Il freddo made in Friuli per i crostacei iraniani

La Thermokey di Rivignano-Teor realizza scambiatori di calore su misura. «Vincenti perché investiamo sui tecnici friulani» spiega il ceo Giorgio Visentini

La sua prima dichiarazione ha il sapore di un manifesto. «Nella mia azienda lavorano solo italiani. In questo spicchio d’Italia abbiamo le migliori competenze al mondo in materia di scambiatori di calore». Sgombera così il campo da ogni sospetto di xenofobia Giorgio Visentini, ceo della Thermokey di Rivignano-Teor. L’idea non gli sfiora nemmeno la testa.

La ventata d’aria fresca che l’imprenditore, nato manager sotto l’ala “protettrice” dell’ingegner Danieli, ha portato in azienda ha tutt’altro sapore. In quell’impresa, ridotta a un passo dal fallimento, Visentini ha intuito potenzialità che sono quelle della grande manifattura italiana, messa in ginocchio dalla concorrenza dell’est ma di fatto insuperabile quanto a qualità ed eccellenza delle sue produzioni. A due anni e mezzo dall’avvento in azienda di Visentini e grazie al recente intervento operato da Friulia, Thermokey ha ripreso a crescere: chiuso il bilancio 2015 con 25 milioni di euro, nel 2016 punta a 27 milioni, realizzati per circa l’80% all’estero e per la prima volta quest’anno oltre i confini del vecchio Continente. Passeggiando in produzione, l’amministratore delegato salta da un saluto a una stretta di mano. «Vorrei che il motto fosse viva il lunedì», dice indicando con orgoglio le tante donne al lavoro.

Ne fa quasi una bandiera. E ribadisce di non aver dubbi: dovendo scegliere se prendere un immigrato o un italiano «assumerei l’italiano, perché parliamo la stessa lingua, anche culturale, fondamentale per la condivisione di progetti e obiettivi». Sono 160 i dipendenti di Thermokey. La conoscenza passa da loro. «Vorrei che l’azienda diventasse il miglior posto dove lavorare in Italia». Non uno slogan ma un progetto vero e proprio di cui si sta occupando il figlio Giuseppe, ma il segno del cambiamento già c’è e passa da un ribaltamento di prospettiva: «Basta parlare di dipendenti, per me sono tutti collaboratori», chiarisce il Ceo. «Nel 2013 l’azienda aveva avuto un primo semestre fantastico, poteva arrivare a un fatturato di 30 milioni, ma le banche hanno chiuso i rubinetti e i concorrenti iniziato l’assalto. Il conto si è così fermato a quota 28 milioni e da lì - continua Visentini - è iniziata la nostra operazione salvataggio immettendo 8,5 milioni di euro di cui 6 in aumento di capitale. Nel 2014 abbiamo fatturato 22 milioni, 25 nel 2015 e la previsione è di chiudere a 27 quest’anno». Agroalimentare e floricoltura sono tra i settori che promettono maggiore sviluppo per Thermokey, che, per l’appunto, realizza scambiatori di calore in alluminio riciclabile. Prodotti di grande qualità, adattabili grazie a un servizio sartoriale alle più svariate esigenze delle imprese che non a caso, sempre più spesso dall’estero, si rivolgono a Thermokey per far fronte alle rispettive necessità di refrigerazione. Che si tratti di cibi o di fiori.

Alla porta dell’azienda friulana hanno bussato anche gli olandesi, maestri nella coltivazione di fiori che a Bleiswijk, in un’impianto da 25 mila metri quadrati di superficie per 2 milioni di orchidee coltivate, si sono affidati alle cure di Thermokey che gli ha fornito i componenti dei sistemi di climatizzazione. In Iran, a Bushehr, l’azienda ha portato invece i componenti per un impianto di congelazione rapida dei gamberetti, con una capacità di trattamento di 40 tonnellate di crostacei al giorno.

E ancora, per Nesté-Davigel, stabilimento di Houdebine, in Francia, ha lavorato al raffreddamento delle celle di stoccaggio dei cibi freschi. Fra i maggiori progetti si possono infine ricordare gli evaporatori installati in un impianto realizzato in Polonia per uno dei più importanti produttori di verdure della nazione: i condensatori microcanale di Thermokey contribuiscono a mantenere costanti le temperature per circa 5 mila 600 tonnellate di ortaggi, 770 tonnellate di cavoli e 3 mila tonnellate di cipolle. «In un mercato 2014-15 in contrazione – dichiara Visentini – siamo cresciuti per il secondo anno di seguito di oltre il 10% in termini di fatturato. Una prova che la qualità ancora viene riconosciuta. Thermokey riesce a realizzare prodotti che presentano alta sostenibilità, ambientale ed economica, contenuti costi di manutenzione e consumi ridotti. Questo è il nostro Made in Italy: sartorialità, efficienza, qualità». (m.d.c.)

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