Energia verde a Nordest: risparmi per 362 milioni con i nuovi contratti
Semino (Acciaierie Venete): «Il prezzo dell’energia è strategico per la capacità di stare sul mercato»

Circa 362 milioni di euro di risparmi solo tra il 2023 e il 2025. È questo il conto ipotetico della riduzione dei costi che le imprese energivore del Nordest potrebbero ottenere dall’attivazione dei PPA (Power Purchase Agreement). Si tratta in effetti di accordi di fornitura di energia elettrica rinnovabile che vedono un soggetto produttore, tipicamente una società di distribuzione dell’energia, creare un nuovo impianto, su di una superficie spesso del proprio acquirente, garantendo a questo una fornitura di energia a prezzi stabili nel tempo.

Un tipo di accordo molto flessibile che tuttavia può rappresentare una spinta importante per la transizione energetica del nostro sistema industriale. In uno studio sui vantaggi di questo modello, Cerved stima che, se nei prossimi 3 anni le 3.700 imprese energivore del Paese adottassero questi accordi, il risparmio energetico derivante dai PPA sarebbe tra i 2,6 miliardi di euro e addirittura i 4 miliardi a seconda dell’andamento dei prezzi dell’energia.
In termini di riduzione delle emissioni si tratterebbe di 4 milioni di tonnellate di CO2 in meno sul solo territorio italiano. Tutto ciò grazie alla riduzione delle emissioni di imprese che sono, nella grande maggioranza, di grandi e medie dimensioni e attive tipicamente dei settori della siderurgia e della metallurgia, della chimica, della plastica e del packaging, ma anche della produzione di materiali edili, del settore farmaceutico, di quello della produzione della carta, dell’agroalimentare e così via.
Lo studio calcola per il solo Veneto, nell’arco di tempo che va dal 2023 al 2025, circa 306 milioni di euro di risparmi sulle bollette per queste imprese (la cifra più alta del Paese dopo Lombardia e Emilia Romagna), circa 98 milioni di euro per il Friuli Venezia Giulia, e 46 milioni di euro per il Trentino Adige. Un risparmio che per il solo 2023, in relazione al Margine operativo lordo aggregato delle società energivore delle tre regioni, oscilla tra il 4% del Veneto e il 5,2% del Trentino Alto Adige e con il Friuli Venezia Giulia a quota 4,5%.

E i PPA sono, con alcuni distinguo, uno strumento che piace a quelle imprese del Nordest che, per la loro conformazione, consumano grandi quantità di energia: realtà come la padovana Acciaierie Venete o la udinese Acciaierie Bertoli Safau del gruppo Danieli per le quali tuttavia la prudenza è comunque d’obbligo. «In tempi non sospetti, tra 2019 e 2020» spiega Francesco Semino Chief sustainability officer di Acciaierie Venete «abbiamo attivato un contratto PPA da 2 MW per un tempo di 5 anni e ne siamo soddisfatti.
I prezzi al MW della fornitura sono stati stabiliti, come per altro di consueto, al momento della sigla del contratto sulla base del Pun (Prezzo unico nazionale) ma all’epoca i valori erano incommensurabilmente più bassi rispetto alla metà del 2022. In un settore come il nostro nel quale il prezzo dell’energia è un elemento strategico per la determinazione non solo della marginalità ma della capacità dei nostri prodotti di stare sul mercato, un contratto con prezzi fissi può essere un’arma a doppio taglio. Per questo stiamo valutando di assumerci il rischio di attivare in proprio degli investimenti importanti in questo ambito».
Non diversa la posizione dell’Ad di Abs Stefano Scolari per il quale la diversificazione delle fonti è uno strumento irrinunciabile. «Per noi l’energia è un elemento strategico e diversificare è fondamentale» spiega Scolari «sia da un punto di vista finanziario, per ridurre il rischio legato alla fluttuazione dei prezzi, sia da punto di vista industriale perché dobbiamo garantire un mix di fonti che ci offra competitività e continuità delle forniture. Nel contempo cerchiamo di lavorare sulla riduzione dei consumi grazie all’innovazione tecnologica di processo. I PPA sono interessanti ma nel frattempo stiamo lavorando sia ad investimenti nel fotovoltaico diretto e nell’ambito dell’idrogeno come partner della North Adriatic Hydrogen Valley». —
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