Mps, Delfin resta primo azionista. Il 13% delle Generali controllato da Siena

La fotografia di Consob dopo la conquista di Mediobanca. Caltagirone ha chiesto alla Bce di salire oltre il 10%

Giorgio Barbieri

Il blitz del Monte dei Paschi su Mediobanca ha ridisegnato la geografia del capitale a Siena. Dopo l’Opas e la riapertura dell’offerta, il Monte controlla ormai l’86,3% di Piazzetta Cuccia e al tempo stesso ha visto cambiare la composizione dei propri azionisti. Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri, è scesa al 18% (dal 20,9% di metà settembre), Francesco Gaetano Caltagirone all’11% (dal 12,2%) e Banco Bpm al 2% (dal 4,4%). Resta il ministero dell’Economia con circa il 5%, accanto a investitori istituzionali come Ubs, BlackRock e i francesi di Bpce, oggi al 3,37% ma a inizio anno oltre il 6%.

La fotografia ufficiale scatterà però il prossimo il 29 settembre, quando verrà regolato anche il 24% conferito nella seconda finestra dell’offerta. Ma già oggi i numeri parlano chiaro: il peso dei privati resta prioritario nella nuova compagine, mentre Siena ha assunto una posizione dominante sugli asset strategici che Mediobanca portava in dote.

Tra questi spicca la quota in Generali: il 12,943% detenuto da Piazzetta Cuccia passa ora indirettamente a Mps, a cui si somma uno 0,243% di prestito titoli. In totale, il Leone vede un azionista potenziale al 13,186%, con effetti destinati a incidere sulla governance della compagnia triestina, al centro delle mosse dei grandi soci del Nordest.

Non meno rilevante il legame con i francesi di Bpce. Il gruppo transalpino, azionista di Mps, controlla Natixis, che da mesi tratta con Generali un’alleanza sul risparmio gestito. Un tavolo che si è raffreddato, ma che ora si riapre con una variabile in più: mentre Siena è socio forte del Leone - assieme a Delfin e Caltagirone, presenti a Trieste anche in via diretta - i francesi hanno una quota in Mps, pur non rilevante ai fini del controllo.

Sul fronte domestico va sottolineato che, dopo l’Opas, la quota di Caltagirone è poco sopra il 10% di Mps. L’imprenditore ha avviato in Bce il procedimento autorizzativo per il superamento della soglia, ma fino al via libera i diritti di voto oltre il 9,9% restano sterilizzati. Nella dichiarazione depositata in Consob ha escluso patti parasociali e ribadito di non voler presentare liste per la maggioranza del consiglio di amministrazione finché la partecipazione resterà sopra il 10%.

«È un’operazione storica che modifica il sistema bancario italiano», ha detto il presidente di Mps, Nicola Maione, «è una grande operazione finanziaria, una grande operazione industriale che è stata premiata con numeri esaltanti. Gli obiettivi sono tutti davanti, anche quelli impossibili: come abbiamo dimostrato, possono essere raggiunti grazie all’enorme lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi».

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