Il governo sul Golden Power: «È per la sicurezza pubblica»

L’amministratore delegato di UniCredit Andrea Orcel torna a criticare i paletti all’ops sul Banco. «Senza chiarezza chiuderemo la questione». E su Generali: «Quota non strategica, usciremo»

Luigi Dell’olio

​​​​​​Il ceo di UniCredit Andrea Orcel va all’attacco del governo per le condizioni poste all’offerta su Banco Bpm e sgombra il campo da possibili mire su Generali, mentre filtrano le motivazioni addotte dall’esecutivo italiano alla Commissione Ue in merito al ricorso al Golden Power.

 

È stata una giornata ricca di novità quella di ieri, relativamente al risiko in atto nel sistema bancario nazionale. Il tutto in attesa di domani, quando è attesa la pronuncia dell’Antitrust europeo sull’iniziativa dell’esecutivo italiano. Secondo quanto filtrato, fino ad ora, è in corso da tempo un’interlocuzione tra la banca italiana e le autorità di Bruxelles, con la Commissione Ue che potrebbe decidere di avocare il dossier sotto la propria competenza, respingendo la richiesta dell’Agcm italiano di farsi carico del caso, dato l’impatto significativo sull’andamento concorrenziale del mercato italiano.

Proprio in vista di questa pronuncia, nei giorni scorsi è circolata l’indiscrezione secondo la quale UniCredit sarebbe pronta a cedere 209 sportelli (di cui metà solo nella provincia di Verona) per rispettare le prescrizioni comunitarie, che vietano di avere una quota di mercato superiore al 20% su base provinciale. Tornando alla cronaca, Orcel ha parlato alla Ceo Conference organizzata da Mediobanca. «Senza chiarimenti sulle prescrizioni, non procederemo con l’offerta su Bpm», a confermare un orientamento già esplicitato nei giorni scorsi. «Come italiano sono un po’ triste che siamo l'unica banca italiana a cui è stato applicato», ha detto con riferimento al Golden Power.

Quasi in contemporanea con le parole di Orcel, è stato reso noto il contenuto della risposta fornita dal ministero del Tesoro all’Unione europea, che chiedeva chiarimenti in merito all’utilizzo dello strumento normativo giustificato dalla difesa di interessi nazionali particolarmente sensibili. Le prescrizioni sono «legittime» e «fattibili», scrive il Mef, che sottolinea di aver agito per tutelare «la sicurezza pubblica, un profilo di esclusiva competenza nazionale».

Quindi, ad anticipare eventuali repliche di Bruxelles, viene evidenziato che questa mossa «non ha alcuna interferenza con la disciplina sovranazionale» prevista dai regolamenti comunitari. «L'Ue si esprime sulle tematiche antitrust, i singoli Paesi beneficiano di una competenza esclusiva sulla sicurezza nazionale».

Il governo italiano - viene poi assicurato - nell'esame dell'Ops di Unicredit su Banco Bpm ha prestato estrema attenzione a non interferire in alcun modo con le competenze di Bce, Bankitalia, Agcom, Dg competition dell'Ue e Consob. Per Orcel, non solo le condizioni poste sono di difficile realizzazione, ma anche oscure nel contenuto e intanto il tempo stringe. «Alla fine c'è un certo periodo di tempo dopo il quale dovremo chiudere la questione. E se non sarà chiarito, chiuderemo la questione», ha sottolineato.

Per il numero uno dell’istituto di Piazza Gae Aulenti, le illazioni in merito alle mire su Generali sono mal poste. Ha definito la quota «non strategica», a indicare evidentemente che la mossa è stata dettata soprattutto dall’aspettativa di valorizzare l’investimento. «Lo ridurremo e ne usciremo nel tempo», ha detto a proposito della quota (6,7% secondo quanto dichiarato alla vigilia dell’assemblea del Leone) detenuta nel gruppo assicurativo.

Quindi è tornato sul risiko in atto, affondando il colpo: «Le banche target del risiko bancario stanno sempre di più mettendo in mezzo la politica per difendersi. Se si guardano tutte le fusioni in corso, e si escludono quelle che sono collegate o guidate da un governo, si trova che ogni singolo Paese è contrario», ha concluso.

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