La proposta di UniCredit all’Europa: tagli choc alle filiali venete di Banco Bpm
Entro il 19 giugno la comunicazione della decisione della DgComp, autorità che vigila sulla concorrenza del settore bancario in Europa. Se l’Ops riuscisse, l’istituto di Orcel chiuderebbe 90 sportelli su 91 a Verona e 20 su 36 a Vicenza. Programmata complessivamente la dismissione di 200 filiali dell’istituto lombardo-veneto

Se la scalata di UniCredit al Banco Bpm andrà in porto, a pagare il prezzo più salato potrebbe essere la provincia di Verona. Dove sarebbero destinate alla dismissione 90 filiali sulle 91 del Banco Bpm. Un po’ meglio, si fa per dire, andrebbe alla provincia di Vicenza, con 20 sportelli destinati all’addio e 16 che resterebbero nel gruppo, mentre nel Trentino ne verrebbe dismesso uno sui sette presenti.
Numeri che arrivano da elaborazioni effettuate sulla base della presenza dei due istituti nei diversi territori, alle quali questo giornale ha avuto accesso.
Tutto nasce dalle indiscrezioni di stampa circolate venerdì 6 giugno, secondo le quali la banca di Piazza Gae Aulenti, che ha avanzato un’Offerta pubblica di scambio (Ops) su Banco Bpm, avrebbe proposto alla DgComp europea, l’autorità che vigila sulla concorrenza del settore bancario in Europa, la cessione di 200 filiali dell’istituto lombardo-veneto in caso di successo dell’operazione.
Considerata l’ampia sovrapposizione geografica delle due banche nelle due regioni citate, a fronte del 20% che è la quota massima di mercato per provincia, la proposta dell’offerente sarebbe quella di dismettere una serie di sportelli della società target. Questo metodo potrebbe disinnescare l’articolo 9 del regolamento europeo sulle concentrazioni, a cui si è richiamata l’Agcm (l’Autorità garante del mercato a livello italiano), per avocare a sé la pratica Unicredit notificata a Bruxelles a fine aprile.
Se, infatti, l’aggregazione in questione è tra due banche con sede in Italia, UniCredit è considerata banca sistemica e ha il 65% delle attività al di fuori dalla Penisola. Dunque l’ente comunitario ha messo la proposta avanzata da UniCredit in consultazione per una quindicina di giorni ed entro la data fissata del 19 giugno comunicherà la sua decisione, inclusa la volontà a tenere in mano la pratica.
Stando ai rumors di mercato, il dialogo tra la DgComp e Unicredit sarebbe stato fin qui molto costruttivo, il che fa gioco alla banca guidata da Andrea Orcel, che invece fin qui ha trovato grossi ostacoli a livello nazionale. Con il governo Meloni che ha fatto ricorso al Golden Power, imponendo una serie di prescrizioni per l’offerta (come l’uscita dal mercato russo entro sette mesi e il mantenimento di titoli di Stato nei portafogli di Anima, Sgr da poco entrata nel gruppo Banco Bpm) difficili da digerire.
Se la vicenda dei controlli fosse avocata dall’organismo comunitario, queste prescrizioni verrebbero meno, o quanto meno questo è l’auspicio di UniCredit.
L’unico punto, fra quelli sollevati dal governo, su cui stando alle indiscrezioni anche la anche Commissione non avrebbe nulla da eccepire è quello sulla vendita della filiale in Russia, giustificato da motivi di sicurezza nazionale. Quanto all’Ops, nella giornata di giovedì UniCredit ha ricevuto dalla Commissione europea una lettera relativa alla chiusura dell'esame preliminare, ai sensi del Regolamento sulle sovvenzioni estere distorsive con la decisione di non avviare un'indagine approfondita. «Pertanto – si legge in una nota diffusa dalla banca – l'Offerta sarà autorizzata».
Il braccio di ferro si gioca anche nelle aule di tribunale. Il Tar ha fissato l’udienza di merito sulle prescrizioni del governo italiano al 9 luglio. La sentenza del tribunale amministrativo, salvo ricorsi al Consiglio di stato, arriverebbe entro il 23 luglio, che è il termine della Ops dopo il prolungamento concesso dalla Consob. Per questa ragione l’istituto guidato da Orcel ha deciso di rinunciare alla richiesta di sospensiva sul Golden Power.
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