Generali, stop al dossier Natixis: «Non sussistono le condizioni»
Il Leone: «Confermato il valore industriale dell’operazione, nessun impatto sugli obiettivi del piano»

Si chiude ufficialmente il dossier sulla nascita di un campione europeo dell’asset management. Generali e il gruppo francese Bpce hanno deciso di interrompere il progetto di joint venture che avrebbe unito Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers in un operatore globale da 1.900 miliardi di masse gestite e 4,1 miliardi di ricavi.
Un epilogo atteso, dopo mesi di resistenze politiche e societarie che hanno reso impossibile limare gli ultimi angoli. Un progetto ambizioso, annunciato il 21 gennaio, fondato su una struttura paritetica blindata da un patto quindicennale e pensata per dare vita a uno dei poli più forti dell’asset management europeo.
L’amministratore delegato del Leone Philippe Donnet ne ha sostenuto fino all’ultimo la valenza industriale, ma l’operazione si è arenata per la convergenza di due resistenze: quella di alcuni soci – fra cui Francesco Gaetano Caltagirone, apertamente contrario al perimetro ipotizzato – e quella politica, con il Governo poco incline a benedire l’operazione.
Nella nota diffusa dai due gruppi si ricostruisce un processo negoziale conforme al Memorandum of Understanding non vincolante siglato a gennaio. «Le approfondite interlocuzioni e le consultazioni previste con gli stakeholder interessati», spiegano, hanno confermato «il merito e il valore industriale» del progetto. Ma, giunti alla scadenza indicata il 15 settembre, Generali e Bpce hanno concluso che le condizioni per un accordo definitivo non ci sono.
Gli effetti economici
Un punto rilevante riguarda gli effetti economici dell’addio: l’uscita dalla trattativa non comporterà alcun impatto patrimoniale, poiché le parti – nel corso dei mesi di confronto – si erano accordate per cancellare la penale da 50 milioni di euro originariamente prevista in caso di interruzione delle negoziazioni. Una clausola che sterilizza ogni conseguenza finanziaria e consente una chiusura “ordinata” del dossier.
Sul piano industriale, il Leone ribadisce che la fine del negoziato non intacca gli obiettivi del piano strategico “Lifetime Partner 27: Driving Excellence”, già confermati lo scorso 13 novembre in occasione della presentazione dei risultati dei nove mesi.
L’asset management resta uno dei pilastri della strategia futura, sia per il forte ritorno operativo sia per il basso assorbimento di capitale. E la compagnia può contare su una solidità patrimoniale ai massimi livelli in Europa, con un Solvency stabilmente nella fascia alta del mercato.
Spazio per crescere nel gestito, dunque, ce n’è e ce ne sarà. Il matrimonio con Bpce non andrà in porto, ma la traiettoria strategica del gruppo non cambia: la costruzione di un campione europeo passa anche attraverso la capacità di scegliere, e di rinunciare, quando le condizioni non sono quelle giuste.
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