Il Veneto vuole un nuovo modello contrattuale

Lavoro, produttività, crescita al centro dell'assemblea congiunta delle territoriali di Confindustria di Treviso, Vicenza e Padova, alla presenza di Poletti, Boccia, Camusso

VENEZIA «I tempi sono maturi per estendere la contrattazione aziendale in Veneto aprendo la platea ad almeno il 60% dei lavoratori, quelli dell'industria, e questa sarà la più efficace manovra per la giustizia sociale nella nostra area».

Lo hanno detto i presidenti di Confindustria Padova, Massimo Finco, Unindustria Treviso, Maria Cristina Piovesana e Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, nell'assemblea comune, a Venezia.

Corale la necessità di utilizzare la coesione in Veneto per dare un nuovo modello di contrattazione di secondo livello perché «il Veneto, - hanno detto - ha le caratteristiche per sperimentare un nuovo modello contrattuale dando un contributo alla riforma nazionale».

Il sindacato, è stato rilevato, è un interlocutore importante in una regione dove la distanza tra impresa ed addetti è labile e dove gli stessi lavoratori, oltre il 60%, sono in grado di diventare a loro volta imprenditori.

Quindi, per i tre presidenti, regionalizzare la contrattazione aziendale dando maggiore spazio a quella locale sarebbe una rivoluzione culturale di imprenditori e sindacati.

Il modello contrattuale che arriva oggi dal Veneto, che chiede un forte rafforzamento della contrattazione aziendale, «è interessante», perchè questo tipo di accordo «è il luogo dove si realizza lo scambio salario-produttività».

A dirlo, a margine dell’assise unica di Confindustria Padova-Vicenza-Treviso, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.

«La produttività diventa così uno dei grandi fattori di competitività del paese, non avendo più l’arma della svalutazione, dobbiamo costruire proprio attraverso la produttività un paese più competitivo», ha aggiunto.

«È stato del resto l’elemento determinante dell’accordo siglato a luglio con i sindacati, a tutela soprattutto delle pmi che non hanno rappresentanza sindacale ma possono utilizzare la defiscalizzazione per i premi di produzione», ha detto ancora Boccia.

Una sfida che i sindacati hanno capito: «Siamo nella fase del confronto, i primi di dicembre si apre un tavolo con le segreterie di Cgil, Cisl e Uil», ha continuato il presidente di Confindustria.

«Vogliamo sottolineare insieme a loro l’importanza della questione industriale e cominciare a costruire quello che abbiamo definito il ’patto della fabbricà in cui la produttività è un elemento determinante», ha concluso.

«Credo che la prima cornice e regola necessaria siano i contratti nazionali di lavoro, che devono essere un punto di partenza».

Lo ha detto Susanna Camusso, leader della Cgil, all'assemblea congiunta di Confindustria Treviso-Padova-Vicenza, dove da tempo gli imprenditori propongono una contrattazione di secondo livello più incisiva per rendere partecipi in modo maggiore i lavoratori alla vita delle aziende.

Per Camusso le posizioni sul primo livello di contrattazione «non cancellano e non impediscono la contrattazione di secondo livello ma determinano un punto di uguaglianza per l'insieme dei lavoratori. Ci sarebbe bisogno che la contrattazione di secondo livello sempre più guardi all'innovazione ai temi della professionalità, al cambiamento che anche la tecnologia può determinare».

«Non c'è dubbio che la cornice debba rimanere a livello nazionale - ha insistito Susanna Camusso -: se non è quella la caratteristica può succedere quello che sta accadendo con i voucher e altre forme di precariato, ovvero una competizione sleale fra imprese».

«Credo che le parti siano in grado di fare la loro parte, abbiamo delle trattative in corso e alcune stanno giungendo a conclusione sui modelli contrattuali - ha rilevato -. Non ho mai pensato che intervenisse il governo sulle regole della contrattazione, perché quando l'hanno fatto hanno fatto dei guai. La riforma costituzionale non risponde alla chiarezza dei ruoli istituzionali, è una riduzione della partecipazione dei cittadini e invece di avere, come deve essere una Costituzione, le regole generali siamo di fronte a una legge che contiene una gran confusione».

Va bene parlare di scambio lavoro/salario ma bisogna parlare anche di produttività «che significa l'assunzione di rischio da parte dell'azienda per aggredire i mercati».

E' la posizione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti espressa nel corso dell'assemblea congiunta degli industriali di Treviso, Padova e Vicenza.

«Salario e lavoro - ha detto - vanno difesi e si deve discuterne a livello nazionale ma bisogna parlare anche di produttività; se si risolve il problema della riforma contrattuale senza coinvolgere il governo ne sarò ben felice, ho molto da fare, fate, industriali e sindacati, benissimo questo lavoro ma fatelo velocemente e che non accada che tra qualche tempo si dica "dov'era il Ministro"».

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