Via libera della Ue a UniCredit-Banco tagliando 209 filiali

Offerta di scambio, punto a favore dell’istituto guidato da Orcel la replica di Castagna: «Prendiamo atto ma siamo preoccupati»

Luigi Dell'Olio

UniCredit nella battaglia che vede l’istituto guidato da Andrea Orcel non solo opposto a Banco Bpm, verso la quale ha lanciato un’Offerta pubblica di scambio (Ops), ma anche al governo nazionale, che con il Golden Power ha fissato una serie di paletti da rispettare per andare avanti nell’operazione. La DgComp ha autorizzato l’offerta, evidenziando che non va contro le normative comunitarie in tema di concentrazioni, anche se ha posto alcune condizioni.

L'approvazione dell’offerta «è subordinata al pieno rispetto degli impegni proposti da UniCredit per rispondere alle preoccupazioni (di Bruxelles, ndr) in merito al livello di concorrenza nel settore bancario italiano», ha sottolineato con riferimento all’accordo per cedere 209 filiali fisiche situate in aree in cui si verrebbe a raggiungere una quota di mercato ben superiore al 20%. L’area più colpita sarebbe quella di Verona, destinataria di circa la metà di tutte le dismissioni di sportelli previste.

«Gli impegni (assunti, ndr) risolvono pienamente le preoccupazioni in materia di concorrenza individuate dalla Commissione, eliminando la sovrapposizione orizzontale tra le attività delle società in tali aree e garantendo il mantenimento della concorrenza», aggiunge la DgComp.

Parallelamente, la Commissione ha respinto la richiesta dell'Autorità italiana garante della concorrenza di sottoporre la concentrazione alla propria valutazione ai sensi della legge nazionale sulla concorrenza. Un aspetto, quest’ultimo, molto importante per Orcel, che da tempo si batte per spostare la competenza a decidere sulle questioni concorrenziali relative all’operazione da Roma a Bruxelles. Con il governo italiano che invece è di opinione opposta, tanto che appena due giorni è stato comunicato il contenuto della risposta fornita dal ministero del Tesoro all’Unione europea.

Le prescrizioni sono «legittime» e «fattibili», è stata la replica del Mef alle preoccupazioni espresse da Bruxelles, accompagnata dalla sottolineatura di aver agito per tutelare «la sicurezza pubblica, un profilo di esclusiva competenza nazionale».

Tornando alla pronuncia di ieri, l’Antitrust comunitario ha sottolineato che l’eventuale integrazione non solleverebbe «preoccupazioni in merito a possibili rischi di coordinamento nel mercato bancario italiano, a causa della natura frammentata e competitiva del mercato e della scarsa trasparenza dei prezzi al consumo». Sul fronte politico da segnalare la reazione di Federico Freni, sottosegretario al Mef, secondo il quale questa decisione «era scontata. Ci saranno dei vincoli di concentrazione, sicuramente, rispetto all’operazione nel suo astratto – continua – che poi verranno valutati e si daranno i rimedi alla concentrazione, ma è una prassi». Quindi ha lasciato intendere che questa decisione non inficia le posizioni del governo nazionale.

Del resto, fin qui Bruxelles non si è espressa sul Golden Power invocato dall’esecutivo di Roma, che dunque resta pienamente valido. Almeno per ora, dato che il dossier è allo studio anche della Dg Servizi Finanziari.

Da registrare comunque anche la reazione di Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm: «Prendiamo atto della decisione di oggi della Commissione europea; come sempre non entriamo nel merito delle decisioni delle Autorità, ma esprimiamo la nostra preoccupazione per le conseguenze dell’operazione sul modello di business adottato dalla nostra banca, vicino da sempre all’economia reale e alle imprese e famiglie dei nostri territori». C’ anche una frecciata: «Ricordiamo infine che si tratta di un’autorizzazione regolamentare che nulla ha a che vedere con l’esito finale dell’Ops. A tal fine, si segnala che all’ultimo giorno prima della sospensione dell’offerta, le adesioni si attestavano a circa lo 0,0180%».

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