La nuova Mediobanca, ticket Grilli- Melzi d’Eril: «È un punto di svolta»

Oggi la lista del cda: sarà composta da nove membri e verrà votata all’assise del 28 ottobre. Sandro Panizza, unico non dimesso dal board, dovrebbe restare. Voci sull’ingresso di Scocchia

Roberta Paolini

 

La nuova Mediobanca adesso prende davvero forma. Oggi Monte dei Paschi di Siena deposita la lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia, il primo passo formale dell’integrazione dopo l’acquisizione da oltre 17 miliardi di euro, tramite un’Opas.

La definizione dello schema del nuovo board è stato definito ieri nel corso di un cda di Siena. La squadra scelta punta, come anticipato, a un ticket tutto milanese: Vittorio Grilli alla presidenza, ma con un ruolo anche esecutivo, e Alessandro Melzi d’Eril come Ad. Una scelta che suona molto pragmatica oltre a rassicurare il mercato sull’identità del marchio Mediobanca.

«Questa acquisizione segna l’inizio di una nuova fase», ha detto l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio al podcast di Bloomberg Quello che i soldi non dicono. «È un game changer, un passaggio chiave per la prossima fase di crescita del settore bancario italiano ed europeo».

Con l’operazione, Siena ha conquistato oltre l’86% del capitale e si è issata al terzo posto tra i grandi gruppi italiani per attivi. L’obiettivo, ora, è duplice: preservare i due brand storici e, allo stesso tempo, mettere a terra le sinergie stimate in 700 milioni. «La diversità è la vera forza di questa combinazione», ha spiegato Lovaglio. «Monte dei Paschi e Mediobanca continueranno a rappresentare eccellenza, ciascuno nel proprio ambito, ma con una visione comune».

Per Piazzetta Cuccia si profila il destino di una divisione autonoma dentro Mps, sul modello di Imi in Intesa Sanpaolo, scriveva La Stampa nei giorni scorsi. Sotto l’ombrello Mediobanca resteranno le attività di investment banking e confluiranno i servizi di Mps Capital Service.

Nel wealth management si lavorerà sull’asse Mediobanca Premier–Widiba, con la distinzione tra clientela tradizionale e “affluent” mantenuta grazie ai marchi Mediobanca Private e Mps Private. Sul credito al consumo, invece, sarà rafforzata la partnership con Compass. Ancora sospeso il destino della quota in Generali, che potrebbe essere trasferita interamente a Siena a seconda delle valutazioni contabili e regolatorie.

Il deal chiude anche la lunga partita di Mediobanca per tentare la difesa, fallita, con lo scambio della quota in Generali per scalare Banca Generali. E apre scenari nuovi sul risiko bancario: mentre la scalata di UniCredit su Banco Bpm è stata congelata dal governo, Siena si propone come perno della prossima fase. «Il settore bancario è a un punto di svolta», ha ribadito Lovaglio. «Le dimensioni non sono più un’opzione, ma una necessità per restare competitivi».

Sullo sfondo c’è la politica, con la premier Giorgia Meloni che ha sempre spinto per la nascita di una grande banca nazionale capace di competere con Intesa Sanpaolo e UniCredit. L’operazione Mps-Mediobanca realizza, di fatto, il preludio a quel disegno.

Per Melzi d’Eril sarà una sfida personale: traghettare Mediobanca verso la nuova identità senza snaturarne il Dna. Nel curriculum ci sono i trascorsi in Clessidra al fianco di Claudio Sposito e la guida di Anima Holding, dove ha imparato a gestire integrazioni complesse.

Nel board, oltre a Grilli, resterà anche Sandro Panizza, unico consigliere uscente di Mediobanca a non aver rassegnato le dimissioni. Circolato, per la composizione del nuovo consiglio, il nome di Cristina Scocchia, attuale ad di Illycaffé e nel cda di EssiLux, anche se l’ipotesi non ha trovato conferma al momento. «Quello che stiamo vivendo oggi è solo l’inizio», ha concluso Lovaglio. E a Piazzetta Cuccia, per la prima volta, l’inizio coincide con un cambio di proprietà destinato a ridisegnare i rapporti di forza nel sistema finanziario italiano.

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