Agrivoltaico e AI nella vigna friulana del futuro
Al via la sperimentazione, unica nel Nord Est, di un sistema che integra produzione elettrica e coltivazione. «L’agricoltore oggi è il nuovo petroliere» osserva Maurizio Commodi, direttore dello sviluppo di Akren, la società di Bologna che si è occupata dello studio e della realizzazione dell’impianto in Friuli

Un ettaro di agrivoltaico avanzato in un vigneto - pannelli semitrasparenti a 2,55 metri d’altezza, foglie elettroniche, camere 3D e intelligenza artificiale a supporto - è in grado di produrre l’energia necessaria per lavorare, tutto l’anno, 170 ettari di vigne. È il sistema più avanzato mai installato in una coltura in Europa ed è in fase di sperimentazione (unico caso a Nord Est) in alcuni terreni della Bassa pianura friulana, in un vigneto di Sauvignon e Muller Thurgau e in un campo destinato a seminativo. Se lo studio, e tecnici ed esperti del settore ne sono convinti, darà i frutti sperati, si potrà in tempi brevi passare dalla fase dei test a quella di applicazione su larga scala.
«L’agricoltore oggi è il nuovo petroliere», ha osservato Maurizio Commodi, direttore dello sviluppo di Akren, la società di Bologna che si è occupata dello studio e della realizzazione dell’impianto in Friuli che ha una capacità limitata - in tutto 37 kw/h - ma solo per le sue dimensioni contenute, visto che si tratta di un esperimento, finanziato da Regione autonoma, con il supporto di Ape, Ersa, Università di Udine e Cet Electronics.
«Questi impianti - ha aggiunto il manager emiliano - non si possono progettare senza considerare le colture che si faranno sotto i moduli, ogni tipologia richiede una configurazione diversa, anche strutturalmente. Per questo la progettazione deve essere condivisa tra chi si occupa di energia e di agricoltura. Noi non facciamo semplici officine elettriche, l’agrivoltaico è una concezione molto più innovativa rispetto al fotovoltaico a terra».
Le aziende agricole che producono energia rinnovabile mantenendo la fertilità dei suoli sottostanti, potranno così integrare in modo significativo il reddito dell’impresa, rafforzandone la competitività. Ecco perché quella del «nuovo petroliere» non è una metafora campata in aria, ma una concreta possibilità in tempi ravvicinati.

L’agrivoltaico dimostrativo di Palazzolo non è solo un mero strumento per produrre energia pulita, ma è un vero e proprio laboratorio in cui grazie alla sensoristica installata vengono svolte attività di ricerca e sviluppo, a testimonianza del carattere fortemente innovativo e orientato allo studio delle soluzioni agrivoltaiche. Il sistema, infatti, consiste in una serie di sensori installati sia sotto i pannelli che in campo aperto, in modo da poter valutare scientificamente l’impatto dell’agrivoltaico sulle colture. I sensori impiegati consentono di rilevare parametri che fino a poco tempo fa erano considerati impossibili da catalogare e analizzare.
Tra questi, nel vigneto, ci sono le cosiddette “foglie elettroniche”, poi camere 3D e IA che permettono di osservare in tempo reale come cambiano microclima, crescita e salute della vite sotto i pannelli. Meccanismi di rilevamento sono piantati sotto terra per controllare la disponibilità idrica delle radici e programmare l’irrigazione. Il sistema vitivoltaico è inoltre il primo passaggio per andare verso l’elettrificazione di alcune attività, come il carico di robot tagliaerba e per trattamenti Uvc.
Il sistema agrivoltaico potrebbe allentare la pressione della peronospora sulla vite, limitando la bagnatura e la prova con le cappottine di plastica potrebbe dare ulteriori elementi in questo senso. Sarà infine interessante comprendere se la copertura agrivoltaica potrà essere impiegata come soluzione di adattamento agli stress ambientali estremi, quali gelate tardive e ondate di calore estive.
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