Mps al nuovo piano industriale. E in Borsa torna aria di risiko

L’’istituto senese ha ripreso il percorso della crescita e potrà trattare da ben altre posizioni il futuro matrimonio con un istituto più grande
Luigi Dell’olio
La sede del Monte dei Paschi di Siena in via Manzoni, a Milano, dove si è riunito il cda della banca, 19 dicembre 2016. ANSA/MATTEO BAZZI
La sede del Monte dei Paschi di Siena in via Manzoni, a Milano, dove si è riunito il cda della banca, 19 dicembre 2016. ANSA/MATTEO BAZZI

«Non siamo disperati, faremo un’operazione industriale», è il mantra che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, va ripetendo a chi gli chiede lumi sul futuro di Mps. E la sua non è una posizione tattica, piuttosto nasce dalla consapevolezza che l’istituto senese ha ripreso il percorso della crescita e potrà trattare da ben altre posizioni il futuro matrimonio con un istituto più grande.

Un’operazione che, dati i nomi in ballo, avrà ripercussioni importanti anche sul territorio nordestino. Dunque il Tesoro, che di Mps resta il principale azionista con il 26,7% del capitale, non deve decidere a giorni con chi convolare a nozze, ma di certo non c’è ancora molto tempo a disposizione.

Ieri gli analisti di Kbw hanno pubblicato un report nel quale sottolineano che le banche italiane dovrebbero annunciare conti sfavillanti anche nel secondo trimestre dell’anno, con un margine di interesse in leggero calo, ma ancora robusto, buon momentum sulle commissioni e costi sotto controllo. Poi dovrebbe iniziare a farsi sentire il cambio di rotta nella politica monetaria da parte della Bce.

Dal canto suo, l’istituto senese si appresta a comunicare l’aggiornamento del proprio piano industriale insieme con i conti del semestre (la data in calendario è il 6 agosto), con gli addetti ai lavori che si attendono una politica dei dividendi più generosa e possibili mosse sulla bancassicurazione con Axa, il cui riacquisto potrebbe accelerare il risiko con Unipol. Nelle scorse settimane il gruppo assicurativo ha annunciato di essere salito al 24,62% del capitale di Bper Banca, con una quota ulteriore del 4,77% tramite contratto finanziario derivato. Una mossa che potrebbe risultare propedeutica a un affondo da parte dell’istituto emiliano nei confronti del Montepaschi.

Le alternative non mancano. Esclusa Intesa Sanpaolo (di gran lunga leader del mercato bancario italiano e per questo impossibilitata a fare nuovi acquisti, che comporterebbero la sicura opposizione da parte dell’Antitrust), il pensiero va a due realtà con un forte radicamento nel Triveneto come UniCredit e BancoBpm. Il primo, dopo la stagione delle dismissioni per ridurre il debito e il successivo recupero di redditività, ora può tornare a concentrarsi sulla crescita, mentre il secondo ha finito di digerire l’integrazione tra Verona e Milano e oggi si trova in una condizione che la vede come terzo operatore bancario italiano, ma non abbastanza grado per sentirsi al riparo da eventuali mire di gruppi più grandi. Unicredit, Banco Bpm e Bper «potrebbero creare valore», mantenendo al contempo «una solida posizione di capitale», spiegano in un report gli analisti di Barclays, senza esprimere preferenze tra i contendenti. La banca inglese concorda sulla considerazione che i potenziali acquirenti vorranno attendere i numeri e le strategie del management di Siena prima di muoversi.

Così agosto, il mese in cui in Borsa calano drasticamente gli scambi, si prepara a essere decisivo per il futuro del sistema finanziario italiano.

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