Acciaio italiano in lieve recupero, ma il mercato resta debole
La siderurgia delle tre regioni del Nord Est rappresenta circa un quarto del valore economico della filiera

Inizio 2025 in chiaroscuro per l’acciaio italiano. Produzione e prezzi in ripresa e calo delle importazioni, ma domanda ancora stagnante e costi energetici sempre alti.
Tanta l’incertezza quindi anche per la siderurgia delle tre regioni del Nord Est, che rappresenta circa un quarto del valore economico della filiera di settore nazionale.
Nel primo trimestre la produzione italiana di acciaio, la seconda in Europa dopo quella tedesca, è aumentata su base tendenziale del 3,1%, trainata dai prodotti piani. Incremento dovuto principalmente al riavvio del secondo altoforno di Acciaierie d’Italia a Taranto a fine 2024.
Un segnale comunque positivo, secondo l’ufficio studi di Siderweb, la società che organizza la fiera Made in Steel in programma la settimana prossima a Milano.
Il segno più arriva infatti dopo il calo perdurante degli ultimi anni, che ha portato a toccare nel 2024 il minimo storico dal 2019 di 20 milioni di tonnellate. L’Italia, secondo i dati di Federacciai e Worldsteel Association, è in contro tendenza rispetto alla contrazione nello stesso periodo della produzione di acciaio in area Ue (-2,5%) e in Germania (-12,6%). Ma lo scenario volatile e poco prevedibile dei mercati rallenta investimenti e consumi.
L’automotive e gli elettrodomestici sono i settori più colpiti, osserva l’associazione delle imprese commerciali e della pre-lavorazione siderurgica Assofermet. C’è invece più fiducia in ambito costruzioni. Soprattutto per le opere pubbliche con la coda del Pnrr: secondo i dati aggiornati a fine 2024 analizzati da Openpolis, infatti, almeno il 70% dei progetti è ancora da terminare. «Dobbiamo affrontare tre sfide interconnesse», commenta Francesco Manni, presidente dell’omonimo gruppo veronese. «Primo: un Pnrr, apprezzabilmente sottodimensionato rispetto al potenziale, ancora da valorizzare in una finestra temporale sempre più ristretta. Secondo: una domanda in flessione, rispetto a cui è bene sottolineare che il consumo apparente di acciaio è influenzato dall’utilizzo delle scorte, soprattutto nella parte finale dello scorso anno. Terzo: l’incertezza sui mercati esteri generata dalle politiche dei dazi».
L’acciaio per costruzioni è il core business anche del gruppo ucraino Metinvest, che dai suoi due laminatoi Trametal in Friuli e Ferriera Valsider in Veneto serve il mercato italiano ed europeo. «La domanda continentale di acciaio all’inizio del 2025 è in debole ripresa – nota la direzione aziendale – a causa del lancio di alcuni progetti edilizi e industriali dopo la riduzione dell’attività nel 2024 e il limitato rifornimento di scorte. Le previsioni sui consumi di Eurofer e World Steel Association sono molto caute: solo +1,6% in Italia e +2% nell’Ue nel 2025. Prevediamo che la ripresa continuerà nel 2026-2027, supportata da diverse iniziative statali come i progetti finanziati dal Pnrr in Italia».
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