I distinguo della "piccola" Cividale: popolare ma differente

Se l'authority a dicembre darà il via libera all'operazione, per la banca di Cividale sarà l'inizio di una nuova primavera. In “cassa” entreranno infatti ben 62,4 milioni di euro netti, plusvalenza derivante dalla vendita del 4,44% dell'istituto centrale delle banche popolari (Icbp).
Un tesoretto che in gran parte andrà a patrimonio, ma che la governance della Cividale, guidata da Michela Del Piero, intende utilizzare anche per remunerare i soci. Erogando dividendi e cercando così di arginare il rischio di un fuggi fuggi tra i suoi 16 mila investitori causa il crack delle banche venete e la non semplice liquidabilità dei titoli. Svalutati (dall'ultima assemblea dei soci) a 19,60 euro da 24,50 e oggi scambiabili in non meno di 3-6 mesi. Un tempo destinato ad aumentare se tra gli investitori dovesse dilagare il panico per la situazione vissuta da altre popolari e che ai piani alti della Cividale non si sottovaluta.
La situazione dell'istituto di credito friulano è però tutt'altra assicura Del Piero che tiene da fare un distinguo. Numeri alla mano. "Oggi una nostra azione vale 19,60 euro, un ottimo valore a patrimonio netto se lo confrontiamo con quelli di altri istituti non quotati. Siamo a 1,2 contro 1,9 e con la nuova plusvalenza arriveremo a 1. Un valore corretto, realizzabile. Il mio consiglio? Non vendere”. Anche perché “la somma dei dividendi dati dal 2007, ultimo aumento di capitale, fino al 2012 – sottolinea il Dg, Gianluca Benatti - ripagano ampiamente, se sommati, l'investimento, che ha un rendimento positivo nonostante la riduzione del prezzo dell'azione”.
Con un occhio costantemente rivolto ai soci, Del Piero guarda al futuro. Con fiducia. Sarà perché sulla scrivania del suo luminoso ufficio, al 5° piano del nuovissimo palazzo tutto vetro della Banca cividalese, il progetto per risalire la china è pronto.
Non manca che il via libera della Banca d'Italia, chiamata ad esaminare il fascicolo relativo alla vendita della quota Icbp. Se entro dicembre arriverà l'ok – anche tramite silenzio assenso – l'istituto friulano potrà incassare i 62 milioni e spingere sull'acceleratore. “La plusvalenza confluirà nel risultato di esercizio, diventerà reddito e ci permetterà di remunerare i soci, rinfrancandoli sul fatto che il loro investimento è giusto e redditizio. A maggior ragione dopo quanto accaduto nelle altre banche popolari”, ribadisce Del Piero.
Il risultato dell'ultima semestrale non è stato entusiasmante. Il bilancio ha chiuso in pareggio. “Ma non abbiamo voluto dare spazio all'attività di finanza nonostante le molte plusvalenze inespresse – mette le mani avanti la presidente -: non ci interessava realizzare delle attività finanziarie sapendo che alla fine dei 12 mesi avremo il risultato più alto della nostra storia”.
“Quanto all'attività core, un po' per i tassi, un po' per le rettifiche sui crediti – continua Del Piero – non riesce ancora a dare un grosso contributo”. La plusvalenza diventa così determinante. Promessa di un nuovo inizio. Obiettivo del Cda è radicare ancor più la banca sul territorio attraverso una sempre maggiore capillarità e una maggiore velocità a tutti i livelli. Non sono previste chiusure tra le 75 filiali – 600 i dipendenti -, ma qualche cambio sì.
“Stiamo verificando quali sono le meno redditizie e valuteremo l'opportunità di chiuderne alcune per riaprirne altrettante in zone di maggior raccolta”, annuncia la presidente che pensa in particolare a Trieste, a Pordenone ma anche a una parte del Veneto.
A distanza di mesi dal suo approdo sulla sedia più alta, Del Piero conferma il legame con il Fvg della banca. Esclude progetti di fusione con altri istituti, non l'ipotesi di qualche sinergia.
La massa amministrata è inferiore alla soglia imposta dal governo nella riforma delle popolari e così l'avventura della Banca di Cividale, iniziata nel 1886, può per ora proseguire in autonomia, senza scossoni.
Con numeri che paioono dar ragione al consiglio di amministrazione. Dal 1 gennaio al 30 settembre gli obiettivi commerciali erano stati raggiunti nella quasi complessità (rispetto allo stesso periodo del 2014). Salvo per i soci (-14%), volavano la raccolta netta gestita (+184%), i mutui (+27%), le polizze assicurative (+40%) e le carte di credito (+45%).
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