Danplast corre con i sacchi riciclabili
Trenta dipendenti, ricavi stabilmente assestati oltre gli 8,5 milioni (dopo un picco di 10 nel 2022) e un Ebitda che viaggia tra il 12 e il 14 per cento hanno consentito di varare un ambizioso piano biennale di investimenti

C’è chi fa la storia partendo da un garage, nel caso di Danplast tutto cominciò da un vecchio fienile, a Caminetto di Buttrio (Udine). La zona è quella dell’ex “Triangolo della Sedia”, che nel 1970 era all’inizio del suo boom: da lì l’intuizione di puntare sul packaging rivolto alle tante fabbriche del distretto.
«Il primo estrusore e la prima taglierina – racconta Fabio Peruzzi, direttore e comproprietario di Danplast – li installarono mio nonno Aldo e il fratello Luigi in un vecchio fienile, nel parco della casa di famiglia».
Negli anni ‘80 l’azienda vide l’ingresso del primo laureato, Daniele, il padre di Fabio, successivamente affiancato dalla moglie Marinella Micillo. Poi, alle soglie del nuovo millennio, la nuova sede, nella zona industriale di Buttrio, e la trasformazione da snc a srl.
Anche Fabio è arrivato in azienda forte di studi in Economia: «Sono entrato nel 2015 – racconta – per occuparmi dell’area finanziaria, poi anche dell’area commerciale, fino a quel momento vissuta un po’ passivamente». Il cambio di passo dell’azienda e il suo approccio più proattivo ai mercati sono legati anche all’avvento della terza generazione.
«Abbiamo puntato sul rafforzamento delle reti commerciali, investito sulla diversificazione e sull’innovazione produttiva» spiega ancora Fabio. «Le tipologie di prodotto e i settori di sbocco – prosegue – si sono moltiplicati. I nostri film e i nostri sacchi sono utilizzati nel food, nel manifatturiero, nella farmaceutica, nelle lavanderie industriali, perfino negli stabilimenti termali».
Dietro alla crescita dei fatturati, più che raddoppiati tra il 2015 e il 2024, anche le innovazioni sul fronte della sostenibilità, dalla completa riciclabilità di film e sacchi all’utilizzo di plastica di recupero nel mix di materia prima.
«L’impiego certificato di plastiche di seconda vita – rivela Peruzzi – è particolarmente importante in mercati come Regno Unito e Spagna, dove la plastic tax è già attiva, ma un altro fattore importante su cui stiamo spingendo molto in termini di investimenti e di certificazioni è quello dei film biodegradabili e biocompostabili».
La terza generazione ha portato in dote all’azienda forze e competenze fresche anche su questo versante: di certificazioni, oltre che di risorse umane, si occupa infatti Giuditta, che da un anno è entrata in azienda a fianco del padre e del fratello.
Trenta dipendenti, ricavi stabilmente assestati oltre gli 8,5 milioni (dopo un picco di 10 nel 2022) e un Ebitda che viaggia tra il 12 e il 14 per cento hanno consentito di varare un ambizioso piano biennale di investimenti: Danplast sta raddoppiando la sede e sfruttando l’ampliamento per installare un impianto fotovoltaico da 350 kw, strategico in un settore energivoro come quello della plastica. Cresce di pari passo l’attenzione all’innovazione, guardando anche alle potenzialità dell’etilene prodotto da fonti rinnovabili come la canna da zucchero. Non è solo questione di mercato, ma anche di sensibilità alle sfide della sostenibilità e dell’economia circolare.
«Se da un lato è sbagliato demonizzare la plastica – conclude Peruzzi – dall’altro è giusto sottolineare i passi da gigante che sono stati fatti dal nostro settore su riuso della plastica, riciclabilità e biodegradabilità. Sappiamo di lavorare sotto la lente d’ingrandimento, ma questo è uno stimolo in più a investire e innovare».
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