Anima, l’opa di Banco Bpm: via libera dall’Antitrust. Oggi è il giorno di UniCredit
Per l’operazione un sì incondizionato da parte dell’Authority sulla Concorrenza. L’istituto guidato da Orcel invece deposita in Consob il prospetto per l’ops

L’Antitrust ha concesso un via libera «incondizionato» all’acquisizione di Anima da parte di Banco Bpm. L’istituto di Piazza Meda ha comunicato che «la condizione di efficacia indicata al paragrafo 3.4» del documento relativo all’annuncio dell’Opa «si deve considerare soddisfatta, grazie all’approvazione incondizionata dell’acquisizione del controllo di Anima da parte dell’offerente, notificata» dall’Antitrust a Banco Bpm.
All’inizio di novembre, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna, ha sorpreso il mercato lanciando un’Opa totalitaria su Anima, il principale gestore patrimoniale indipendente italiano, di cui già possiede il 22,8%.
L’operazione prevede un corrispettivo di 6,2 euro per azione, per un totale di 1,6 miliardi di euro. Tra gli azionisti di Anima figurano Poste Italiane (11,95%), Fsi (9,77%) e Gamma, riconducibile a Francesco Gaetano Caltagirone, con il 3,5%, poi arrotondato al 5% nelle settimane successive il lancio dell’opa.
Banco Bpm, assistita da Citi, ha dichiarato che l’offerta mira a rafforzare il modello di business della banca, trasformando Banco Bpm Vita in una «fabbrica prodotto integrata Assicurazione Vita e Risparmio Gestito».
La mossa rappresenta un passaggio strategico per consolidare il ruolo dell’istituto come uno dei principali attori nel mercato del risparmio gestito e delle polizze vita, puntando su una maggiore integrazione verticale.
Prima dell’Opa su Anima, Banco Bpm aveva già attirato l’attenzione per la sua acquisizione di una partecipazione del 5% in Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps). Questa operazione è avvenuta nel contesto della cessione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) di una quota del 15% di Mps, riducendo la partecipazione statale dal 26,9% all’11,7%. Un passo strategico verso un possibile consolidamento nel settore bancario italiano, con l’obiettivo di creare un terzo polo bancario nazionale.
L’interesse per Mps ha rappresentato un tassello chiave nella strategia di espansione dell’istituto di Piazza Meda. Tuttavia, l’offerta successiva di UniCredit su Banco Bpm ha complicato ulteriormente questo scenario, sollevando interrogativi sul futuro di Mps e sulle dinamiche del consolidamento bancario.
La manovra su Mps, prima e quella su Anima, poi, ha innescato una reazione a catena nel risiko bancario italiano. Il 24 novembre UniCredit, guidata da Andrea Orcel, ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria per acquisire la totalità delle azioni di Banco Bpm.
L’operazione prevede un controvalore complessivo di 10,086 miliardi di euro, corrispondente a 6,657 euro per azione. Oggi l’istituto guidato da Orcel depositerà in Consob il prospetto informativo, la cui approvazione, insieme alle altre, compresa quella di Bce e Banca d’Italia oltre che della Concorrenza, sono passaggi obbligati per l’avanzata dell’ops.
Per l’approvazione e dunque la pubblicazione del prospetto serviranno 90 giorni almeno, l’attesa è che il nulla osta possa arrivare per la primavera del 2025. Ma c’è chi già scommette che nel documento depositato possa esserci qualche sorpresa, forse un rilancio sul prezzo.L’offerta, è noto, ha incontrato la resistenza di Banco Bpm, che ha giudicato il prezzo non adeguato e ha espresso preoccupazioni per le possibili ricadute occupazionali, con stime di esuberi superiori a 6.000 posti di lavoro.
Mentre lo scontro tra UniCredit e Banco Bpm si intensificava, Crédit Agricole – già primo azionista di Banco Bpm con una quota del 9,9% – ha rilanciato, aumentando la propria partecipazione al 15,1% e richiedendo l’autorizzazione per salire fino al 19,99%.
I francesi hanno escluso l’intenzione di avanzare un’offerta per prendere il controllo di Piazza Meda, ma salendo nel capitale hanno rafforzato il loro potere negoziale, in primis per il rinnovo dell’accordo commerciale sul risparmio gestito tra Unicredit e Amundi (in scadenza nel 2027), e potrebbero rappresentare un duro ostacolo alle ambizioni di Unicredit.
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