Mediobanca, Unicredit all’1,9% e Pittini investe 1,9 milioni
Lunedì l’assemblea di Piazzetta Cuccia che deciderà se procedere o meno sull’offerta di scambio per Banca Generali. Fari puntati su Edizione e Delfin, Mediolanum a favore dell’operazione

In vista dell’assemblea degli azionisti di Mediobanca, convocata per lunedì, i riflettori si sono accesi su UniCredit che, è emrso ieri, detiene l’1,9% del capitale della banca di Piazzetta Cuccia. Una quota, questa, che consente alla banca guidata da Andrea Orcel di pesare sull’operazione più discussa del momento: l’offerta pubblica di scambio per Banca Generali.
L’istituto di piazza Gae Aulenti ha confermato ieri la notizia rilanciata da Bloomberg. Tuttavia, ha precisato che la quota è detenuta «per conto dei clienti», rientrando nei normali flussi di capitale della banca, che ammontano a circa 20 miliardi di euro al giorno.
«Non è un caso diverso dagli altri», ha sottolineato un portavoce, smorzando ogni interpretazione strategica. Ma UniCredit potrebbe unirsi a un fronte di azionisti intenzionato ad astenersi sul voto, tra cui – sempre secondo Bloomberg – ci sarebbero Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri, ed Edizione dei Benetton. Si prospetta dunque una partita apertissima con il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, deciso a votare contro l’operazione sostenuta dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Tutti segnali che trasformano l’assemblea in un banco di prova cruciale per le alleanze nel cuore della finanza italiana.
Nel gioco c’è anche Fin.Fer, la holding che controlla il gruppo siderurgico Pittini, con sede a Osoppo. Il 13 giugno ha acquistato 100 mila azioni Mediobanca a un prezzo medio di 19,15 euro per complessivi 1,9 milioni. La holding Fin.Fer detiene ora lo 0,42% del capitale ed è parte attiva del patto di consultazione degli azionisti. E la mossa del gruppo Pittini va anche a rafforzare il peso del Nord Est nel risiko che si va delineando. Con lo 0,41% già in mano al gruppo e lo 0,14% in capo alla famiglia Amenduni – titolare delle Acciaierie Valbruna, che ha anche lo 0,65% di Generali – l’asse nordestino potrebbe rivelarsi decisivo per gli equilibri futuri.
La partita più ampia
Intorno a Mediobanca si sta infatti giocando una partita più ampia, che guarda direttamente al controllo delle Assicurazioni Generali. Un’operazione complessa, per cui ogni voto conta. La famiglia Benetton, che attraverso Edizione possiede il 4,8% di Generali e il 2,2% di Mediobanca, potrebbe avere un ruolo da ago della bilancia.
Alessandro Benetton sulla banca d’affari al momento ha mantenuto un profilo neutrale, anche se Edizione uscì dal patto nel 2021 per non interferire con le scelte di governance. Altra pedina fondamentale è la famiglia Doris. Banca Mediolanum – controllata al 40% proprio dai Doris – detiene il 3,49% del patto di consultazione e, tramite Finprog Italia, anche lo 0,96% di Mediobanca. Nei giorni scorsi è emerso che la holding della famiglia padovana voterà a favore dell’Ops. Banca Mediolanum e Mediolanum Vita avevano invece già ufficializzato, a valle dei propri Cda, il sì all’offerta di Piazzetta Cuccia, valutandola positivamente sotto il profilo industriale e finanziario.
E a poche ore dall’inizio dell’assemblea degli azionisti, si fa sempre più rovente il clima attorno al risiko che sta rivoluzionando il sistema bancario italiano. I grandi capitali del Nord Est – spesso silenziosi, ma fondamentali – sono ora chiamati a prendere posizione. La partita non è più solo finanziaria, ma strategica perché definirà i futuri assetti del sistema bancario e assicurativo italiano.
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