Dalle maxi gru ai razzi Ariane, i miracoli di Cimolai Technology

Roberto Cimolai non perde tempo. «Non fermiamoci qui in ufficio, andiamo subito in fabbrica. Soltanto lì è possibile capire quello che facciamo». Ha ragione. I primi manufatti che si incontrano sono tre argani che servono per movimentare il braccio e i ganci di sollevamento di una gru destinata a Dubai che, una volta montata, raggiungerà i 150 metri d’altezza.
«L’ordine è per una fornitura di quattro gru, che serviranno per costruire navi e piattaforme petrolifere», spiega. «Siamo in grado di realizzare gru di diverse dimensioni ma il nostro punto di forza sono quelle più grandi. Ne abbiamo costruite due con una portata da 1.500 tonnellate, la prima per un cantiere di Mauritius, la seconda invece in Oregon, sulla foce del fiume Columbia».
Visto dallo stabilimento di Carmignano di Brenta, nel padovano, dove Cimolai Technology produce la parte più tecnologica delle sue maxi-attrezzature, il mondo appare quasi piccolo. «Vendiamo ovunque, di fatto abbiamo pochissimi concorrenti. Quando riusciamo a portare qui un potenziale cliente e fargli vedere di cosa siamo capaci, al 99 per cento riusciamo ad acquisire l’ordine», dice Roberto Cimolai.

Per dare un’idea, l’azienda ha costruito il carrovaro per la posa dei conci in cemento armato per realizzare il ponte della nuova Corniche sul mare di Saint-Denis, la capitale di Reunion, oppure i meccanismi di apertura del tetto dello Stadio nazionale di Varsavia, così come quelli del campo Chatrier del Roland Garros, e ancora gli ascensori panoramici che permettono ai visitatori di arrivare fino in cima al grattacielo Vanderbilt, a New York, regalando loro un panorama mozzafiato.
«Devo molto all’intuizione di mio padre, che mi diceva: devi mettere un motore nel ferro, così puoi fare grandi cose», racconta.
Roberto Cimolai è uno dei tre figli di Armando, l’imprenditore che ha fatto la storia dell’industria friulana dando vita a un gruppo noto nel mondo per le sue costruzioni metalliche. «Ma in azienda era importantissima anche la mamma, Albina, che si è sempre occupata della parte amministrativa e finanziaria. Vivevano in simbiosi e lei è stata la sua fortuna.
L’intraprendenza di papà non si fermava di fronte a nulla pur di prendere una nuova commessa, lei lo teneva sotto controllo. Quando Armando è mancato, nel 2022, otto mesi dopo se n’è andata anche Albina. Appartenevano a una generazione che ha spianato la strada a tutti noi. Se l’industria italiana è quella che è il merito va a loro».
L’invito paterno a «mettere il motore nel ferro» Roberto lo accoglie nel 2004, quando va in crisi un’azienda di Cittadella – la De Nicola – di cui il gruppo di famiglia era fornitore. «Dopo la scomparsa del fondatore, chi la gestiva non era in grado di sviluppare un progetto industriale. Nell’azienda c’era un gruppo di tecnici bravissimi, che convinsi a venire con me a creare la Cimolai Technology, mantenendo la sede in Veneto per venire loro incontro».
Due anni dopo, quando Roberto e il fratello Luigi decidono di separare le loro strade, a Luigi resta la principale delle aziende di famiglia, la Cimolai di Porcia, specializzata in edifici e opere infrastrutturali. Roberto sceglie invece la Cimolai Technology, assieme allo stabilimento siderurgico di San Quirino, vicino a Pordenone, dove si realizzano le carpenterie meccaniche che successivamente vengono integrate qui a Carmignano, nell’impianto dove Cimolai Technology si è insediata quindici anni fa.
Da allora Cimolai Technology si è affermata come una realtà di livello internazionale, in grado di costruire manufatti su misura per le esigenze del cliente. Il portafoglio di apparecchiature realizzate spazia in diversi campi, con clienti distribuiti in tutto il mondo.
Ci sono per l’appunto le maxi gru per i maggiori cantieri navali, compreso quello di Fincantieri a Monfalcone, il sistema che permette ai turisti di arrampicarsi in esterna fino alla cima della Tower A di Hudson Yards, sempre a New York, i trasportatori che conducono le pale eoliche fino ai luoghi dove devono essere issate, la struttura in acciaio del Laguna Palace di Mestre, i manipolatori utilizzati per installare i pannelli di vetro che costituiscono la facciata dell’Apple Campus, a Cupertino.
L’idea del “su misura” viene resa da un’attrezzatura che i tecnici stanno montando a Carmignano. La si nota fin dalla parte opposta dello stabilimento, guardando oltre una schiera di 32 pneumatici alti due metri e mezzo, destinati a una gru da 1.150 tonnellate per un cantiere greco. Il committente dell’attrezzatura che svetta sul fondo è il programma spaziale europeo Ariane.
«È andata così», racconta Roberto Cimolai. «È venuto da noi un fornitore comune della Euro Propulsion. Avevano bisogno di un macchinario per trasportare, integrare e mettere sulla rampa di lancio i motori a combustibile solido dei razzi Ariane 6 e Vega C. Il primo ce l’hanno ordinato nel 2018 e l’abbiamo consegnato nell’estate del 2020. Poi l’anno scorso ne hanno ordinato un secondo, di dimensioni maggiori».
Già verniciato di verde, come il fratello primogenito, il trasportatore ha delle ganasce che si aprono per agganciare i motori e, dice Cimolai, lavora con una tolleranza infinitesimale, integrando competenze meccaniche, idrauliche ed elettroniche. Sarà consegnato in estate nella base di lancio dell’Agenzia spaziale europea a Kourou, in Nuova Guinea. Perché, come detto, da Carmignano non esiste un angolo del mondo troppo lontano per non poter essere raggiunto.
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