Dipendenti nell’azionariato: 300 aziende venete dicono sì
Una ricerca della Fondazione Capitale & Lavoro su 110 mila società con sede nella regione evidenzia come la partecipazione rappresenti una pratica con forte possibilità di diffusione

La partecipazione dei lavoratori al capitale sociale delle imprese dove lavorano non è più un tabù. A testimoniarlo un’indagine pilota realizzata da Fondazione Capitale & Lavoro, per il tramite di Infocamere, in collaborazione con Unioncamere, Unioncamere Veneto e Camera di Commercio di Treviso-Belluno, presentata a Roma nella sede di Unioncamere in Piazza Sallustio.
Lo studio ha indagato oltre 110 mila società di capitale venete, identificando 316 aziende che già hanno scelto di offrire ai propri dipendenti una quota del proprio capitale sociale.
Tra le imprese individuate il 43% conta oltre 100 addetti e più, con una dimensione media che sfiora i 400 dipendenti. Parallelamente circa un terzo delle società identificate ha meno di 50 addetti. E in un territorio, quello Veneto, caratterizzato da una forte tradizione manifatturiera, il 64% delle aziende che già hanno previsto modelli partecipativi (212 su 316) appartiene al comparto produttivo, per un totale di quasi 40 mila addetti.
Ma se il rapporto descrive lo stato dell’arte ad un momento ben preciso, sostanzialmente quello dell’autunno del 2024, le prospettive relative alla crescita di un fenomeno che nel frattempo ha beneficiato di una legge ad hoc (la 76 del 15 maggio 2025, che ne introduce una prima disciplina attuativa) sono tutt’altro che negative. L'indagine di Fondazione Capitale & Lavoro ha indagato anche il grado di interesse futuro delle imprese manifatturiere venete rispetto alla partecipazione dei lavoratori al capitale.
Su un campione di oltre 2.200 imprese operanti in Veneto, cui fanno riferimento quasi 97 mila addetti, circa un terzo (il 31% delle Srl e il 28% delle Spa) si è dichiarata disponibile a valutare questa opportunità, con un ulteriore 4,5% delle Srl e il 5% delle Spa già apertamente propenso ad attuare tali modelli.
Da sottolineare anche il giudizio complessivamente positivo espresso dalle aziende venete rispetto all'ipotesi di coinvolgimento dei lavoratori nel capitale: il 27% delle Srl e il 34,5% delle SpA valuta questa possibilità. «Grazie alla disponibilità di Infocamere, Unioncamere, Unioncamere Veneto e Camera di Commercio di Treviso-Belluno» spiega Giuseppe Milan, presidente della Fondazione Capitale & Lavoro «siamo riusciti a sollevare almeno in parte il velo che copre un fenomeno che crediamo possa essere ancora più ampio di quello che siamo riusciti a individuare in questo primo percorso di indagine. Un fenomeno che cresce nell’attenzione delle imprese perché può dare una risposta all’esigenza sempre più concreta di attrarre, trattenere e valorizzare il capitale umano in queste aziende. Tanto più nel contesto di una curva demografica discendente e di una costante emorragia di risorse giovani che preferiscono la via dell’estero alla sfida dell’imprenditorialità sul proprio territorio».
Ma la contrazione demografica non riguarda solo la popolazione. «Da anni assistiamo ad una flessione del numero delle imprese, nel nostro territorio come nel resto del Paese» conclude Milan. «Aprire il capitale sociale delle aziende esistenti alla partecipazione dei lavoratori può essere uno strumento di generazione e rigenerazione di nuova imprenditorialità. Tutto ciò nel contesto di filiere dove anche la debolezza o la scomparsa di un piccolo anello può produrre ripercussioni notevoli all’intero sistema».
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