Dalle spiagge di Lignano agli Emirati, cresce la bevanda alcohol free Mazzalùa

Distribuite dal Polo del gusto, le bottiglie a base di mosto aromatico e aceto sono prodotte al confine tra Italia e Slovenia

Giorgia Pacino

Non è un vino dealcolato e neppure uno spumante, sebbene al palato ricordi l’effervescenza del pérlage tipico delle più classiche bollicine. In partenza nei prossimi giorni con un carico destinato agli Emirati Arabi, Mazzalùa sta conquistando anche le bocche più esigenti e abituate al buon vino, dal Medio Oriente agli Stati Uniti, passando per i beach bar sul litorale di Lignano Sabbiadoro.

 

Distribuito a partire dal gennaio del 2024 da Domori, uno dei marchi più noti riuniti sotto il cappello del Polo del gusto di Riccardo Illy, la bevanda spumeggiante alcohol free è una creazione “di confine”: prende il nome dal pezzetto di terra tra Italia e Slovenia, da Zeglo a Cormons, in cui si producono gli aceti naturali con il miglior corredo aromatico.

Mazzalùa nasce infatti da una sapiente combinazione di aceto di vino naturalmente invecchiato e mosto da uve bianche. La ricerca, durata tre anni, ha portato alla scelta di un mosto aromatico: mosto di Sauvignon, fiori bianchi, frutta gialla, pesca, fiori di tiglio e acacia.

«Abbiamo fatto tanta ricerca e alla fine abbiamo ottenuto un prodotto con una complessità che può sostituire uno spumante a tutto pasto», spiega Rossana Bettini, imprenditrice triestina ed esperta enologica che ha lavorato al progetto con il “cacciatore di aceto” Francesco Razzetti e i due fratelli Lan ed Ela Kristancic, vignaioli sloveni della nota casa vinicola Movia nella zona del Brda.

L’intuizione di Poska 1820 – questo il nome della società produttrice della bevanda, che richiama l’antica bevanda di età romana a base di aceto e una miscela di erbe aromatiche e spezie – ha anticipato i tempi, lanciando sul mercato Mazzalùa prima dell’esplosione del trend NoLow, ovvero quello delle bevande a bassa o zero gradazione.

Secondo uno studio dell’International wine & spirits research, tra il 2022 e il 2024 il segmento analcolico ha conquistato 61 milioni di nuovi consumatori, mentre il low alcol ne conta 38 milioni. I nuovi fruitori sono soprattutto i più giovani: in linea con le tendenze globali, gli acquisti di alcolici tra chi compra bevande No/Low stanno diminuendo.

Nei dieci mercati chiave a livello mondiale, il consumo pro capite in litri di alcol puro continua a scendere. «Il Covid ha fatto il suo, perché è più facile ordinare una bottiglia al ristorante piuttosto che a casa, poi ci ha messo lo zampino il riscaldamento globale», fa notare l’imprenditrice. «Negli ultimi anni il vino ha molto più zucchero e un maggior tenore zuccherino significa molto alcol: alcuni vini arrivano a 14-15 gradi senza essere un Amarone. La maturazione anticipata toglie zucchero, ma anche apporto aromatico».

D’altronde, accanto a chi a tavola rende onore alla tradizione e all’eccellenza del vino italiano, c’è anche chi preferisce non consumare alcolici per motivi di fede o di salute, senza contare le donne in gravidanza e quanti preferiscono evitare il vino ai pranzi di lavoro. «Il mercato si sta muovendo in questa direzione e noi ne siamo stati anticipatori perché quest’anno è esplosa la moda del no alcol», sottolinea Bettini.

Sul mercato da poco più di un anno e mezzo, già presente sugli scaffali di Eataly – «lo ha assaggiato anche Oscar Farinetti» – Mazzalùa è ormai entrato nel canale Ho.re.ca conquistando i bar della riviera friulgiuliana, a partire dai beach bar Tahiri e Playa di Lignano Sabbiadoro.

Nell’orizzonte della bevanda sparkling c’è soprattutto l’estero: Stati Uniti in primis, ma anche i Paesi del Golfo dove gran parte della popolazione non beve alcolici per motivi religiosi. «È un mercato che guardiamo con molta attenzione per questa ragione», prosegue Bettini. «Stiamo già esportando parecchi pallet in America, dove il prodotto è molto apprezzato».

Sul mercato italiano si trova a un prezzo compreso tra i 19 e i 22 euro, alla pari di un buon spumante. La bevanda non teme il rincaro dei dazi, rivolgendosi già a consumatori di fascia alta. I dati di vendita restano riservati, ma ogni lotto conta 10 mila bottiglie. Presente al Fancy Food di New York, la più grande fiera dedicata all’agroalimentare, Mazzalùa è stato scelto l’anno scorso per la cena di gala all’inaugurazione del Merano WineFestival per accompagnare il caviale italiano.

Impiegata per la preparazione dei mocktail, i cocktail analcolici sempre più di tendenza, la bevanda distribuita da Domori è stata da poco abbinata al vermouth analcolico prodotto da Castagner. A differenza dei vini dealcolati, Mazzalùa è al cento per cento alcohol free.

«Molti pensano che “dealcolato” sia sinonimo di “senza alcol”, ma non è così», spiega Bettini. «La nostra bevanda Mazzalùa nasce senza alcol e non ha bisogno di dealcolazione, perché nasce dall’unione di un mosto profumato, che ha tutti gli aromi varietali dell’uva in vigna, aceto naturale, un tocco di aceto invecchiato di 50 anni della zona Mazzalùa. Il vino dealcolato invece subisce lunghi trattamenti in cantina e mantiene quasi sempre un residuo alcolico».

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