Concia sostenibile con le acque di scarto dei frantoi di olive

La Gsc Group di Montebello Vicentino sta esplorando la frontiera della concia a base biologica

Federico Piazza

Gsc Group sta esplorando la frontiera della concia a base biologica. L’ultima novità per l’azienda di Montebello Vicentino, che dal 1976 produce soluzioni chimiche per la lavorazione della pelle, combina l’industria conciaria con l’industria alimentare dell’olio di oliva.

La linea di prodotti

Si tratta della tecnologia OMW (Olive Mill Wastewater), cioè una linea di prodotti sviluppati da Gsc in collaborazione con un altro player del settore, la brianzola Dermochimica, che sfruttano il potere conciante delle acque di vegetazione olearie, un sottoprodotto di scarto della spremitura delle olive e della successiva centrifugazione dell’emulsione acquosa di spremitura.

L’innovazione OMW combina due importanti settori industriali nazionali. L’Italia è infatti tra i principali produttori mondiali di articoli in pelle, filiera in cui nel periodo 2020/2021 la concia italiana ha prodotto 97 milioni di metri quadri di pelli finite (fonte: report annuale Unic). Ed è anche il secondo maggior produttore di olio d’oliva nel mondo, con 315mila tonnellate l’anno (fonte: Ismea). Il progetto nasce come filiera nazionale, visto che questi ausiliari concianti vengono prodotti attraverso un processo esclusivo che usa OMW di aziende olearie principalmente toscane e pugliesi.

I numeri

La logica è quella del riutilizzo di sottoprodotti inquinanti dell’industria agroalimentare che altrimenti devono essere smaltiti nei depuratori. Le acque di vegetazione olearie, infatti, pur essendo esenti da agenti patogeni, metalli pesanti e virus, sono dannose per l’ambente a causa degli elevati livelli di acidità e di potere anti-microbico e fitotossico. Sostanzialmente sono poco biodegradabili. E i volumi non sono irrisori. Seconda dati di Enea - Eai (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile), decine di milioni di tonnellate di OMW sono prodotte ogni anno nel bacino del Mediterraneo. In Italia sono circa quattro milioni, di cui due in Puglia.
«I concianti OMW vengono ottenuti da uno scarto dell’industria alimentare ed applicati ad uno scarto della produzione della carne (il pellame). In questo modo si possono anche potenzialmente ridurre le emissioni dei gas effetto serra (calcolate con la carbon footprint) e quindi l’impatto ambientale dei processi di lavorazione. La lavorazione con OMW Technology è esente dal rischio di formazione di cromo esavalente ed è inoltre priva della tossicità della glutaraldeide», dichiara Gsc Group in una nota di presentazione della novità tecnologica. «La concia OMW è ecosostenibile e metal-free e adatta alle pelli utilizzate in tutti i tipi di applicazioni e segmenti: automotive, calzatura, pelletteria, arredamento. Consente di ottenere pelli con caratteristiche di alto livello e prestazioni paragonabili alle conce tradizionali ed è quindi una perfetta alternativa senza compromessi in termini di qualità prestazioni o aspetto».
La possibilità di conversione dei processi di concia verso l’utilizzo di prodotti chimici a base biologica è oggetto di un recente studio effettuato dal dipartimento di Ricerca e Sviluppo wet-end di Gsc, presentato a settembre all’Eurocongress IULTCS 2022 “Rinascimento: The Next Leather Generation” a Vicenza, l’assise dell’Unione internazionale degli operatori della chimica conciaria. In questo ambito la tecnologia OMW non è l’unico sistema metal-free su cui lavora Gsc. Un altro, per esempio, è Goast (Green Organic Agents for Sustainable Tanneries), progetto presentato a dicembre 2021 nell’ambito del programma europeo Life che ha coinvolto più operatori del distretto di Arzignano sulla produzione di pelle senza l’impiego del cromo come agente conciante, recuperando gli scarti di rasatura delle pelli e trattandoli attraverso un processo termochimico di pirolisi con agenti a base di polimeri organici e tannini naturali e sintetici.

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