L’Ops di Mediobanca su Banca Generali va alla conta dei voti
Il proxy Pirc si è espresso positivamente come Iss. Attesa l’affluenza di circa il 75% del capitale. Il gruppo Caltagirone resta contrario: «Permangono immutate le gravi carenze informative»

Si avvicina lo showdown per Mediobanca. Mercoledì 21 agosto, a porte chiuse e con voto solo attraverso il rappresentante designato, l’assemblea degli azionisti deciderà sull’offerta pubblica di scambio per Banca Generali. Ieri è scattata la record date — la data entro la quale bisogna possedere i titoli per partecipare al voto — ma per la fotografia definitiva dei presenti, attesa tra il 75 e il 76% del capitale, serviranno ancora alcuni giorni.
La partita resta apertissima e i proxy advisor confermano la spinta verso il sì. L'offerta, carta per carta, come noto, mette sul piatto i titoli Generali detenuti da Mediobanca, pari al 13% del capitale circa, come contropartita per la totalità delle azioni di Banca Generali, controllata al 51% proprio dal Leone di Trieste.
Dopo Iss, ieri anche Pirc, uno dei principali advisor per i fondi pensione d'Europa, ha ribadito la raccomandazione di voto favorevole già espressa in vista della precedente convocazione, Glass Lewis, atteso nelle prossime ore, si era già espresso positivamente nella prima tornata.
Nella sua nota, Pirc sottolinea che l’Ops «incorpora un premio rispetto al prezzo di mercato di Banca Generali e offre agli azionisti l’accesso a una piattaforma più ampia e diversificata». Mediobanca, utilizzando le azioni di Assicurazioni Generali come corrispettivo, «preserva la liquidità e riposiziona Generali da investimento finanziario passivo a partner commerciale strategico, in linea con l’obiettivo di diventare un attore leader nel Private e Investment Banking».
Secondo Pirc, Banca Generali è «il fit ideale dal punto di vista industriale e culturale, grazie al modello a basso impiego di capitale, alla forte redditività e al posizionamento premium nel mercato italiano».
Nell’ultimo mese il titolo Mediobanca è cresciuto di oltre il 14,4%, segnale di scambi intensi e di una possibile ricomposizione della mappa azionaria. L’Accordo di consultazione, tradizionale sostegno all’ad Alberto Nagel, ha visto ridurre il proprio peso dall’11,7% al 7,8% per via di vendite di soci come Mediolanum e Gavio, ma anche del friulano Pittini.
BlackRock si è rafforzata al 5,06% dal precedente 3,5%, mentre fondi hedge sono entrati in scia anche dei pareri dei proxy, come ricordava ieri il Corriere della Sera. Questo blocco di investitori istituzionali potrebbe garantire circa 25% di voti a favore. A questi si somma il circa 2% di Unipol, azionista storicamente vicino a Piazzetta Cuccia. Il retail appare poco presente: a giugno aveva conferito deleghe per il 2% del capitale. Al momento, la base favorevole stimata si aggira attorno al 33%, ma le variabili sono molte.
La Plt della famiglia Tortora, salita a quasi l’1%, deve ancora schierarsi. Per vincere servirà il 50,01% dei voti espressi: con l’affluenza stimata serve il voto favorevole del 38-39% dei presenti.
Sul fronte opposto, il blocco contrario accreditato dal mercato attorno al 40% è guidato da Delfin (19,9%) e da Francesco Gaetano Caltagirone (9,9%). Il gruppo romano voterà contro, ieri nuovamente in una nota Vm 2006, società che fa capo al costruttore romano, ha ribadito la sua contrarietà «permangono immutate le gravi carenze informative già denunciate a giugno» si legge.
La convocazione al 21 agosto è una «sorpresa», secondo la nota di Caltagirone che ricorda che il rinvio avrebbe dovuto avere «il dichiarato fine di disporre a beneficio dei soci di un set informativo esaustivo e dettagliato». Invece, continua, «a tutt'oggi non è disponibile né è dato conoscere il puntuale contenuto economico e negoziale degli accordi di partnership strategico-industriale di lungo periodo» tra il gruppo Mediobanca, Assicurazioni Generali e Banca Generali.
Per quanto riguarda Delfin la holding della famiglia Del Vecchio potrebbe replicare la strategia che avrebbe messo in campo il 16 giugno, precedente data dell'assemblea poi posticipata, e astenersi e quindi contare come voto contrario.
Sul fronte potenzialmente contrario si segnalano anche gli enti previdenziali (Enasarco, Enpam) con circa il 5,5% che potrebbero astenersi o votare no. Indecisione anche in casa Edizione (2,2%), che potrebbe astenersi, così come Unicredit (1,9% diretto più un 2% per conto clienti). Anche se quella posizione aveva un senso come arma negoziale con il Governo, azionista di Mps, nella poi ritirata ops dell'istituto di Piazza Gae Aulenti su Banco Bpm.
La partita si intreccia con altre mosse di sistema, come noto infatti, è in corso l'ops di Monte Paschi su Mediobanca, con scadenza 8 settembre. Con equilibri così sottili e un margine di manovra ridotto, l’assemblea del 21 agosto si preannuncia come una sfida punto a punto, dove ogni pacchetto azionario potrà fare la differenza.
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