Ops Mps-Mediobanca, superata quota 13%: è il primo passo verso la soglia del 35%
L’Offerta dell’istituto di Lovaglio accelera anche se la scadenza è lontana. Intanto arriva il sì di Norges Bank a Piazzetta Cuccia su Banca Generali

Prende quota l’Offerta pubblica di scambio lanciata dal Montepaschi su Mediobanca, con ricadute attese anche sulla medesima operazione lanciata da quest’ultima all’indirizzo di Banca Generali.
Fino alla seduta di mercoledì le adesioni erano state del tutto trascurabili, ma giovedì vi è stata un’impennata, con 112,28 milioni di azioni consegnate all’offerente, pari al 13,4748% del capitale. Considerato che la scadenza non è dietro l’angolo (8 settembre), vi è curiosità su chi potrebbe essere stato l’autore di questa mossa.
Al di là di questo, c’è un aspetto importante da valutare. Considerato che né Delfin (la holding d’investimento degli eredi Del Vecchio), né il gruppo Caltagirone, titolari rispettivamente di circa il 20% e il 10%, hanno consegnato le proprie azioni, la soglia minima fissata al 35% dal Monte per il successo dell'Ops è ampiamente a portata di mano.
Non solo. Considerato che il titolo Mediobanca quota a sconto di un paio di punti percentuali, a questo punto si riducono anche le possibilità di un rilancio del prezzo per convincere un maggior numero di azionisti di Piazzetta Cuccia ad aderire.
Per Mps, un’adesione compresa tra il 35% e il 50% del capitale di Mediobanca è «idonea a consentire all'offerente di ottenere il controllo di fatto dell'emittente, esercitando un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria e incidendo sul generale indirizzo della gestione». In ogni caso, il ceo di Siena, Luigi Lovaglio, si è detto fiducioso sul raggiungimento del 66,6% del capitale, vale a dire la soglia di efficacia fissata inizialmente.
Intanto giovedì prossimo si riunirà l’assemblea di Mediobanca per pronunciarsi sull’Ops dell’istituto milanese sulla banca del Leone. L’obiettivo di Mediobanca è dar vita al primo player nella gestione dei patrimoni a livello europeo, con sinergie attese per 300 milioni di euro.
Alle assise è attesa una quota di azionisti pari al 75-80% del capitale, con il fronte del no e degli astenuti (i voti di quest’ultima categoria valgono come il rifiuto al lancio dell’offerta) che si attesterebbero a non meno del 40%, con la strada che appare dunque in salita per il via libera all’operazione.
In particolare, l’opposizione alla volontà dell’ad Alberto Nagel è capitanata dalla già citata Delfin (19,8%) e da Francesco Gaetano Caltagirone (con il suo 9,9%), il quale ha criticato la asserita mancanza di trasparenza informativa da parte del management di Mediobanca ed espresso dubbi sulla logica industriale dell’operazione, oltre a esprimere il timore di indebolire Assicurazioni Generali, di cui l’imprenditore romano è un importante azionista.
In vista di giovedì prossimo, ieri pomeriggio Norges Bank e altri investitori istituzionali hanno scoperto le carte sull'offerta di Mediobanca su Banca Generali creando un blocco che supera il 2%. A Norges Bank, che ha in portafoglio l'1,45% di Piazzetta Cuccia si unisce il sì del fondo pensione degli insegnanti della California (California State Teachers' Retirement System) di quello dei dipendenti pubblici (California Public Employees' Retirement System), il Canada Pensions Plan, il New York City Comptroller e il Florida State Board of Administration. Il via libera di Norges e delle cinque casse previdenziali nordamericane si allinea all'indicazione di voto espressa dai proxy advisor Iss, Glass Lewis e Pirc, l'agenzia europea specializzata sui fondi pensione.
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