Il Made in Italy sostiene il Paese, da solo vale un terzo del Pil
L’Economia della Bellezza misurata dal report di Banca Ifis. Fürstenberg Fassio: «Merito di un indotto creato da oltre 346 mila imprese»

La bell'Italia arricchisce il Paese. Sempre di più. Nel 2023 arte, cultura, paesaggio, enogastronomia, design, moda e cosmetica hanno contribuito alla crescita nazionale con la cifra record di quasi 600 miliardi, per l'esattezza 595 miliardi, il 19% in più rispetto all'anno precedente ed il 29,2% del Pil totale prodotto. Le cifre sono tutte qua: quelle di un successo molto scoperto e ancora tanto da scoprire che tocca grandi realtà industriali e piccolo artigianato, le più famose città d'arte e i piccoli borghi raffinati, le grandi testimonianze dell'arte e le realtà emergenti. A calcolarle il tradizionale rapporto annuale realizzato da Banca Ifis, nato con l'obiettivo di valorizzare quel comparto trasversale del tessuto imprenditoriale nazionale che, rappresenta l'eccellenza del Made in Italy. «Il progetto Economia della Bellezza è nato quattro anni fa con l'ambizione - spiega Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis - di costruire una piattaforma per valorizzare il patrimonio italiano di Bellezza. Un patrimonio che si esprime come in nessun altro Paese al mondo anche nell'industria e che l'Italia ha saputo esaltare trasformando arte, cultura, paesaggio ed eticità in valore economico».
Il patrimonio rappresentato dalla Bellezza e dal Made in Italy poggia su basi solide, quelle delle imprese e delle filiere che concretamente portano quegli asset sui mercati internazionali. «È merito di un indotto costituito da oltre 346mila imprese che, nella sua analisi, la Banca ha suddiviso in tre ambiti – continua il presidente di Banca Ifis – le imprese del turismo culturale e paesaggistico, imprese “design-driven” attive nei settori per esempio dell'agricoltura, dell'automotive, della moda, del sistema casa e della cosmetica, e imprese “purpose-driven”, che si contraddistinguono per il loro modo etico e responsabile di fare impresa».
Un ecosistema che, dunque, considera non soltanto le aziende tradizionalmente associate alla bellezza, ma anche quelle dei settori industriali e produttivi e, soprattutto, le realtà che al “fatto bene” aggiungono la capacità di generare un impatto sociale positivo su comuni, province, regioni, pmi, territori e persone. Elementi che permettono al Bel Paese di spiccare all'estero: secondo un'analisi condotta sui cinque principali mercati di riferimento per l'export italiano (Cina, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Germania e Francia) ben il 92% degli intervistati si dichiara disposto a pagare di più per acquistare prodotti che siano certificati Made in Italy. Insomma la Bellezza è un asset fondamentale per l’Italia.
Riproduzione riservata © il Nord Est