Il Nordest stacca il biglietto e si prepara al dopo Bonomi

Il Veneto può presentarsi unito verso la leadership nazionale di Confindustria. Dopo il 15 settembre partiranno ufficialmente i giochi per comporre le alleanze
Roberta Paolini

Il Nordest vuole staccare il suo biglietto per la corsa a Confindustria nazionale. E quella che si configura è una occasione storica, per come si sono allineati diversi elementi. Il primo, pare che questa volta - se realmente il territorio fosse in grado di viaggiare unito - l’apertura al turno di un industriale nordestino al vertice dell’Aquilotto potrebbe trovare sponde nazionali.

La seconda, le possibilità che il Veneto, soprattutto, si possa spaccare si sono ridotte con la nascita di Veneto Est, la seconda territoriale del sistema confindustriale. E terzo, ma non ultimo, l’associazione guidata da Leopoldo Destro è oggi in grado, con la sua dote di voti di porsi, senza nessun senso di minorità, nei confronti della potentissima Assolombarda, oltretutto divisa sulla scelta del futuro numero uno nazionale.

I profili candidabili, per giunta, non mancano. Anche se è proprio sui nomi che si gioca la partita più delicata e decisiva. Tra i nomi circolati in questi mesi c’è quello di Enrico Carraro, attuale leader di Confindustria Veneto.

L’imprenditore potrebbe contare anche su sponde friulane, si dice che ci sia stato un incontro in tal senso mesi fa con Gianpietro Benedetti e pure con Michelangelo Agrusti è in ottimi rapporti. Il suo non è un profilo divisivo. Se mai dovesse sciogliere la riserva e davvero decidere di mettersi a disposizione del sistema, la sua dovrebbe essere dunque una candidatura condivisa da tutti.

Balla, tuttavia, anche la possibilità che questa candidatura mai si realizzi se, una delle attuali vicepresidenti di Carlo Bonomi, Barbara Beltrame, dovesse decidere di farsi avanti a sua volta. Perché questo significherebbe rompere il Veneto. L’imprenditrice era riuscita a spezzare il fronte già nella precedente tornata, preferendo al collega Giuseppe Pasini l’appoggio all’attuale leader Bonomi.

Una scelta che spaccò Federacciai e convinse al ritiro l’industriale bresciano di Feralpi, che potrebbe tuttavia lecitamente voler tornare in corsa. Brescia non è Milano, e l’aquila della Serenissima nell’eventualità in cui non si componga un quadro nordestino, è una scelta su cui il territorio potrebbe ragionare.

Anche Leopoldo Destro, attuale numero uno di Veneto Est e tra i fautori della fusione tra le territoriali di Padova-Treviso e Rovigo-Venezia, potrebbe essere tra i candidabili anche se in questo momento è concentrato nel portare a termine l’aggregazione. E infine, la stessa Katia Da Ros, attuale vice di Bonomi, potrebbe legittimamente tentare una corsa. È nella posizione per farlo esattamente come Beltrame.

Il vero start per la corsa del dopo Bonomi sarà tuttavia il 15 settembre. In quella data l’associazione degli industriali italiani si ritroveranno a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, per la loro assemblea annuale. L’ultima della gestione di Carlo Bonomi. Una gestione che per usare un eufemismo è stata giudicata da più parti carente. E che ha innescato, dicono i critici più duri, una disaffezione all’Aquilotto e finanche un reale problema di rappresentanza, riducendo il peso dell’associazione nelle scelte di politica economica.

L’ultimo presidente che realmente ha rappresentato il pilastro dell’economia italica, la media impresa per lo più di matrice familiare e con vocazione internazionale, è stato il compianto Giorgio Squinzi. Dopo di lui i leader di Viale dell’Astronomia sono stati imprenditori rappresentanti di realtà piccole o, nel caso di Bonomi, con profili a metà tra il piccolo imprenditore e il manager.

Oggi la base chiede a gran voce un profilo diverso: un industriale con alle spalle una realtà dimensionata che riporti il mondo dell’impresa ad incidere maggiormente in Italia e in Europa. Il rischio, in caso contrario, afferma un importante imprenditore, è di non riuscire a ricostruire la reputazione di Confindustria.

C’è da dire che finora i nomi circolati vanno nella direzione della continuità. Si va da Alberto Marenghi, vice-presidente nazionale con la delega all’Organizzazione, lo sviluppo e il marketing, e che sarebbe anche il nome che Bonomi vorrebbe come suo successore.

Poi c’è il laziale Maurizio Stirpe, attualmente nella squadra del presidente con delega al Lavoro e le Relazioni Industriali. Sempre componenti dell’attuale squadra di presidenza sono anche gli altri due nomi circolati e cioè Giovanni Brugnoli, vice presidente con delega per il capitale umano e Emanuele Orsini, con delega per il Credito, la finanza e il fisco.

Tutti profili su cui non c’è allineamento per la maggior parte delle territoriali del Nordest. Marenghi e Orsini hanno diversi detrattori dentro alla potente Veneto Est. Lo stesso dicasi per Orsini. Nello scenario pesa anche la vicenda di Federlegno-Feltrin, che resta coperta ma irrisolta.

Si ricorderà che i 5 probiviri nazionali hanno infatti, con una lettera datata 30 marzo, dichiarato decaduto Claudio Feltrin dal suo incarico di presidente di Federlegnoarredo, l’associazione ha respinto, dichiarando illegittime, le comunicazioni dei probiviri e confermato la fiducia al proprio presidente fino al 2026.

Quella storia avrà un peso nell’elezione del prossimo presidente, l’associazione di categoria che conta tra le sue fila molti importanti nomi dell’imprenditoria friulana non si schiererà né con il delfino di Bonomi, Marenghi, né con Orsini che – si dice – essere stata la mente di quella vicenda. Infine è circolato il nome di un past president come Antonio D’Amato, e quello di Fabrizio di Amato Presidente del cda di Maire Tecnimont.

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