Risiko, Orcel: «Ricorso sul Golden power per definire il quadro futuro»

L’ad di UniCredit in audizione alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche ha chiarito le ragioni dell’azione intentata contro la decisione del governo

La redazione

Un ricorso per «proteggere i nostri azionisti e definire il quadro» futuro. Andrea Orcel, in audizione alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche, chiarisce le ragioni del ricorso presentato da UniCredit al Tar e poi al Consiglio di Stato contro la decisione del governo di imporre il Golden Power sul tentativo, poi ritirato, di acquisizione di Banco Bpm.

UniCredit, ha precisato l’ad, respinge l'idea che «potremmo rappresentare una minaccia alla sicurezza» del Paese. Il Golden Power è stato deciso «sulla base di informazioni non corrette» fornite da Banco Bpm, ha aggiunto Orcel, puntualizzando che per UniCredit l’operazione sul Banco «è un capitolo chiuso» ora che Crédit Agricole ha il 20% della banca. 

Dopo «il ritiro della nostra offerta», ha ricordato infatti Orcel, «l'azionariato è cambiato ed esiste un azionista che, de facto, ha il controllo relativo del gruppo. Con questa situazione l'operazione non è più attraente», ha aggiunto, sottolineando come al momento dell'offerta «noi avevamo stoppato la nostra crescita organica che, da luglio, abbiamo ripreso e sulla quale siamo ottimisti». L'ad ha poi aggiunto che «se ci fosse una possibilità» di altre acquisizioni in Italia «la faremmo, sempre con i nostri criteri» e anche per questo «abbiamo presentato il ricorso al Consiglio di Stato».

Sul fronte russo UniCredit sta continuando a ridurre le attività, ma – ha precisato Orcel – non ha intenzione di «chiudere tutto». «Perché devo regalare la nostra banca alla Federazione Russa dove ho 3,7 miliardi di capitale?»

In merito alla partecipazione in Generali, Orcel ha ricordato che la quota di UniCredit «è scesa al 2% e lì è rimasta. Osserviamo la situazione», ha precisato aggiungendo che sono possibili forme di cooperazione con il Leone in alcuni comparti «anche senza una partecipazione».

Sul fronte tedesco invece, se pure andasse in porto un'aggregazione con Commerzbank, UniCredit non sposterebbe la sede in Germania. «Siamo un gruppo federale e lo restiamo non ci sono ragioni per delocalizzare», ha spiegato Orcel nelle risposte ai senatori. Con lo schema attuale «tutte le banche federate si sentono rappresentate e proprietarie», ha affermato il top manager ricordando la genesi dell'investimento in Germania. «Avevamo quello che credevamo essere un accordo con un amministratore delegato che ha dato le dimissioni la sera che abbiamo acquisito la partecipazione e dal ministro delle Finanze, liberale, che è anche lui uscito e ci siamo trovati in questa situazione».

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