A Ovaro la produzione di carta taglia il traguardo dei cent’anni
La cartiera di Rdm Group festeggia l’anniversario della nascita dello stabilimento Oggi produce il solid board, cartone semilavorato per il packaging di lusso

Sono passati cent’anni da quando la produzione di carta di è affacciata per la prima volta alla Val di Gorto. Siamo a Ovaro, nel 1923. Anna Erker-Hocevar, imprenditrice di origine austriaca, a capo di un gruppo con testa a Milano ma con propaggini che arrivano fino in Carnia, apre qui una fabbrica per la produzione di pasta di legno destinata a diventare in breve e poi lungo un secolo intero il principale presidio occupazionale della valle.
Il paese è cresciuto attorno alla cartiera, quasi ogni famiglia ha contato un suo membro al lavoro nello stabilimento, molte anche due, da una generazione all’altra, un testimone passato di padre in figlio. Per Ovaro e per la Carnia, ancor oggi lo stabilimento è un pilastro dell’occupazione sul territorio con i suoi 160 dipendenti. Senza contare l’indotto, che è pari a 2 volte e mezzo.
Una grande e felice storia (salvo il fallimento di metà anni ’80) che il gruppo Rdm, del quale la cartiera di Ovaro fa parte dal 1985, si prepara a festeggiare sabato aprendo le porte dello stabilimento al pubblico per ripercorrerne le vicende dalle origini da oggi, «da quando - ricorda il direttore Paolo Bearzi - le donne lavoravano i fogli di carta manualmente e poi li stendevano come lenzuola a quando negli anni ’80 è stata installata la prima macchina di per la produzione di cartone accoppiato, un unicum in Italia, che ha aperto alla cartiera il mercato luxury».
Oggi l’azienda di Ovaro produce solid board, cartone semilavorato destinato in particolare ad applicazioni grafiche, packaging di lusso e scatole di scarpe, come quelle per alcune griffe italiane e francesi che si sono trasformate nel tempo da contenitori funzionali a oggetti di pregio. «Il contratto più grande l’abbiamo fatto 5 anni fa con una nota maison della moda» fa sapere Bearzi che racconta di una crescita senza soluzione di continuità per la cartiera carnica negli ultimi anni, specie l’anno scorso, mentre quest’anno il sito produttivo sta facendo i conti con un rallentamento che ha costretto l’azienda ad attivare una cassa integrazione.
«L’anno scorso avevamo un grande portafoglio, i clienti hanno fatto grandi scorte di magazzino, ora paghiamo un po’ di rallentamento. Per gestirlo - spiega il direttore - abbiamo attivato una cassa che utilizziamo per una settimana al mese». Come tutto il settore cartario, uno di quelli maggiormente energivori, anche lo stabilimento di Ovaro ha dovuto fare i conti l’anno passato con la fiammata dei prezzi energetici che ha tenuto a bada investendo 9 milioni di euro per la realizzazione di una centrale di cogenerazione.
«Il nostro stabilimento - spiega Bearzi - consuma circa 5,5 megawatt, oggi la turbina ne produce 7,5, siamo dunque in eccedenza. Senza contare che la cogenerazione ci permette anche di produrre 30 tonnellate di vapore. Così abbiamo meno consumo di gas, riduciamo le spese e al contempo l’impatto ambientale». Come detto, la Cartiera di Ovaro fa parte del gruppo Reno De Medici, un colosso da 1,25 miliardi di fatturato nel 2022, 2.300 dipendenti al lavoro in 10 stabilimenti di produzione e 4 centri di taglio per 1,4 milioni di tonnellate di carta prodotta all’anno.—
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