi anni. Ancorché appena abbozzati.
«Stiamo immaginando di ripensare tutto il sistema fusorio con delle tecnologie nuove, sperimentate sul mercato negli ultimi 5-6 anni. L’idea è quella di costruire una nuova acciaieria, un progetto importante rispetto al quale stiamo valutando la sostenibilità economica, che ci proietterà verso il futuro. Dovremo prendere una decisione entro i prossimi 6,8 mesi: se decideremo di realizzarlo, il piano d’investimenti poi abbraccerà un quadriennio» annuncia Pittini.
«Stiamo pensando a uno stabilimento all’avanguardia, ancora più automatizzato, competitivo, sia in termini di costi di trasformazione che di utilizzo di materie sostenibili, e un luogo di lavoro sempre più sicuro» aggiunge l’Ad di Ferriere Nord. Il periodo per la siderurgia è di grande difficoltà.
Federico Pittini definisce la competizione globale una vera e propria «guerra», che tuttavia non frena la voglia del gruppo di crescere. Sarà che, come diceva spesso un altro gigante della siderurgia friulana, Gianpietro Benedetti, è proprio in tempi così che si deve investire, per farsi trovare pronti al momento della ripresa. Quando arriverà? Difficile dirlo.
Il presidente Pittini punta il dito alla seconda metà del 2026. Ma è più un auspicio che una certezza. Intanto si appresta ad approvare i conti 2024. «Un anno, il secondo di fila, molto difficile e impegnativo che chiudiamo comunque con un limitatissimo utile. Nel 2025 – conclude – c’è un leggerissimo miglioramento, ma sarà ancora complicato». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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