Benetton, scatta lo sciopero: «L’azienda non si confronta»

I sindacati contestano la solidarietà al 90% per 80 dipendenti fino a Natale. Proclamate due ore di astensione dal lavoro per il 27 ottobre nel polo di Castrette

Andrea Passerini

I contratti di solidarietà al 90% fino a Natale, per 80 dipendenti? «Decisione unilaterale, l’azienda non si è confrontata con noi», dicono i sindacati, nel metodo. Nel merito, poi, contestano la portata della misura decisa. E due assemblee con i lavoratori, ieri mattina, nel polo di Benetton Group a Castrette, hanno portato alla proclamare uno sciopero di due ore, unitario, per il prossimo 27 ottobre – dalle 10 alle 12, con presidio sul piazzale esterno, per il turno mattutino, le ultime due ore nei turni successivi – con la richiesta di un dietrofront aziendale su contratti.

«Siamo fortemente preoccupati, e in totale disaccordo con le decisioni assunte senza confronto dall’azienda», dice la nota dei segretari di Filctem Cgil, Massimo Messina; di Femca Cisl, Rudy Roffarè; e di Uiltec Uil, Francesca Mazzoli, che mercoledì avevano incontrato i vertici dell’azienda.

L’azienda, com’è noto, aveva motivato l’adozione dei contratti di solidarietà per circa 80 lavoratori, per una congiuntura sfavorevole di mercato sia per gli ordini che per il fatturato. «L’applicazione nella misura eccezionalmente elevata del 90% dell’orario di lavoro», scrivono i sindacati, «costituisce un approccio inaccettabile, e chiediamo all’azienda di rivedere immediatamente la propria posizione».

Tre le questioni sollevate dalle tre sigle. La prima è che i sindacati ricordano come a luglio l’azienda avesse assicurato i sindacati sulla cessazione dei contratti di solidarietà, salvo poi ricevere ex post, adesso, la comunicazione della loro adozione. «Si mina la credibilità del confronto sindacale, incrinando la fiducia tra le parti», dicono le tre sigle, invocando un incontro con Claudio Sforza, Ceo di Benetton Group. Di più: Cgil, Cisl e Uil chiedono di applicare il principio di rotazione del personale, a fronte della riduzione dell’attività lavorativa nella misura del 90%, ritenuta «inopportuna e sproporzionata».

Infine – ma non in coda – Filctem Cgil, Femca Cisl e Ulitce Uil chiedono «chiarimenti urgenti su piano industriale, prospettive future e strategie strutturali per superare la fase di difficoltà senza penalizzare in alcun modo i lavoratori». E ribadendo la volontà «di tutelare i posti di lavoro e il reddito dei dipendenti», attendono «una convocazione urgente che dimostri la reale volontà aziendale di un confronto costruttivo».

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